I palestinesi lottano per la sopravvivenza sotto l’occupazione israeliana mentre il mondo tace contro il terrorismo incondizionato di Israele, ha avvertito B’Tselem.
19 ottobre 2018
I palestinesi lottano per la sopravvivenza sotto l’occupazione israeliana mentre il mondo tace contro il terrorismo incondizionato di Israele, ha avvertito B’Tselem.
Hagai El-Ad, presidente di B’Tselem, il 18 ottobre ha dichiarato davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: “È molto difficile, se non impossibile, trasmettere pienamente l’indegnità, l’indignazione e il dolore di un popolo privato dei diritti umani da più di cinquanta anni. Qui, in queste camere, è difficile esprimere il vero significato della vita dei palestinesi sotto occupazione”.
“Ma non importa quanto sia difficile da descrivere, la vera sfida è affrontare una quotidiana intollerabile esistenza, cercando di vivere, prendersi cura di una famiglia e sviluppare una comunità in queste condizioni”, ha dichiarato.
“Sono passati quasi due anni da quando ho avuto l’onore di prendere la parola davanti al Consiglio. Due anni di ulteriore occupazione, due anni durante i quali è continuata la routine dei primi 49 anni di occupazione. Dal mio ultimo discorso qui, 317 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane”, ha aggiunto Hagai.
“Israele ha demolito 294 case palestinesi e fa arresti quotidiani, inclusi di minori; i coloni israeliani hanno vandalizzato e sradicato migliaia di ulivi e vigneti; le forze di sicurezza israeliane continuano a entrare regolarmente nelle case dei palestinesi, a volte nel cuore della notte per svegliare i bambini, registrare i loro nomi e fotografarli. I palestinesi hanno perso innumerevoli ore di attesa ai checkpoint senza alcuna spiegazione. E così, la routine dell’occupazione continua.”
“Tutto questo è spesso chiamato ‘lo status quo’. Eppure questa realtà non ha nulla di statico. È un processo calcolato e deliberato che mira a dividere lentamente un intero popolo, a frammentare le sue terre e a sconvolgere le sue vite: separare Gaza dalla Cisgiordania, dividere la Cisgiordania in piccole enclave e isolare Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania”.
“Infine, ciò che rimane sono pezzi isolati, i più facili da opprimere: una famiglia che deve essere espulsa nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est; una comunità come ‘Urif, a sud di Nablus, che cerca comunque di mantenere le sue terre e coltivarle a dispetto del lungo braccio della violenza israeliana causata dai coloni; o l’area A della Cisgiordania, giustamente definita “sotto completo controllo palestinese”, ma in realtà essenzialmente grandi bantustan, lentamente ma inesorabilmente circondati da insediamenti nuovi o in espansione”, ha dichiarato Hagai.
“Niente di tutto ciò è casuale. Tutto dipende dalla politica. Due degli esempi più recenti e straordinari sono la condotta di Israele durante le recenti proteste a Gaza e i suoi piani per Khan al-Ahmar, una comunità di pastori palestinesi. Circa 200 persone vivono a Khan al-Ahmar, pochi chilometri ad est di Gerusalemme, in una regione dove Israele ha a lungo cercato di ridurre al minimo la presenza palestinese ed espandere gli insediamenti”.
“Innanzitutto, non si contesta che le case siano state costruite senza l’autorizzazione delle autorità israeliane. I palestinesi non infrangono la legge, come suggeriscono alcuni in Israele. È piuttosto perché non hanno altra alternativa. E’ praticamente impossibile per i palestinesi ottenere dalle autorità israeliane dei permessi di costruzione in quanto il sistema di pianificazione stabilito da Israele in Cisgiordania è destinato a servire i coloni e a spossessare i palestinesi”, ha detto Hagai.
“In secondo luogo, il governo ha omesso di ricordare che i due siti di delocalizzazione che aveva così generosamente offerto lasciano molto a desiderare: uno è accanto a una discarica e l’altro vicino ad un impianto di trattamento delle acque reflue. Inoltre, il reinsediamento comprometterebbe completamente la capacità della comunità di guadagnarsi da vivere”.
“La Striscia di Gaza, che ha quasi due milioni di abitanti, è diventata essenzialmente una prigione a cielo aperto. I suoi detenuti organizzano manifestazioni da sei mesi, dopo essere stati sottoposti al blocco imposto da Israele che ha portato al collasso economico, all’impennata della disoccupazione, inquinamento di acqua potabile e scarsità di alimentazione elettrica, prima di provocare una profonda disperazione…”
“Dal 30 marzo oltre 5mila palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano e oltre 170 persone sono state uccise, tra queste almeno 31 minori. I più giovani erano solo ragazzini. Majdi a-Satari, Yasser Abu a-Naja e Naser Musbeh avevano solo undici anni quando sono stati uccisi”, ha detto il responsabile di B’Tselem.
“Finché questo processo metodico e implacabile non innescherà l’indignazione e l’azione internazionali, Israele può continuare a risolvere questa contraddizione: opprimere milioni e essere considerato una ‘democrazia’.
“Si esaminino i meccanismi di pianificazione discriminatori e i distinti sistemi giuridici nei territori occupati. Ricordano il grande apartheid sudafricano.”
“Non sono né un traditore né un eroe. Eroi sono i palestinesi che sopportano questa occupazione con coraggio e perseveranza… che si svegliano nel cuore della notte per vedere dei soldati avventarsi su di loro; che sanno che se una persona cara viene uccisa, l’impunità è praticamente garantita ai colpevoli; che restano sulle loro terre pur sapendo che i bulldozer arriveranno a gran velocità”.
“Rifiutiamo l’occupazione. La rifiutiamo perché la realtà attuale è totalmente incompatibile con ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Questa è una realtà totalmente incompatibile con una vita di libertà e dignità per i 13 milioni di abitanti – israeliani e palestinesi – che vivono tra la Giordania e il Mar Mediterraneo. Ed è il futuro che noi cerchiamo.
“Il mondo deve far sapere a Israele che non starà più a guardare, che agirà contro il continuo smantellamento del popolo palestinese”, ha esortato Hagai.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org