Secondo un report di Human Rights Watch l’Autorità Palestinese e Hamas usano la tortura per mettere a tacere il dissenso.

Un nuovo rapporto di Human Rights Watch documenta dozzine di casi in cui le autorità palestinesi della Cisgiordania e di Gaza usano arresti e torture arbitrari per reprimere le critiche.

Samer Badawi – 23 ottobre 2018

Foto di copertina: Palestinesi che protestano contro i negoziati con il governo israeliano si scontrano con la polizia antisommossa palestinese il 28 agosto 2013, dopo che ai manifestanti è stato impedito  di avvicinarsi al quartier generale del presidente palestinese Mahmoud Abbas nella città di Ramallah, nella West Bank. (Issam Rimawi / Flash90)

Una nuova inchiesta di Human Rights Watch (HRW) pubblicata martedì riferisce di 86 casi di arresti arbitrari, abusi e torture da parte delle autorità di Fatah e Hamas in Cisgiordania e Gaza per richiedere un’indagine della Corte Penale Internazionale e una sospensione degli aiuti alle forze di sicurezza palestinesi. Secondo il rapporto, gli atti di repressione delle due autorità palestinesi contro i Palestinesi impegnati in un confronto pacifico e in una protesta nonviolenta “possono rappresentare un crimine contro l’umanità”.

Citando l’adesione dell’Autorità Palestinese a “una serie di trattati internazionali”, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite Contro la Tortura,  a cui il governo di Hamas a Gaza ha dichiarato di essere vincolato, il rapporto conclude che la tortura in entrambe le giurisdizioni è sistematica e  considerata politica ufficiale.

“L’uso abituale, deliberato e ampiamente noto della tortura, che usa simili tattiche da anni senza che da alti funzionari di entrambe le autorità siano state intraprese azioni per fermare questi abusi, rende sistematiche queste pratiche”, scrivono gli autori. “Indicano anche che la tortura è una politica governativa sia per l’AP che per Hamas”.

In un caso, un dipendente statale di Gaza è stato arrestato solo per essere stato taggato nel post di un amico che proponeva di protestare contro la crisi elettrica in corso. Come molti altri citati nel rapporto, è stato sottoposto ad “abuso posizionale” o shabeh – tecnica di tortura ampiamente usata dagli inquisitori israeliani – che gli hanno procurato “un forte dolore ai reni e alla spina dorsale” e fatto sentire come se il suo collo si “spezzasse” e il suo “corpo si stesse lacerando dentro”.

Issa Amro, un importante attivista palestinese, è stato arrestato dalla polizia palestinese nella città di Hebron, in Cisgiordania, il 7 settembre 2017, dopo aver criticato sui social media l’arresto da parte dell’Autorità Palestinese di un giornalista. (Wisam Hashlamoun / Flash90)

Abdullah Abu Sharekh, un insegnante di matematica di 55 anni di Gaza, è stato arrestato a intermittenza tra il gennaio del 2017 e il gennaio del 2018 per aver criticato i commenti di un leader di Hamas su Facebook.  In carcere, trascorse lunghi periodi di tempo in una stanza chiamata “l’autobus”, dove agenti della Sicurezza Interna costringevano i detenuti a stare in piedi o seduti su un seggiolino per ore, a volte per giorni. “Non potete immaginare quanto sia stato doloroso”, ha detto Abu Sharekh a HRW. “Ho deciso di lasciarli stare, così loro lasceranno stare me”.

Nella West Bank, Alaa Zaqeq è stato arrestato per il suo attivismo universitario con il Blocco islamico, un gruppo studentesco associato ad Hamas. Gli agenti dei servizi segreti lo hanno ammanettato e bendato, sbattuto contro il muro e poi torturato. Zaqeq ha detto a HRW che un interrogatore noto come “Juicer” gli disse che avrebbe “lasciato questo posto solo su una sedia a rotelle”. I risultati si basano su due anni di ricerche, comprese ampie interviste con ex detenuti, familiari, avvocati, rappresentanti di ONG e un dottore.

I dati includono anche scambi scritti con le autorità di sicurezza coinvolte a Ramallah e Gaza, le cui traduzioni sono incluse nel rapporto.

Secondo Omar Shakir, direttore israeliano di HRW in Israele e Palestina, il rilascio del rapporto è stato pianificato in concomitanza con il venticinquesimo anniversario degli accordi di Oslo, che ha dato ai Palestinesi un certo grado di autogoverno in Cisgiordania e a Gaza. “La fissazione della comunità internazionale nello sviluppare le capacità dell’Autorità Palestinesi ha portato a minimizzare il suo modello di repressione”, ha detto Shakir.

Rivolgendosi al procuratore capo dell’ICC, Fatou Bensouda, il gruppo lo invita a “prendere in considerazione arresti e trattenimenti in custodia di detenuti da parte dell’ANP e di Hamas, compreso l’uso della tortura e della detenzione arbitraria, come parte di una futura indagine sulla situazione in Palestina”.

Le raccomandazioni formulate dal rapporto arrivano dopo l’avvertimento della CCI della scorsa settimana che la minacciata demolizione da parte di Israele di Khan al-Ahmar, un villaggio palestinese situato su un pezzo di terra che è l’ultimo anello di una serie di pianificati  insediamenti israeliani che separerebbero Gerusalemme dalla West Bank, possa essere indagato come “crimine di guerra”.

Human Rights Watch invita inoltre gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri a sospendere l’assistenza alla sicurezza di qualsiasi settore dell’AP impegnato in arresti arbitrari o torture, mentre esorta Iran, Qatar e Turchia a prendere misure analoghe contro i servizi di sicurezza gestiti da Hamas. L’assistenza “non letale” fornita dagli Stati Uniti all’Autorità Palestinese  dovrebbe raggiungere quest’anno i 60 milioni di dollari, con ulteriori 35 milioni previsti per il 2019.

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org

Fonte:https://972mag.com/pa-hamas-torture-dissent-hrw-report/138316/?fbclid=IwAR1kDDPKwIpbaNJGLohowk31WQp7-FMqzMVsUNOrkhb911dn04uwqUN2ErA

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