Sono Israele e i suoi sostenitori ad associare Israele a tutti gli Ebrei, per poi affermare che condannare Israele, le sue leggi, le sue politiche, le sue azioni e la sua ideologia equivale a condannare il popolo ebraico.
Foto Manifestazione pro Israele a Londra – See LiCrowdSpark
Joseph Massad – 24 Agosto 2018
Gran parte dell’acceso e velenoso dibattito che si sta attualmente svolgendo in Gran Bretagna sulle accuse di antisemitismo nel Partito Laburista, si concentra su dichiarazioni di opposizione a leggi, politiche, ideologie, azioni e dichiarazioni israeliane.
Nessun individuo pensante, per esempio, crede che la descrizione degli Ebrei che si impegnano in una “cospirazione mondiale per rovesciare la civiltà”, come nel 1920 nel Sunday Herald Winston Churchill accusava “gli Ebrei internazionali” di fare, non sia antisemita.
Allo stesso modo non ci si aspetta che una persona pensante ritenga che non siano antisemite affermazioni che descrivono l’immigrazione degli Ebrei dell’Europa orientale in Gran Bretagna come causa di “mali indiscussi”, come aveva avvertito Lord Arthur Balfour nel 1905 (sia Churchill che Balfour erano i principali e potenti sostenitori del movimento sionista).
Fondamentalmente, la lotta in corso in Gran Bretagna non è su quei pochi razzisti marginali che ancora credono in qualche cospirazione ebraica per conquistare il mondo, ma se sia antisemita etichettare Israele come uno Stato colonialista , o se la resistenza anti-colonialista verso Israele, gli insediamenti e le leggi razziste sia antisemitismo, o se mettere in discussione i privilegi legali e istituzionali religiosi, razziali e coloniali accordati agli Ebrei israeliani rispetto agli indigeni palestinesi sia antisemitismo.
Questo, per un qualsiasi osservatore politico, è il dibattito più sconcertante, poiché è Israele stesso ad affermare di essere “lo Stato ebraico” che rappresenta gli Ebrei di tutto il mondo, anche se in maggioranza non sono cittadini israeliani.
Metterla in entrambi i modi
La contraddizione che è alla base del dibattito britannico (o dei suoi equivalenti francesi, tedeschi o statunitensi) è che la componente filoisraeliana è la parte che insieme ai leader e agli ideologi israeliani, invita le persone a credere che le azioni israeliane sono a tutti gli effetti azioni ebraiche e che Israele rappresenta il popolo ebraico.
Da notare che il movimento sionista scelse di chiamare il suo Stato “Israele”, nome accordato dalla Torah a Giacobbe, Stato in cui i figli di Israele, o Bnei Yisrael, diventarono il popolo ebraico. Quindi “Israele” in realtà significava e significa “il popolo ebraico”.
Nel nominare il suo Stato “il popolo ebraico”, il movimento sionista ha fuso e continua a fondere il suo progetto coloniale con tutti gli Ebrei, anche se la maggioranza degli Ebrei nel mondo non ha sostenuto il movimento e continua a rifiutarsi di vivere in Israele e diventarne cittadino.
Pertanto, è imperativo sottolineare che sono Israele e i suoi sostenitori a confondere Israele con tutti gli Ebrei, e ad affermare poi che condannare Israele, le sue leggi, le sue politiche, le sue azioni e le sue ideologie equivale a condannare il popolo ebraico. Ciò che viene ignorato è che in questo dibattito le affermazioni più antisemite sono in realtà proprio quelle precise richieste avanzate dal governo israeliano e dai suoi sostenitori britannici.
La maggioranza di coloro che sia in Gran Bretagna sia fuori di essa condannano le leggi, le politiche e le azioni israeliane, condannano le politiche e le azioni dei coloni e le decine di leggi discriminatorie e razziste – compresa la legge ebraica dello “stato-nazione” approvata solo il mese scorso – e non la sua ebraicità.
Tuttavia, la legge dello stato-nazione ribadisce ancora una volta che Israele è “la casa nazionale del popolo ebraico” e non dei cittadini israeliani di tutte le etnie e religioni, e che “lo Stato considera lo sviluppo degli insediamenti ebraici come un valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere la loro istituzione e il loro consolidamento “.
I sostenitori di Israele non possono metterla in entrambi i modi: non possono sostenere che il movimento sionista ha il diritto di colonizzare la terra dei Palestinesi in nome degli Ebrei, e che il movimento ha il diritto di privilegiare gli Ebrei e di opprimere e discriminare i Palestinesi nel nome del popolo ebraico, e che ha il diritto di approvare leggi razziste nel nome degli Ebrei, e che ha il diritto di chiamare il suo Stato, nel nome del quale parla, “il popolo ebraico”, e dopo tutto ciò sostenere che coloro che condannano Israele condannano gli Ebrei
Una definizione corretta
Ironia della sorte, è la maggioranza dei critici di Israele, in contrasto con la maggioranza dei suoi sostenitori, che respinge le affermazioni israeliane secondo cui Israele rappresenta tutti gli Ebrei e insiste sul fatto che le leggi razziste e le politiche coloniali Israeliane rappresentano il governo israeliano e non il popolo ebraico. Quando i Palestinesi resistono al colonialismo israeliano e al razzismo, non resistono al carattere “ebraico” di Israele, ma alla sua natura razzista e coloniale.
In Gran Bretagna e altrove, i critici di Israele devono assiduamente e a gran voce condannare la leadership di Israele e dei suoi sostenitori per il loro sostegno a questa interpretazione di antisemitismo, alla luce del fatto che la condanna degli oppositori di Israele è verso il colonialismo degli insediamenti e le leggi e le pratiche razziste, e non verso gli Ebrei in generale.
Se oggi in Gran Bretagna il Partito Laburista (o qualsiasi altro partito o istituzione politica) dovesse adottare una definizione di antisemitismo, questa dovrebbe includere la condanna di espressioni antisemite e coloniali come: “Israele è uno Stato ebraico “o” Israele è lo stato del popolo ebraico “o Israele parla per gli Ebrei “o colonizzare la terra dei palestinesi è un” valore ebraico “.
Sono queste affermazioni antisemite che infangano le comunità ebraiche in tutto il mondo, e non l’opposizione al colonialismo e al razzismo israeliano.
Joseph Massad è professore di Modern Arab Politics and Intellectual History presso la Columbia University di New York. Il suo libro più recente è “Islam in Liberalism” (University of Chicago Press, 2015).
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org
Fonte:https://electronicintifada.net/content/anti-semitism-vs-anti-colonialism/25346