Ahmed Safi e Ahlam Tarayra, rispettivamente fondatore e presidente di Palestinian Animal League, la principale organizzazione che si occupa di animali in Palestina, hanno intrapreso un tour in Spagna per denunciare la situazione della Palestina in termini di diritti umani, diritti degli animali e ambiente.
Alejandro Tena – 9 febbraio 2019
Foto di copertina: Gli attivisti di PAL , Ahlam Tarayra e Ahmad Safi.
Nel mezzo del caos e della violenza di cui è vittima il popolo palestinese, è nato un movimento pioniere e unico nel suo genere: Palestinian Animal League (PAL), un’organizzazione per i diritti degli animali che lavora nelle zone occupate per denunciare e cancellare la violenza contro “tutti gli esseri viventi”, spiega Ahmed Safi, il fondatore del gruppo che, insieme alla presidente del progetto, Ahlam Tarayra, è appena sbarcato a Madrid per far conoscere la sua causa.
Un movimento a favore degli animali potrebbe essere percepito come una preoccupazione secondaria in un clima di costante violenza. Tuttavia, entrambi insistono sul concetto di trasversalità della loro lotta, basata sulla libertà, sulla tutela dell’ambiente e sul benessere degli animali. Per loro è importante – spiegano durante un piccolo evento a loro dedicato nella capitale – che si comprenda che l’occupazione di Israele deriva da una moltitudine di forme di violenza che si intersecano l’un l’altra.
Dopo una breve excursus sulla storia dell’occupazione, Safi sottolinea come la costruzione del muro da parte di Israele non solo ha separato migliaia di famiglie, ma ha impattato negativamente sul comportamento naturale degli animali. “Non è più possibile per gli animali migrare regolarmente e la fauna selvatica è scomparsa”, afferma Safi, chiarendo che questo cambiamento , oltre ad avere un impatto negativo sull’ambiente, rappresenta anche una minaccia per la vita tradizionale della popolazione palestinese.
Ahmed Safi: “La gente vede solo la lotta contro l’occupazione, ma dobbiamo anche lavorare sul tipo di Stato che vogliamo costruire”
La frammentazione del territorio palestinese è uno dei problemi che si trovano ad affrontare, spiega Tarayra mostrando l’immagine di una mappa che indica in rosso un gran numero di aree per l’ addestramento dell’esercito israeliano all’interno della Cisgiordania. “Queste sono aree a rischio, piene di mine che esplodono causando danni sia agli esseri umani che agli animali selvatici”.
Ma questa non è l’unica forma di violenza che danneggia la vita e l’ecosistema palestinese. Gli attivisti pongono l’accento anche sui rifiuti tossici che Israele sversa nei villaggi palestinesi, causando la contaminazione di migliaia di persone e di animali.
Tarayra e Safi sono consapevoli che il loro attivismo deve affrontare il doppio ostacolo della guerra e delle impalcature culturali del popolo palestinese. “Tutti stiamo lottando. Ma la gente vede solo la lotta contro l’occupazione, mentre dobbiamo lavorare anche sul tipo di Stato che vogliamo costruire “, afferma il fondatore di PAL.
Cani randagi e mancanza di risorse
“L’occupazione porta con sé un vuoto giuridico in termini di diritti umani, ma anche in termini di leggi per il benessere degli animali”, sostiene l’attivista in un inglese fluente. Safi, che prima del suo intervento aveva raccontato a Pùblico di come nel 2011 era iniziata la sua lotta, completa la denuncia della sua compagna sostenendo che in Palestina c’è un “serio problema con i cani randagi”. Il modo per limitare la crescita dei branchi nei villaggi è sempre stato “lo sparo e la violenza”, ma ora PAL sta lavorando a programmi di sterilizzazione per arginare questo fenomeno.
Ahlam Tarayra: “L’occupazione porta con sé un vuoto giuridico in termini di diritti umani, ma anche in termini di leggi per il benessere degli animali”
Tuttavia, spiega Tarayra, la mancanza di risorse rende difficile le attività veterinarie svolte da PAL, così come i controlli di sicurezza israeliani, che sequestrano i sedativi per i cani sostenendo che possono essere usati come “arma di guerra” contro i coloni.
A questo dobbiamo aggiungere i protocolli di pratica veterinaria, che vengono elaborati in Occidente, e che impediscono l’uso di sedativi o altri tipi di antidolorifici naturali. “Non possono dirti dalla Spagna come curare i leoni del Congo”, dice ironicamente Safi, anche per denunciare che, a volte, gli animalisti occidentali mettono in discussione il suo modo di lavorare.
La violenza incanalata sugli animali
“L’occupazione genera violenza”, concordano gli attivisti. Pertanto, il focus di alcune delle loro attività è diretto all’educazione dei bambini palestinesi. Uno degli effetti del conflitto infatti è che le persone depenalizzano moralmente la violenza contro gli animali e che, a volte, i giovani canalizzano le loro frustrazioni – in uno scenario di assedio e di guerra – “tirando calci ai gatti o lanciando sassi agli asini”, afferma Safi.
“Il fatto che siamo occupati non ci dà il diritto di maltrattare gli animali”
Tuttavia, aggiunge Tarayra, ci sono anche cause culturali, come la costruzione patriarcale della società che ” avvilisce i bambini” e li spinge alla violenza. “In Palestina i bambini hanno paura degli animali randagi e li considerano come nemici. Noi insegniamo loro che cambiando comportamento e nutrendoli, possono vederli come amici”, Safi spiega al pubblico.
Ma non è tutto. Il lavoro di PAL è finalizzato all’emancipazione delle persone. “Non vogliamo applicare un’ideologia, ma piuttosto vogliamo che i giovani imparino a pensare con sensibilità”. Pertanto, l’organizzazione opera nelle università e nei college per educare la popolazione più giovane, “quella con la mente più aperta e il minimo condizionamento culturale”.
“Tutte le forme di violenza sono interconnesse e la questione dei diritti degli animali fa parte del processo di liberazione della nostra terra e della lotta per i diritti umani”, afferma Tarayra. “Il fatto che siamo occupati non ci autorizza a maltrattare gli animali”.
Traduzione video : “Siamo stati educati a comportarci con violenza verso gli Animali. Il primo istinto dei genitori è insegnare ai figli a tirare sassi ai cani. C’è una lotta di potere, per sopravvivere le persone devono “annullare” gli altri. Nonostante noi viviamo sotto occupazione e siamo soggetti alla violenza, non dobbiamo riversare la violenza sugli altri. Molte persone dicono : ”Dobbiamo ottenere i nostri diritti prima di pensare ai diritti degli Animali”. Oppure dicono: “Non abbiamo bisogno ora di pensare al benessere animale, è una preoccupazione occidentale” Ma noi crediamo che l’occupazione non giustifichi alcuna violenza verso gli Animali e l’ambiente,o qualsiasi tipo di violenza nella nostra comunità”. Come gruppo di giovani abbiamo sentito il bisogno di comunicare questa questione alla nostra comunità,come risultato del nostro senso di responsabilità e come obbligo morale abbiamo fondato Palestinian Animal League.Le attività dell’Associazione includono: aumentare la consapevolezza dei giovani riguardo il benessere animale e il veganismo; promuovere il benessere degli Animali “da lavoro” e la collaborazione con la municipalità e le altre istituzioni; normare i negozi di Animali e promuovere le adozioni. Attualmente non abbiamo una legge che faccia sì che i diritti e il benessere degli Animali vengano rispettati. Noi pensiamo che questa sia una delle leggi più importanti da emanare. Il nostro obiettivo è raggiungere il rispetto e l’accettazione delle altre creature viventi attorno a noi e apprezzare la loro natura e le loro differenze. Capire che gli esseri viventi non sono solo gli umani, ma tutto ciò che vive sulla Terra”.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org
Fonte: https://www.publico.es/sociedad/palestinian-animal-league-lucha-transversal-violencia-ocupacional.html