Modi sta sacrificando gli interessi dell’India sull’altare dell’apartheid israeliano

L’accordo sul gas indo-israeliano è un investimento ideologico che lega sempre più strettamente l’India alle ideologie di destra di Israele e del trumpismo

Maren Mantovani, 27 agosto 2018

Foto  – Il primo ministro indiano Narendra Modi stringe la mano al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un vertice d’affari a Nuova Delhi il 15 gennaio 2018 (AFP)

Israele ha fatto una pressione incessante sulla Casa Bianca perché distruggesse l’accordo sul nucleare iraniano e imponesse nuove sanzioni all’Iran. Poiché i paesi europei non appoggiano questo programma, è risultato necessario trovare altri partner e l’India è stata una scelta ovvia.

Ancor prima che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti annunciasse il suo piano per fermare il maggior numero possibile di paesi dall’importare risorse energetiche iraniane, Nikki Haley, rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, è andata a Nuova Delhi per convincere il governo ad accogliere le richieste del suo paese. Obbediente, il ministero del petrolio indiano ha chiesto ai raffinatori di prepararsi ad “una drastica riduzione o zero” di importazioni di petrolio iraniano a partire da novembre, anche se il ministro degli esteri ha assunto una posizione più cauta.

L’Iran è uno dei maggiori fornitori di petrolio dell’India ed è in corso una serie di progetti chiave, tra cui negoziati per lo sviluppo del giacimento di gas Farzad B di 22 trilioni di metri cubi, il controllo dell’India del porto iraniano di Chabahar e trattative per un oleodotto da Oman e Chabahar verso l’India.

Nazionalismo islamofobo

La ragione per cui gli Stati Uniti giocano d’azzardo sulla cooperazione dell’India nell’isolare l’Iran è ideologica. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Israele e il governo di estrema destra dell’India sono uniti da una comune visione suprematista, islamofobica di nazionalismo. Israele ha esportato con successo il suo progetto di un mondo di muri, dal confine USA-Messico alla linea di controllo India-Pakistan. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha fatto di tutto per elevare Israele a “partner strategico”, firmando nell’ultimo anno due dozzine di accordi di cooperazione, dalla sicurezza all’energia.

L’India ha già mostrato la sua disponibilità a subordinare gli interessi del proprio settore energetico a un’agenda globale, estrema e di destra, quando ha spinto un consorzio indiano guidato da ONGC, società del settore pubblico, a partecipare all’offerta di gas israeliano.

Il coinvolgimento dell’India nelle trattative sul gas israeliano consentirà a Israele di utilizzare le  sostanziali entrate per la militarizzazione  e per le politiche annessioniste “de facto” nella Palestina occupata, oltre che per lo sfruttamento delle sue risorse naturali.

Secondo il copione di propaganda ufficiale di Israele, l’aggiudicazione al consorzio indiano di una licenza di trivellazione nei suoi giacimenti di gas, alla fine dell’anno scorso, costituiva l’ennesimo atto di sostegno e opportunità israeliano concesso all’India. Ma contrariamente alle affermazioni di Israele, gli accordi indo-israeliani hanno ripetutamente portato a nulla più che alla fornitura da parte dell’India all’apartheid di Israele di mercati, investimenti, big data, manodopera a basso costo e altro ancora. Il settore energetico, in particolare questo accordo sul gas, ne è un ottimo esempio.

L’India ha aiutato l’offerta di gas israeliano ad essere considerata solo una “delusione” per il numero limitato di offerenti, piuttosto che un disastro completo. Comunque per la società energetica pubblica indiana ONGC l’accordo si direbbe deleterio.

Israele ha prorogato il termine di gara due volte prima che una sola società accettasse di presentare un’offerta. Alla fine, Israele ha assegnato sei blocchi offshore su 24, ognuno dei quali ha ricevuto una sola offerta dagli unici due partecipanti: Energean della Grecia e consorzio indiano.

La possibilità di contestazioni legali dal Libano per i giacimenti di gas a cavallo delle sue acque territoriali, preoccupazioni di sicurezza per riacutizzarsi di conflitti, gli enormi costi delle trivellazioni nel Mediterraneo, la corruzione nel governo israeliano e la concorrenza di scoperte di gas più grandi e meno costose nei paesi limitrofi hanno trattenuto gli investitori.

Domande sulla redditività

Che ONGC abbia aderito sulla base delle indicazioni del governo piuttosto che di una valutazione scientifica e commerciale è evidenziato dal fatto che, dopo aver vinto la gara, ONGC ha dichiarato che studi sulla redditività delle perforazioni dovevano ancora essere fatti – anche dopo che il consorzio aveva dovuto depositare un garanzia di 2,5 milioni di dollari per 10 milioni di dollari.

Per ONGC, l’esplorazione del gas israeliano non è economicamente sostenibile. L’India attualmente paga 3,06 dollari per milione di unità termica britannica (mBtu) di gas e 6,78 dollari per mBtu per il nuovo gas prodotto da aree difficili. Israele calcola il costo di liquefazione, trasporto e rigassificazione da 4 a 7 dollari per mBtu.

Manifestanti giordani sollevano cartelli con gli slogan: ‘No alla normalizzazione dei rapporti con il nemico sionista’ e ‘Gas, nemico, occupazione’ durante una protesta ad Amman il 7 ottobre 2016 (AFP)
/ AFP PHOTO / KHALIL MAZRAAWI

Un esperto del settore petrolifero indiano ha detto che le trivellazioni sarebbero state economicamente valide solo se si fosse trovato il petrolio; finora non ci sono indicazioni di riserve rilevanti nei campi sottomarini di Israele, né soluzioni di trasporto o esportazione praticabili. Il gasdotto attraverso la Giordania è molto contestato, le esportazioni attraverso l’Egitto pongono preoccupazioni per la sicurezza e l’opposizione pubblica, e il gasdotto EastMed verso l’Europa ha incontrato difficoltà a livello di studio di fattibilità.

L’idea di un gasdotto Haifa-Eilat è un’infrastruttura uscita direttamente dai sogni di Theodor Herzl, il padre fondatore del sionismo, sui collegamenti attraverso Israele. Un progetto infrastrutturale da costruire quasi esclusivamente per il blocco di gas di ONGC non è fattibile, in quanto le restanti riserve di gas coprono quasi esclusivamente il fabbisogno energetico di Israele.

Questo accordo si aggiunge all’incremento delle passività negli ultimi cinque anni che ha portato ONGC per la prima volta nella sua storia a conti negativi. Dopo che ONGC ha dovuto pagare più di 1 miliardo di dollari per la fallimentare avventura del gas nel Gujarat di Modi, ora deve finanziare l’insostenibile accordo israeliano. A valle, il pubblico indiano finanzierà questi costi, mentre un contesto più complicato per l’India per soddisfare i propri bisogni energetici avrà impatti negativi sull’economia e sui consumatori.

Ostacoli geopolitici

Geopoliticamente, l’accordo introduce ulteriori ostacoli per ONGC, anche tra gli stati produttori di petrolio e gas che non appoggiano i progetti USA-Israele per il Medio Oriente.

Nessun affare con Israele è “neutrale”. Il coinvolgimento dell’India nell’affare del gas israeliano consentirà di utilizzare entrate consistenti nella militarizzazione israeliana e nelle politiche di annessione de facto nella Palestina occupata, insieme allo sfruttamento delle sue risorse naturali. Decurtare il rifornimento di energia a Gaza è uno dei pilastri fondamentali dell’assedio illegale e disumano di Israele. Dichiarazioni di funzionari israeliani indicano come queste scoperte siano state determinanti nell’applicazione del suo blocco navale illegale di Gaza.

Partecipando agli affari di Israele con riserve naturali contestate e il suo uso illegale di energia per finanziare e mantenere le sue politiche illegali di occupazione e apartheid, l’India non solo si colloca direttamente dalla parte sbagliata della storia e cementa la sua inversione di sostegno ai palestinesi, ma entra a pieno regime anche in altri conflitti regionali.

Il nuovo contesto della politica energetica indiana includerà probabilmente anche l’Arabia Saudita, alleata degli Stati Uniti, che sta aumentando la produzione di greggio poiché il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano fa salire i prezzi dell’energia. Ciò porta più fondi per la guerra dell’Arabia Saudita allo Yemen, mentre Riyadh è anche un sostenitore in prima linea dell’Affare del secolo di Washington, che essenzialmente mira a liquidare la causa palestinese.

L’accordo sul gas indo-israeliano è un investimento ideologico che lega l’India sempre più strettamente all’apartheid israeliano e al trumpismo, danneggiando la causa palestinese e minando gli interessi economici dell’India. Si spera che all’interno dell’establishment politico indiano ci siano ancora abbastanza voci per opporsi a questo.

Fermare Modi dal sacrificare ONGC e il sostegno storico dell’India alla Palestina sull’altare dell’apartheid israeliano sarebbe un passo cruciale verso il recupero dell’impegno storico dell’India verso sovranità, secolarismo, valori anticoloniali e una politica estera indipendente.

 

Maren Mantovani – è coordinatrice delle relazioni internazionali della Palestinian Grassroots Anti-Apartheid Wall Campaign www.stopthewall.org.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte: https://www.middleeasteye.net/columns/india-sacrificing-its-economic-interests-altar-israeli-apartheid-1657839178

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