Steven Garside, 24 agosto 2018
FOTO -Jeremy Corbyn corre il rischio di una pericolosa marcia indietro sulla Palestina. (Chatham House)
Dalla sua elezione a leader laburista nel 2015, Jeremy Corbyn ha affrontato una campagna al vetriolo senza precedenti condotta dalle forze congiunte di Jewish Labour Movement, Consiglio dei Deputati degli ebrei britannici, parlamentari laburisti di destra e giornali pro-Israele, con la stampa ufficiale e i media televisivi tutti fin troppo felici di saltare sul carro del vincitore.
In risposta c’è stata un’impressionante dimostrazione di solidarietà da parte dei suoi sostenitori. Dopo giorni di sdegno fomentato dai commenti di Peter Willsman – veterano del Labour e alleato di Corbyn – l’hashtag #WeAreCorbyn è stato il numero uno nel Regno Unito e il numero tre in tutto il mondo. (Il crimine di Willsman: chiedere prove a coloro che denunciano Corbyn per antisemitismo).
Questa ragionevole difesa di Corbyn mostra quale sia il livello del rispetto per il suo impegno, finora incrollabile, verso giustizia sociale e lotta al razzismo. L’accusa contro di lui ha però anche impedito qualsiasi reale esame delle posizioni di Corbyn sulla Palestina – posizioni che sono molto meno radicali di quanto spesso si presuma.
Più urgentemente nella congiuntura attuale, a parte alcune voci dissenzienti (come Asa Winstanley di The Electronic Intifada), è sfuggito all’umiliazione di fallire nel respingere apertamente l’accusa di antisemitismo e scusarsi ancor di più per la passata solidarietà con la Palestina.
Questo non può più essere. La posta in gioco è troppo alta.
I rapporti suggeriscono che Corbyn ha ceduto alla richiesta che il Labour incorpori nel suo Codice di condotta tutti e quattro gli “esempi” di antisemitismo ai quali fino ad oggi si era opposto, concepiti dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Questo nonostante che il National Executive Committee del Labour (NEC) abbia votato contro a metà luglio.
Apparentemente, un gruppo di lavoro del NEC del Labour si sta ancora “consultando” sulla questione. Tuttavia, Corbyn ha dato una spinta per contrastare l’esito finale. Ha annunciato unilateralmente che il Labour ora ha un problema solo con “metà di un esempio [IHRA]”. Preoccupanti, i rapporti suggeriscono che Corbyn tenterà l’adozione degli esempi IHRA già dal 4 settembre, convenientemente prima della Conferenza del Partito Laburista alla fine del stesso mese.
Questi sviluppi rivelano la necessità di un urgente riorientamento, dalla difesa di Corbyn al vero compito attuale: mostrare la crisi antisemitismo prodotta e l’assalto dell’IHRA al diritto di criticare Israele.
Tragicamente, la lotta contro l’IHRA ora sembra essere diventata anche una lotta contro Corbyn.
Critica inadeguata del sionismo
È un dato di fatto che nessun deputato ha fatto più di Jeremy Corbyn per difendere la causa palestinese. Una solidarietà così coraggiosa, tuttavia, corre accanto ad alcune posizioni politiche su Israele di gran lunga radicali.
Dopo che Kate Osamor, l’anno scorso, ebbe tweettato il suo sostegno al movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni per i diritti dei palestinesi, l’ufficio di Corbyn si sentì obbligato a dichiarare che questa non era la politica laburista e “Jeremy non è favorevole a un boicottaggio globale o totale” di Israele.
Non solo si oppone a questa importantissima leva di pressione internazionale su Israele, ma insiste sul fatto che un governo laburista potrebbe dare vita a un del tutto fittizio processo di pace a sostegno di una soluzione a due stati altrettanto fittizia. Oggettivamente parlando, queste posizioni sono pericolose e retrograde; una ricetta per continue annessioni e la stessa distruzione della Palestina.
Peggio ancora, nel suo recente mea culpa sul quotidiano Guardian sul problema dell'”antisemitismo del Labour,” Corbyn ha parlato dello storico contributo di sionisti e anti-sionisti al Labour come altrettanto “onorevole”. Ha attaccato la sinistra per la sua convinzione “negli anni ’70” che “sionismo è razzismo”. Era tanto sbagliato, ha sostenuto, quanto affermare oggi che “antisionismo è razzismo”.
Tali equivalenze potrebbero essere liquidate come sconveniente pragmatismo. Tuttavia, quando uno prende le posizioni di Corbyn nel loro insieme, la sua critica del sionismo è evidentemente tutt’altro che coerente e rigorosa.
Un compromesso troppo lontano
Ciò potrebbe in qualche modo spiegare perché egli sembra sinceramente credere – nonostante tutte le prove contrarie – che in qualche modo si possa raggiungere un compromesso sugli esempi di antisemitismo enunciati dall’ IHRA. “Le nostre attuali differenze sono infatti molto piccole”, sostiene. Questo è completamente illusorio. Peggio ancora, fraintende la costellazione di forze che hanno dichiarato guerra al Labour e al movimento di solidarietà palestinese come agissero in buona fede.
Il tentativo di imporre tutti gli esempi IHRA è, per definizione, un tentativo di imporre una singola narrazione a tutti i membri del Labour per eliminare del tutto la tradizione anti-sionista nel partito. Le proscrizioni dell’IHRA semplicemente non consentono il riconoscimento di Israele come uno stato eccezionale, cioè un progetto coloniale di insediamento strutturalmente razzista basato sulla superiorità di un gruppo etnico rispetto ad un altro.
Quelli che cercano di imporre il loro intento di normalizzare e disintossicare Israele mettono in crisi la solidarietà palestinese all’interno del partito.
Una visione agghiacciante di tutto questo la si può vedere nella maggior parte delle recenti osservazioni di Corbyn su come risolvere il problema IHRA. Egli insiste nel dire che sta lavorando su una formula per consentire la discussione di “relazioni tra Israele e la Palestina, del futuro del processo di pace e, sì, delle critiche alle azioni del governo israeliano nel bombardamento di Gaza e altri luoghi.”
In altre parole, le critiche legittime a Israele saranno critiche verso questa o quella particolare politica o azione.
Critiche illegittime metteranno in dubbio la natura fondante del sionismo, i suoi tentativi storici e continui di de-arabizzare la terra e “riscattare” la Palestina esclusivamente per il popolo ebraico.
Incredibilmente, Corbyn sembra aver concesso alla destra arrogante e sciovinista del Jewish Labour Movement di presidiare i confini discorsivi del conflitto.
ndt. Traducendo questo articolo non possiamo aprire un dibattito approfondito sui punti inclusi nel Codice di condotta del Partito Laburista e quelli proposti dall’IHRA che come lo stesso Partito Laburista fa notare:
Il testo IHRA non è una definizione legale e da solo non fornisce indicazioni chiare sulle circostanze in cui una determinata condotta dovrebbe o non dovrebbe essere considerata antisemita.
Senza entrare nello specifico dei punti è da rilevare che il codice del partito laburista ha inglobato oltre il 70% delle affermazioni IHRA, ma evidentemente all”International Holocaust Remembrance Alliance non basta…
Tutti e quattro i punti IHRA devono essere combattuti
Ciò potrebbe sembrare ingiusto, dato che Corbyn sta ancora sostenendo “la seconda parte di un esempio [dell’IHRA]” – che definisce Israele “uno tentativo razzista”. Tuttavia, questa frase non può essere tanto facilmente tagliata dal tutto. Questa prima parte sostiene che è antisemita “negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione”; in altre parole, contestare il diritto di Israele di esistere. Questo è tutt’altro che innocuo dato che Israele non è uno stato di tutti i suoi cittadini.
In effetti, la nuova legge dello Stato nazione di Israele è esplicita: il diritto all’autodeterminazione in Israele appartiene esclusivamente agli ebrei.
Quindi, sia che tagliamo la dichiarazione a metà oppure no, arriviamo allo stesso punto: legittimazione del razzismo israeliano e status di seconda classe dei palestinesi con cittadinanza israeliana. Per estensione questo esempio, in tutto o in parte, afferma il diritto di Israele di rafforzare il suo carattere ebraico attraverso una politica di immigrazione e naturalizzazione, mentre intanto nega il diritto al ritorno ai profughi palestinesi.
Inoltre, un perverso gioco di prestigio è all’opera quando questo esempio ne incontra un altro apparentemente accolto da Corbyn. L’IHRA insiste che gli ebrei hanno un diritto inattaccabile ad essere considerati un gruppo nazionale (ai fini dell’autodeterminazione) – mentre allo stesso tempo insiste che è antisemita suggerire che gli ebrei (fuori da Israele) sono più fedeli a Israele che “al proprio paese”.
L’adozione di questi due esempi insieme restringe severamente la libertà di parola. Si è costretti ad accettare Israele come uno stato extra-territoriale, appartenente agli ebrei di tutto il mondo, mentre si impedisce di criticare una lobby israeliana per essersi comportata come agente di uno stato straniero.
Corbyn sembra anche disposto ad accettare che sia antisemita fare richieste a Israele che “non sono fatte ad altre nazioni democratiche”. Questo è il più assurdo degli esempi dell’IHRA. Quando si raggiungerà il limite di una richiesta eccessiva?
Incorporare questo esempio renderà opinabili i motivi di tutti coloro che si impegnano nella lotta palestinese, ma che non dimostrano uguale zelo altrove. Il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni sarà sicuramente messo in discussione in quanto mira selettivamente a Israele, proprio perché Israele non è come “altre nazioni democratiche”.
“Una Nazione, uno Stato”
Infine, Corbyn sembra ora concordare sul fatto che sia intrinsecamente antisemita “fare confronti fra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti”. Questo è fallace, come dimostra la frequenza di tali confronti all’interno di Israele stesso.
Nel 2016, le celebrazioni ufficiali che hanno segnato il 68esimo anno di Israele hanno usato lo slogan “Am Ehad, Medina Ahat” (Una Nazione, uno Stato). Il suo sottotesto anti-arabo e l’eco di “Ein Volk, Ein Reich, Ein Fuhrer” è stato ampiamente notato. Giorni prima, il vice capo dello staff dell’esercito israeliano aveva ingiuriato la destra israeliana condannando le somiglianze “rivoltanti” tra la società israeliana e la Germania degli anni ’30.
Nientemeno che in un discorso per la giornata della memoria dell’Olocausto.
L’obiezione del Jewish Labour Movement all’analogia nazista non è certamente per motivi di gusto e decenza. Testimone la pretesa oltraggiosa della parlamentare Margaret Hodge di aver provato “la stessa paura” di suo padre nella fuga dalla Germania di Hitler, per aver riceveuto una lettera disciplinare – per avere definito Corbyn un “fottuto antisemita e razzista”.
Piuttosto, bandire l’analogia è un meccanismo per sterilizzare il dibattito su Israele.
Non è ancora finita
Rimane poco tempo per fare pressione su Corbyn.
La lotta contro l’IHRA deve essere affrontata con urgenza da tutti i collegi elettorali del parito laburista, in manifestazioni e sui social media. Per quanto riguarda questi ultimi, il risoluto parlamentare laburista di solidi principi Chris Williamson e Jewish Voice for Labor hanno mostrato come, appoggiando un “Twitterstorm” il 20 agosto per mantenere il Codice di condotta del Labour.
L’impegno dei membri deve isolare e denunciare il leader e membro del NEC Jon Lansman per lobbismo per la piena integrazione degli esempi IHRA. Un’ondata di lettere deve travolgere il NEC e Corbyn stesso.
Soprattutto, il NEC del Labour deve ascoltare le voci palestinesi. Queste sono state finora assenti dalle sue deliberazioni e persino dalle sue preoccupazioni, che hanno riguardato interamente le sensibilità ebraica e sionista.
Di fronte a questa dimostrazione di forza Corbyn può ancora tirarsi indietro dal baratro e scegliere il lato giusto.
Steven Garside è un membro della UK Labour Party and Palestine Solidarity Campaign. Questo articolo è scritto a titolo personale.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
Fonte: https://electronicintifada.net/content/jeremy-corbyn-must-not-back-down-palestine/25341
NOTE:
Questi gli esempi guida dell’ IHRA
Esempi contemporanei di antisemitismo nella vita pubblica, nei media, nelle scuole, sul posto di lavoro e nella sfera religiosa potrebbero, tenendo conto del contesto generale, includere, ma non limitarsi a:
- Chiamare, aiutare o giustificare l’uccisione o il danneggiamento degli ebrei in nome di un’ideologia radicale o di una visione estremista della religione.
- Fare accuse mendaci, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipate sugli ebrei in quanto tali o sul potere degli ebrei come collettivi – come, in particolare, ma non esclusivamente, il mito su una cospirazione ebraica mondiale o sugli ebrei che controllano i media, l’economia, il governo o altre società istituzioni.
- Accusare gli ebrei come persone responsabili di reati reali o immaginari commessi da una singola persona o gruppo ebreo, o anche per atti commessi da non ebrei.
- Negare il fatto, l’ambito, i meccanismi (ad esempio camere a gas) o l’intenzionalità del genocidio del popolo ebraico per mano della Germania nazionalsocialista e dei suoi sostenitori e complici durante la seconda guerra mondiale (l’Olocausto).
- Accusare gli ebrei come popolo, o Israele come stato, di inventare o esagerare l’Olocausto.
- Accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele o alle presunte priorità degli ebrei di tutto il mondo, piuttosto che agli interessi delle loro stesse nazioni.
- Negare al popolo ebraico il suo diritto all’autodeterminazione, ad esempio, sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele è una impresa razzista.
- Applicare i doppi standard richiedendone un comportamento non previsto o richiesto da qualsiasi altra nazione democratica.
- Usando i simboli e le immagini associate al classico antisemitismo (ad es., Affermazioni di ebrei che uccidono Gesù o diffamazioni di sangue) per caratterizzare Israele o gli israeliani.
- Trarre paragoni della politica israeliana contemporanea con quella dei nazisti.
- Tenere gli ebrei collettivamente responsabili delle azioni dello stato di Israele.