Con il sistema idrico di Gaza sull’orlo del “collasso”, si profila una catastrofe umanitaria, comprese potenziali epidemie. Le conseguenze arriveranno ben oltre i confini di Gaza.
Sandy Tolan – 13 ottobre 2018
GAZA – Mohammed Nimnim trasporta l’acqua per la sua famiglia. In una torrida tarda mattinata della scorsa estate, il quindicenne spingeva una vecchia sedia a rotelle su cui erano impilate caraffe di plastica vuote attraverso il campo profughi di Shati, a Gaza. Passò sferragliando accanto a modesti negozi di generi alimentari, improvvisate officine di gomme e graffiti che inneggiavano ai martiri di Gaza, giù per i marciapiedi di cemento rotti e verso la moschea locale, dove dei rubinetti sputacchianti fornivano l’unica fonte di acqua potabile della famiglia.
Senza fortuna. Nonostante ci fossero 34 gradi e un’umidità opprimente, i rubinetti della moschea erano chiusi. Mohammed si girò, a mani vuote. Sotto un sole martellante tornò a casa attraversando il Beach Camp, un luogo il cui stesso nome schernisce i suoi abitanti. Appena a 100 metri dal Mediterraneo, gli 87.000 rifugiati stretti su mezzo chilometro quadrato affrontano una crescente crisi idrica, con acqua scarsa e contaminata.
La mamma di Mohammed, Abeer Nimnim, si fermò per salutarci quando il figlio tornò con le brocche vuote. “Possa Dio darvi salute!” Poi arrivò al punto: “Fa caldo e si soffoca!”
Quattro generazioni di Nimnims, 19 persone in tutto, si affollano in tre piccole stanze a cui si accede da una stretta strada del Beach Camp. Accanto ad Abeer siede sua suocera, Fatemah, 73 anni, che aveva cinque anni quando la sua famiglia fu cacciata dal villaggio palestinese di Hamama, sgombrato durante la creazione di Israele nel 1948. Fuggirono a Gaza, dove oggi tre quarti dei quasi due milioni di abitanti sono composti dai profughi e dai loro discendenti. La famiglia si siede su dei sottili cuscini sul pavimento della soffocante stanza anteriore. Poiché Gaza riceve solo quattro o cinque ore al giorno di elettricità, non c’è un ventilatore, per non parlare di quasi nessuno spazio per muoversi. “Non c’è abbastanza spazio per dormire”, dice Abeer. “Non c’è spazio,vedi?”
“E l’acqua? Dimenticatene “, dice il marito di Abeer, Atef. “Non ce n’è.” Infatti, l’acqua scorre occasionalmente attraverso il rubinetto, ma è così salata che nessuno a Gaza la beve. “La vita è molto difficile, non puoi immaginare”, si lamenta Atef. “Senza offesa, ma i cani vivono meglio di noi.”
Mentre gli effetti di tre guerre, il blocco economico di Israele, la Marcia del Ritorno e le tensioni tra Hamas e Israele riempiono i titoli dei giornali, un altro disastro umanitario sta crescendo nella Striscia di Gaza. Funzionari internazionali avvertono di un completo collasso del sistema idrico di Gaza.
Gli studi indicano un forte aumento delle malattie trasmesse dall’acqua e i medici prevedono un’esplosione di malattie epidemiche a causa del deterioramento della qualità dell’acqua. Già il 97% dell’acqua proveniente dai pozzi di Gaza non è adatta al consumo umano – il risultato dei gravi sovra pompaggi che fanno sì che l’acqua di mare si riversi nella falda. E poiché non c’è elettricità sufficiente per gestire l’impianto di depurazione, ogni giorno vengono riversati nel Mediterraneo 110 milioni di litri di acque reflue non trattate.
Funzionari di agenzie di aiuti internazionali affermano che senza grandi interventi per sostenere le forniture di acqua ed elettricità, Gaza potrebbe presto diventare inabitabile. ” Se non ci saranno interventi, si avrà un enorme collasso di tutto”, dice Adnan Abu Hasna, portavoce di Gaza per l’UNRWA, l’agenzia U.N. per i rifugiati palestinesi, che è stata recentemente esclusa dai finanziamenti statunitensi dall’amministrazione Trump. ” Se si continuerà così, entro il 2020 Gaza non sarà più un luogo vivibile.”
Aggiunge Rebhi Al Sheikh, ex vice ministro dell’Autorità Palestinese per l’Acqua: “A meno che questo deficit non sia coperto da altre fonti, la qualità continuerà a deteriorarsi”.
Le alternative all’acqua di rubinetto salata, tuttavia, non sono molto migliori. Due terzi degli abitanti di Gaza – quelli almeno economicamente più avvantaggiati rispetto alla famiglia Nimnim – fanno affidamento su una rete di centinaia di cisterne che si muovono attraverso i campi profughi e i quartieri, pompando l’acqua desalinizzata in serbatoi sul tetto. Ma le operazioni di dissalazione illegali non sono regolate e la catena di produzione dell’acqua – dall’impianto locale di desalinizzazione ai tubi che riempiono i camion – è esposta alla contaminazione fecale, che peggiora man mano che l’acqua rimane nei serbatoi di stoccaggio.
“Quando resta immagazzinata nel serbatoio dell’acqua per uso domestico per più di 10 giorni”, dice Al Sheikh, “questo livello di contaminazione può arrivare fino al 70 percento.” Sono sette su dieci le persone che bevono feci, o E. coli se preferisce. E in termini di parti per milione, l’unico livello veramente sicuro è lo zero.
“Perché? Perché più a lungo l’E. coli rimane nell’acqua, più si formano altri tipi di microscopici “animali” che iniziano a crescere nella tua acqua e la peggiorano ulteriormente”, dice Gregor von Medeazza dell’UNICEF, guidando un SUV a prova di proiettili mentre si reca a ispezionare nuovi progetti idrici nel sud di Gaza.
Uno degli effetti: una grave diarrea che, secondo studi medici effettuati a Gaza, è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Von Medeazza dice che questo può portare all’interruzione della crescita nei bambini. “Questo costituisce anche un ostacolo in termini di sviluppo del cervello. In realtà, si ha un impatto misurabile sul QI di quei bambini. “Nel dicembre 2017, una rivista medica britannica sottoposta a esame paritario ha riscontrato una “percentuale allarmante” di arresto della crescita tra i bambini di Gaza.
E questo è solo un effetto. I medici di Gaza hanno a che fare con molti altri.
Un dottore con profonde occhiaie ci porta in un reparto per bambini nell’ospedale Al-Rantisi a Gaza City. Ad ogni sezione separata da una tendina, il pediatra Mohammed Abu Samia tende la mano, toccando piccoli neonati attaccati ai respiratori, offrendo parole gentili a madri ansiose e disorientate sedute accanto a loro.
“Durante l’estate, l’ospedale è stato molto occupato”, dice Abu Samia, il direttore della medicina pediatrica. Il medico ha riportato bruschi aumenti di casi di gastroenterite, diarrea e disidratazione. E a causa degli alti livelli di nitrati, il medico sta vedendo altri effetti.
“Abbiamo bambini i cui reni non stanno funzionando “, dice Abu Samia. “Prima, ne avevamo 15, 20. Ora, 40. Ogni giorno ho 10 bambini in emodialisi a causa di insufficienza renale. E il numero è in aumento. ”
Sempre a causa di elevati livelli di nitrati, dice, sono in aumento anche casi di sindrome da bambino blu – “labbra bluastre, viso bluastro, pelle bluastra e sangue color cioccolato.” Prima, il dottore vedeva uno o due bambini con la sindrome del bambino blu in 10 anni. “Ma ora vedo cinque casi in un anno.”
Va sempre peggio. Abu Samia dice che sta vedendo più casi di cancro pediatrico – se causati dall’acqua cattiva, dagli effetti di tre guerre, o da qualcos’altro, non lo sa. E sta vedendo gli effetti della malnutrizione, dovuta più al blocco economico israeliano di Gaza che al rifornimento idrico contaminato
“Niente acqua, niente elettricità, la povertà è molto alta e la nutrizione è pessima”, dice Abu Samia. “Sta colpendo i bambini. Prima dell’assedio, non avevamo pazienti con malnutrizione. Ora abbiamo malattie nutrizionali “, compreso un improvviso aumento di neonati con malnutrizione cronica grave di marasma o, come il medico dice,” solo pelle e ossa”.
In alcuni casi, non esistono studi formali per confermare ciò che Abu Samia sta vedendo. “Non abbiamo ricerche mediche per questo”, dice. “Viviamo a Gaza, in una situazione di emergenza, e abbiamo bisogno di alleviare il problema, non di fare ricerche”. Ma i dati del Ministero della Sanità palestinese evidenziano “gravi aumenti” delle malattie renali,delle malattie alimentari e di quelle legate all’acqua.
“I fattori di rischio sono legati direttamente all’acqua potabile” e, in misura minore, all’esposizione all’acqua di mare contaminata da acque reflue, afferma il Dr. Majdi Dhair, direttore di medicina preventiva presso il Ministero della Sanità palestinese. “Abbiamo già registrato un enorme aumento delle malattie trasmesse dall’acqua”, ha affermato. Queste includono un “raddoppio” di casi di diarrea e forti aumenti di salmonella e tifo la scorsa estate rispetto alla media quinquennale per queste malattie, e ai dati per lo stesso periodo del 2017, ha detto Dhair. “Siamo prossimi a dichiarare un’epidemia di diarrea”, la seconda causa di morte al mondo per bambini al di sotto dei cinque anni.
Riviste mediche indipendenti hanno documentato risultati simili. La rivista medica britannica The Lancet ha collegato la carenza d’acqua ai forti aumenti della diarrea tra i bambini di Gaza. Altre riviste sottoposte a esame paritario confermano un aumento della mortalità infantile, dell’anemia e un aumento significativo dei parassiti intestinali tra gli abitanti di Gaza.
“Tutta la gente a Gaza soffre duramente “, afferma il dott. Abu Samia. “Stiamo parlando di vita e di morte. E basta”.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org
Fonte:https://www.thedailybeast.com/gazas-dying-of-thirst-and-its-water-crisis-will-become-a-threat-to-israel?fbclid=IwAR01lBQUdD79aUvC5Ja78RpEg5WdsllNfVTFq4JCUR9tb8cxNLCS46sLapA