Copertina – Bashar Masri vede un nuovo futuro in vista per la Palestina. Harrison Jacobs / Business Insider
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A Rawabi, il sogno combattuto di una Palestina high-tech
Harrison Jacobs, ottobre 2018
- Rawabi è la prima città progettata in Cisgiordania costruita da e per i palestinesi.
- Il progetto da 1,4 miliardi di dollari nasce da un’idea di Bashar al-Masri, un miliardario palestinese-americano. Masri spera che la città possa costituire la spina dorsale economica del nascente stato palestinese.
- Ho trovato la città ben costruita con le strutture che ci si potrebbe aspettare da uno sviluppo immobiliare di lusso. E sebbene circa 4.000 persone stiano già vivendo in città, sembra veramente un posto in attesa di prendere vita.
Mentre ero seduto a un caffè francese all’aperto, chiacchierando con il costruttore miliardario americano-palestinese Bashar al-Masri, mi è passato per la testa che potevo essere ovunque.
Ma io non ero ovunque. Ero in Cisgiordania, il territorio occupato casa di 2,6 milioni di palestinesi, 400.000 coloni ebrei e decine di soldati israeliani.
Più precisamente, ero a Rawabi, progetto di città da 1,4 miliardi di dollari costruita per servire da città modello per il nuovo stato palestinese. Questo almeno secondo Masri, che ha ideato il progetto oltre un decennio fa.
“Sono convinto che abbiamo uno Stato in divenire”, ha detto Masri a Business Insider. “La domanda a mio avviso non è quando avremo lo Stato, ma piuttosto in che forma sarà la statualità.”
Masri crede che Rawabi, il cui piano generale prevede abitazioni per 40.000 persone più tutto quanto, da una discoteca a un ospedale, potrebbe costituire la spina dorsale economica della Palestina.
“Un piano Marshall per far ripartire l’economia”, ha detto Masri, che fa notare come il tasso di disoccupazione della Cisgiordania sia del 18% e l’economia moribonda.
All’inizio, seduto nella piazza pubblica aperta a più usi che forma il cuore di Rawabi, non riuscivo a togliermi l’impressione di essere nel Maryland dove c’è abbondanza di questi scintillanti nuovi progetti. Ma quando ci siamo seduti Masri ha mostrato i dettagli: il centro pedonale della città e i marciapiedi piastrellati si ispirano alle vecchie città di Nablus e Hebron, la città ha cinque porte come la città vecchia di Gerusalemme, e le cornici e gli archi sono disegnati nello stile dell’architettura araba. Sopra di noi torreggiavano edifici per uffici in stile americano.
Rawabi ha ricevuto critiche da parte di attivisti palestinesi che dicono che indora la pillola dell’occupazione e agli israeliani, preoccupati dall’avere una grande città palestinese vicino agli insediamenti ebraici, ma alla fine il successo della visione di Masri dipenderà dal popolo palestinese. Sono interessati a quello che sta vendendo?
Masri e i suoi associati hanno organizzato per me un tour attraverso la nascente città. Ecco come è stato:
Rawabi è la prima città progettata in Cisgiordania costruita da e per i palestinesi. Con un costo di 1,4 miliardi di dollari, è il più grande progetto del settore privato nella storia palestinese.
Il progetto è nato da un’idea di Bashar al-Masri, un miliardario americano-palestinese che ha fatto fortuna con progetti di costruzione in Marocco, Giordania ed Egitto. Anche se Masri ha dichiarato a Business Insider che il suo obiettivo è fare soldi, spera che Rawabi serva da modello per future città palestinesi e progetti economici.
Il piano generale prevede la costruzione di 8.000 appartamenti in 22 quartieri con una popolazione di circa 40.000 persone. Finora sono stati costruiti quattro quartieri e circa 4.000 persone vivono in città.
Rawabi si rivolge alla rampante classe media palestinese. Ha tutti i servizi e le comodità impossibili da trovare a Ramallah, la capitale de facto della Palestina, e nelle città e villaggi circostanti.
I prezzi degli appartamenti, che vanno da 70.000 a 180.000 dollari, sono più economici che a Ramallah, che però resta ancora una fortuna per la maggior parte dei palestinesi, secondo Jack Nassar, un portavoce di Rawabi. Ma, secondo Nassar, per Rawabi non ci sono stati problemi con la domanda di acquirenti.
Sebbene la città sia ancora allo stadio iniziale – le persone hanno iniziato a trasferirsi solo nell’agosto 2015 – non c’è niente in Palestina che assomigli a Rawabi.
La città converge attorno verso il Q Center, una piazza pubblica fiancheggiata da torri di uffici, negozi di lusso, caffè e ristoranti.
Si chiama Q Center perché il principale investitore del progetto è la Diar Real Estate Company del Qatar, un fondo sovrano che eroga due terzi del finanziamento.
Il centro commerciale all’aperto che circonda il Q Center ha un cinema, caffè, ristoranti e due dozzine di negozi che vendono di tutto, dagli abiti firmati alle scarpe da ginnastica.
C’è un anfiteatro da 15.000 persone in stile romano per concerti e spettacoli di Broadway.
Nassar ha detto che il progetto prevede di allineare la parte superiore dell’anfiteatro con ristoranti, bar e un caffè così che gli spettatori possano gustare una cena o un drink prima di uno spettacolo.
Il teatro ha già ospitato numerosi spettacoli da ‘tutto esaurito’ con cantanti provenienti dalla Giordania e dalla Tunisia.
C’è un parco per sport estremi con ATV (all-terrain vehicle), bungee jumping, una zipline e una parete da arrampicata.
Strutture e servizi come gli ATV e l’anfiteatro sono stati una grande attrazione per i visitatori di Rawabi arrivati da Gerusalemme, dalla Cisgiordania e da Israele.
Ci sono progetti per costruire otto scuole. Attualmente, solo la Rawabi English Academy in stile britannico è operativa. Ci sono anche progetti per un ospedale, un hotel e una discoteca.
La città ha in costruzione una moschea con una capacità di circa 2.000 fedeli, secondo Nassar.
Una chiesa è il prossimo edificio da costruire sulla lista. Rawabi spera di essere cristiana al 10%, secondo Nassar, e una chiesa è un simbolo potente che dice che Rawabi è “una città per tutti i palestinesi”.
“Rawabi deve essere un modello per altre città palestinesi e un modello per il futuro Stato palestinese”, ha detto Nassar. “Non stiamo resistendo all’occupazione israeliana per finire sotto un’altra dittatura o un altro stato religioso, vogliamo che la Palestina sia moderna, democratica e laica”.
Rawabi è un simbolo dei palestinesi che “sfidano l’occupazione”, secondo Masri, per il semplice fatto di esistere. A volte letteralmente. La bandiera palestinese che si trova su una collina in cima alla città ha le dimensioni di un soggiorno.
La costruzione del progetto è iniziata nel 2010. Circa l’85% del cemento per costruire Rawabi proveniva da una compagnia israeliana, cosa che ha attirato le critiche di alcuni attivisti palestinesi.
Ma tutta la pietra per il progetto proviene da una cava in loco ed è tagliata in una fabbrica adiacente. Rawabi ha subito numerosi contrattempi durante la costruzione che hanno gonfiato il suo costo dalla stima originale di 750 milioni di dollari.
Anche se la maggior parte della città si trova nel territorio controllato dall’Autorità Palestinese, è necessario attraversare il territorio controllato da militari israeliani per arrivarci. Ciò ha significato per Masri dover costringere Israele a costruire la strada di accesso, attualmente una strada a due corsie. Ci sono voluti anni per ottenere un permesso.
Massi ha anche dovuto ottenere l’approvazione israeliana per l’acqua e l’elettricità in città. L’acqua è diventata un problema che si è trascinato per anni e ha quasi affondato il progetto. Gran parte del parere negativo è venuto dal movimento degli insediamenti, dove gli israeliani stabiliscono comunità su terre che si trovano all’interno dei territori palestinesi. L’insediamento di Ateret è praticamente attaccato a Rawabi.
Il problema dell’acqua è stato risolto nel 2015, dando a Rawabi una possibilità di successo. Il giorno del mio tour, i quartieri erano una città fantasma, anche se il Q Center mostrava segni di vita.
Masri ha detto che il successo di Rawabi si baserà sulla possibilità di riempire gli uffici con aziende e, quindi, di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione in Cisgiordania è di circa il 18%.
Da quando è iniziata la costruzione, ha creato circa 10.000 posti di lavoro all’anno nell’indotto. Ma l’obiettivo di Masri è attirare importanti società tecnologiche per creare 3.000-5.000 posti di lavoro permanenti e ben retribuiti. Questo obiettivo è ancora molto lontano.
Oggi, la maggior parte delle aziende che operano a Rawabi sono di proprietà o finanziate da Masri. La società principale è Asal Technologies, una società di sviluppo software che esternalizza gli sviluppatori. Ha tra i suoi clienti Microsoft, Intel e il gigante tecnologico israeliano Mellanox.
Poiché la Palestina ha scarsità di risorse naturali ed è, più o meno, alla mercè dell’esercito israeliano quando si tratta di importazioni ed esportazioni, Masri crede che la creazione di un settore tecnologico sia fondamentale per il successo di Rawabi e Palestina.
A tal fine, ha fondato Connect, uno spazio di lavoro collaborativo e un incubatore tecnologico gestito da Sari Taha, precedentemente analista di Takwin Labs, un fondo di venture capital che investe in startup a guida araba.
Connect ha l’atmosfera e il design di un WeWork. La giovane popolazione che parla inglese, altamente istruita della Palestina è una “miniera d’oro per le società tecnologiche”, ha detto Masri.
Al momento ci sono circa una mezza dozzina di compagnie che operano fuori da Connect, tutte con finanziamenti provenienti dai fondi di venture capital di Masri, e alcuni liberi professionisti.
La startup di maggior successo che opera a Rawabi finora è Imagry, uno sviluppatore che crea software e tecnologie per la guida automatica. L’azienda sostenuta da Samsung ha uffici a Rawabi e Haifa, città costiera nel nord di Israele.
Rawabi e i suoi sviluppatori stanno cercando di essere lungimiranti. Hanno creato associazioni di proprietari di case per ogni quartiere con l’obiettivo di coinvolgere politicamente i residenti. Un consiglio comunale, che comprende membri delle associazioni di proprietari di case, è stato eletto diversi mesi fa.
E mentre le fognature, i cavi a fibre ottiche e le tubazioni per l’acqua e il gas sono stati costruiti sottoterra e fuori dalla vista, gli edifici hanno pannelli solari e sistemi di raccolta della pioggia per la sostenibilità.
E gli sviluppatori hanno spinto a creare una vita culturale e una comunità in grado di resistere con eventi culinari, corsi di formazione settimanali, un corso di laurea in mini-business e conferenze pubbliche.
Connect, il centro tecnologico, ospita attualmente due designer di abbigliamento francesi che lavorano con due designer palestinesi per una sfilata di moda di dicembre.
Il successo di Rawabi si baserà in gran parte sull’interesse dei palestinesi per lo stile di vita che la città vende e sul fatto che Masri possa portare posti di lavoro nella tecnologia ad alta remunerazione, come ha detto. Il tempo dirà su entrambi. Per ora la città è ancora un germoglio verde nel deserto.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org