Nasrallah nella coscienza israeliana: un leader arabo… ma un onesto

Una delle armi più preziose che possedeva la resistenza islamica durante la guerra del 2006 è il segretario generale di Hezbollah, Sayed Hassan Nasrallah.

Articolo apparso sul quotidiano libanese Al-Akhbar, 31 luglio 2018

Un’arma attiva, vitale, influente e credibile. La sua apparizione era attesa sia dal nemico che dagli alleati e dai sostenitori, le sue parole erano considerate un indicatore in sé per anticipare ciò che sarebbe accaduto in futuro. È il caso degli israeliani nel 2006, ed è così che il pubblico israeliano vede Sayed Nasrallah, in  parallelo al declino della credibilità dei suoi leader.

Secondo le informazioni che hanno preceduto e seguito la guerra del luglio 2006, molte ricerche e studi dell’amministrazione della sicurezza israeliana e di molti centri di studi strategici sono stati dedicati all’analisi della personalità di Sayed Hassan Nasrallah e al suo carismatico personaggio come arma distruttiva nelle mani dei nemici, efficace quanto l’arsenale di Hezbollah.

Un’arma da guerra psicologica basata sulla conoscenza del nemico, sulle sue debolezze e abilità, insieme alla consapevolezza dell’importanza di questa guerra e della sua efficacia. Questa percezione non ha lo scopo di influenzare soltanto il pubblico in Libano e nel mondo arabo e musulmano, ma anche il pubblico di Israele. Secondo la concezione israeliana questa influenza ha un effetto ‘passivo’ che si estende col suo potere carismatico alla coscienza degli israeliani, sia a livello del pubblico che della leadership politica e militare.

Uno di questi studi è una ricerca fatta dall’attuale capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Gadi Eizenkot, e presentata come libro di memorie; è stata affrontata nel quadro dell’esame del livello di comprensione del capo di stato maggiore del fronte nord. Lo studio pubblicato fa parte di una serie di studi condotti negli ultimi anni che esaminano la personalità carismatica di Nasrallah come parte della battaglia di sensibilizzazione accanto alla battaglia militare dei combattenti della resistenza. Secondo il giornale ‘Yediot Aharonot’, questo studio è una delle caratteristiche degne di nota di Eizenkot per quanto riguarda la sua conoscenza del Libano e la minaccia di Hezbollah per Israele. Questo studio osserva e analizza la personalità del leader nemico più importante (Nasrallah), in particolare per quanto riguarda il suo successo attraverso l’analisi dei suoi discorsi pubblici, in un tentativo di ‘entrare nella testa del nemico’ secondo il giornale e lo studio.

Un nemico acerrimo e il comandante del fronte Katyusha

I primi scritti riguardo alle parole di Nasrallah si hanno durante la guerra del luglio 2006, l’insistenza sul fatto che il ‘fenomeno Nasrallah’ sia apparso molto prima e si sia impresso nella coscienza collettiva di Israele ben prima della guerra risulta evidente nello studio pubblicato una settimana dopo il cessate il fuoco sulla rivista ‘Seventh Eye’ (n° 64 settembre 2006) specializzata nell’analisi dei media e dei giornali israeliani. Secondo l’autore, Zvi Bar’el, commentatore degli affari mediorientali sul quotidiano Haaretz:

“Hassan Nasrallah rappresenta per i media israeliani e nella coscienza del pubblico israeliano tre personalità diverse: un acerrimo nemico e comandante del fronte Katyusha, un esperto di affari militari, e un esperto della società e dell’esercito israeliano. Proprio come i leader e il pubblico libanesi e arabi, i leader e il pubblico israeliano attendono i discorsi di Sayyed Hassan Nasrallah tanto quanto i commentatori dei media sionisti. (…) Sembra che nessuna guerra nell’era moderna abbia avuto tanti discorsi ricchi di fatti e analisi militari e politiche come quelli di Nasrallah, che ha fatto dell’oggetto di analisi una priorità per indicare gli eventi e gli sviluppi dei prossimi giorni di guerra.”

Nella sua ricerca, Bar’el aggiunge che il ‘fenomeno mediatico’ di Nasrallah non sarebbe esistito in questo modo e forma, senza l’esistenza di una solida base costruita negli anni nei media israeliani. Nasrallah si è guadagnato il titolo di ‘persona credibile’, e con le sue parole sta influenzando centinaia di migliaia di israeliani e forse tutto Israele. Agli occhi di molti quest’uomo è giustamente colui che ha spinto gli israeliani fuori dal Libano e creato un’enorme forza deterrente.

Per dimostrare il posto che occupa nella coscienza di Israele, Bar’el aggiunge: “In breve, Nasrallah per la prima volta è stato in grado di rompere una regola generale stabilita tra il pubblico e i media israeliani: si tratta di un leader arabo che non si vanta e non mente e pronuncia termini precisi”, queste qualità hanno terrorizzato il capo delle pubblicazioni mediatiche israeliane durante la guerra, quando si affrettò a limitare gli effetti delle parole di Nasrallah e dei suoi discorsi e li sottopose a censura considerandoli come un’arma distruttiva nelle mani del nemico.

Nasrallah è una persona diversa dai governanti arabi

Tra gli altri studi pubblicati in Israele sulla guerra del 2006, ce ne è uno apparso sulla rivista trimestrale dell’Associazione israeliana per i media (“Mskerot Media”) – nell’autunno del 2012, sotto il titolo ‘L’apparizione mediatica di Hassan Nasrallah durante la seconda guerra del Libano’. Questa ricerca si è dedicata allo studio dei 7 discorsi di Sayed Nasrallah durante la guerra, in particolare i messaggi verbali e non verbali, mettendo l’accento su questi ultimi in quanto sono i più influenti e toccanti per il destinatario associati alle espressioni del viso, ai movimenti delle mani e degli occhi e agli sguardi, così come all’intonazione e ai termini utilizzati che riflettono credibilità e rigore, fermezza e conoscenza. La lunga ricerca universitaria è piena di dati, conclusioni e grafici che mostrano l’impatto e l’efficacia dei discorsi di Nasrallah sulla coscienza israeliana e, più specificamente nella Seconda Guerra del Libano, come un’arma efficace aggiunta alla battaglia militare.

Ciò che è notevole della ricerca sono i motivi, riportati dagli autori nell’introduzione, che hanno trasformato Sayyed Nasrallah in una figura affidabile e credibile per gli israeliani, a differenza dei leader arabi passati e presenti. Uno di questi motivi è la volontà dei media israeliani di distorcere l’immagine di Nasrallah per nuocere alla sua credibilità e posizione agli occhi del pubblico israeliano, cosa che alla fine ha ottenuto l’effetto contrario e ha rafforzato l’immagine di Nasrallah. L’effetto delle ripetute apparizioni mediatiche audiovisive di Sayed Nasrallah e, cosa più importante, i movimenti che accompagnano le sue parole hanno rafforzato la sua immagine; in seguito la sua credibilità si è poi ulteriormente rafforzata quando gli eventi prodotti si sono rivelati conformi alle sue parole. Questo è quello che è successo prima del 2000, durante la guerra del 2006 e fino ad oggi.

La ricerca nei numerosi studi israeliani che esaminano l’immagine di Nasrallah e il suo impatto sulla coscienza israeliana non finisce. Gli esempi qui presentati sono tratti da una ricerca pubblicata in Israele, anche se molti altri non sono stati pubblicati e sono rimasti in istituzioni e forum che trattano questioni relative al confronto in corso tra Israele e Hezbollah, come gli studi pubblicati e discussi nel sistema di sicurezza israeliano e nelle sue molteplici accademie.

Battersi contro Israele senza fuoco

L’immagine di Nasrallah, 18 anni dopo il ritiro dal Libano nel 2000 e 12 anni dopo la guerra del 2006, continua a scavare la coscienza israeliana, il pubblico, i leader e l’establishment della sicurezza. È impossibile negare che i leader a Tel Aviv non siano consapevoli di questo fenomeno e dei danni che procura, e lavorano duramente per ridurre il suo impatto negativo. Ma tra i piani degli israeliani e la realtà della credibilità di Nasrallah, sembra chiaro che Sayed Nasrallah vince il round. La maggior parte dei ricercatori strategici israeliani che hanno lavorato su questo fenomeno hanno cercato di limitarlo e evocato la necessità di affrontarlo, ma non hanno mai sviluppato strategie per fronteggiarlo e raggiungere l’obiettivo desiderato in questo confronto, nonostante tutte le possibilità.

A questo proposito, diversi articoli sono stati pubblicati in Israele e all’estero sul ‘fenomeno Nasrallah’, incluso un estratto contenuto in un articolo pubblicato su “Newsweek” statunitense un anno fa (18/10/2017), scritto dal direttore degli affari militari e strategici presso il Centro nazionale di ricerca sulla sicurezza a Tel Aviv, il Col. Gabi Siboni, che ha studiato la necessità di ‘affrontare il discorso Nasrallah e il suo impatto negativo sul pubblico e sull’esercito israeliano, in tempo di guerra o durante la tregua’. Siboni sottolinea la necessità di sviluppare una strategia di sicurezza per rafforzare e fortificare l’opinione pubblica israeliana contro gli sforzi da parte di Hezbollah e soprattutto del suo segretario generale, come parte integrante dei preparativi per i prossimi scontri militari, durante i quali gli ‘elementi cognitivi’ saranno guidati da Nasrallah, prima e durante la guerra e avranno un ruolo molto importante nel prossimo scontro, non meno importante dello sforzo bellico.

Siboni conferma ciò che chiama ‘battersi contro Israele senza fuoco’ nella sua descrizione della battaglia della mente, la battaglia sulla percezione e l’influenza, una caratteristica propria del discorso di Nasrallah. In questo contesto, il ricercatore chiama i leader della entità sionista a capire che la mente è diventata parte integrante della battaglia del XXI secolo, e la conoscenza in materia di sicurezza è ora una necessità vitale per la sicurezza nazionale.

I commenti, le indicazioni e le rivendicazioni di Siboni come il suo sforzo nel mettere l’accento sull’importanza del fenomeno Nasrallah nel suo articolo e la scelta delle parole e dei termini utilizzati nel suo testo, in combinazione con la sua conoscenza in materia di politiche e strategie adottate dall’esercito israeliano, tutto questo indica chiaramente ed inequivocabilmente che Israele fino ad ora, 12 anni dopo la guerra del 2006, pur riconoscendo la gravità della immagine scolpita di Nasrallah nello spirito israeliano non ha ancora trovato un ‘rimedio’ a questo fenomeno e al suo impatto negativo, come seconda arma nelle mani di Hezbollah, che si fonde con gli sforzi militari prima, durante e dopo i combattimenti.

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte: https://french.alahednews.com.lb/essaydetails.php?eid=27988&cid=359#.W2qx-lJaat_

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