Accademici e attivisti mizrahi chiedono che l’Alta Corte di Israele annulli la Legge dello Stato Nazione Ebraica, sostenendo che cancella il loro retaggio culturale e perpetua le ingiustizie sia contro di loro che contro i cittadini palestinesi di Israele.
Orly Noy – 2 gennaio 2019
Foto di Copertina: Le famiglie Kadoori, Hamias e Ashram siedono per il pranzo dello shabat allestito su di un tavolo improvvisato vicino alle loro case demolite nel quartiere di Givat Amal, Tel Aviv, Israele, il 19 settembre 2014. Sono trascorsi due giorni dal terzo sfratto subito dalle famiglie nel quartiere, sfratto che lasciò 20 residenti senzatetto e senza una adeguata compensazione o soluzione abitativa alternativa. Shiraz Grinbaum / Activestills.org
Più di 50 eminenti Ebrei israeliani di origine mizrahi hanno presentato oggi una petizione all’Alta Corte di Giustizia chiedendo di cancellare la Legge dello Stato Nazione Ebraica, sostenendo che discrimina sia i cittadini palestinesi che i cittadini ebrei israeliani mizrahi.
Secondo la petizione, la legge, che declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua con “status speciale”, è “anti-ebraica” poiché esclude la storia e la cultura degli Ebrei provenienti dai Paesi arabi e musulmani, “rafforzando l’impressione che la cultura arabo-israeliana sia inferiore … e definendo l’identità dello Stato di Israele come anti-araba. ”
La petizione, che è stata scritta e presentata dall’avvocato Netta Amar-Shiff, fa anche riferimento a una clausola della legge che definisce gli insediamenti ebraici “come valore nazionale”. Secondo i firmatari, ogni volta che Israele si assume la responsabilità di ridefinire demograficamente la terra, nuoce ai Mizrahim in quanto li spinge geograficamente nella periferia sottosviluppata del Paese. Questo processo ostacola il loro accesso a terreni di valore a causa dei comitati di ammissione, che consentono alle comunità di tutto il Paese di respingere i richiedenti alloggi in base alla loro “idoneità sociale”.
Tra i firmatari figurano tra gli altri il famoso autore Sami Michael, il professor Yehuda Shenhav, la professoressa Henriette Dahan-Kalev e la Pantera Nera israeliana e attivista per la giustizia sociale Reuven Abergil. ( Anche l’autore di questo articolo è uno dei firmatari della petizione). Secondo i firmatari, i Mizrahim sono stati in gran parte esclusi dalla formulazione della legge, nonostante questa avrebbe influito sul diritto della loro comunità a preservare la propria eredità culturale e nonostante la sua sfacciata inclinazione anti-araba che avrebbe penalizzato gli Ebrei provenienti dai Paesi Arabi.
Dopo la fondazione di Israele, le autorità fecero tutto il possibile per sopprimere l’identità e la cultura araba tra gli immigrati dai Paesi arabi e musulmani attraverso la cosiddetta dottrina di “melting pot” forzato, lasciandoli sia materialmente che culturalmente deprivati. Più di sei decenni fa, il diplomatico israeliano e studioso arabo Abba Eban disse: “L’obiettivo deve essere quello di infondere in loro uno spirito occidentale, e non lasciarci trascinare in un Oriente innaturale. Uno dei più grandi timori … è il pericolo che il gran numero di immigrati di origine mizrahi costringa Israele a confrontarsi con i nostri vicini su quanto siamo colti”.
Per 70 anni, questa visione del mondo ha costituito la base per come Israele ha guardato ai Mizrahim. L’establishment politico ha chiesto agli Ebrei mizrahi di rinunciare alla loro identità araba, mentre inseriva un cuneo tra loro e le loro culture. Eppure, nonostante i tentativi di cancellazione culturale, le opinioni degli esperti e le dichiarazioni giurate allegate alla petizione mostrano che molti Mizrahim – comprese le giovani generazioni – continuano a considerare l’arabo come culturalmente e linguisticamente rilevante per le loro vite personali.
Le opinioni degli esperti cercano anche di delineare le complesse storie degli Ebrei provenienti dai Paesi arabi, al fine di spiegare perché la legge, simile a un emendamento costituzionale, danneggi l’eredità culturale dei Mizrahim e continui a influenzarli negativamente. Secondo il professor Elitzur Bar-Asher, un linguista ed esperto di lingua ebraica, l’obiettivo della legge non è “rafforzare l’Ebraico [a spese dell’Arabo], ma abbassare la sua controparte araba”.
Il dott. Moshe Behar ha dimostrato come l’Arabo fosse una parte inseparabile del mondo intellettuale ebraico in Medio Oriente rispettivamente durante i periodi del mandato ottomano e britannico. Secondo Behar, gli intellettuali ebrei consideravano la conoscenza dell’arabo come una necessità per tutti gli Ebrei della regione.
La ricercatrice Shira Ohayon ha descritto l’influenza della lingua araba e la sua connessione con la rinascita della lingua, della poesia e della liturgia ebraica, mentre lo studioso e regista Eyal Sagui Bizawe ha evidenziato come gli Ebrei che vivono nei Paesi arabi hanno preso parte attiva alla creazione della cultura araba, e di come quella stessa cultura sia diventata parte della loro stessa eredità.
La petizione è una pietra miliare importante e forse rivoluzionaria nella lotta dei Mizrahi in Israele. Tra i firmatari ci sono donne e uomini, religiosi, laici e tradizionali, quelli che si definiscono sionisti e quelli che non lo sono. I firmatari cercano di fissare l’identità mizrahi nel suo senso più profondo, esigendo i nostri diritti culturali e storici, usando tutti gli strumenti legali, accademici e morali per rifiutare qualsiasi tentativo di isolare gli Ebrei mizrahi dal nostro ambiente naturale – tutto a beneficio dell’ideologia del “melting pot” israeliano.
Una versione di questo articolo è stata pubblicata per la prima volta in ebraico su Local Call.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org
Fonte: https://972mag.com/israels-nation-state-law-also-discriminates-against-mizrahi-jews/139541/?fbclid=IwAR1LdzjQD4wlBwHoK-zI2B6RWyNJ7waMJ5K_iANn1yqqBzoF7CKz-VdXKPE