Lobby israeliana tenta di bloccare il visto australiano per il poeta Remi Kanazi

“Se osi sfidare le ben documentate violazioni dei diritti umani di Israele, che includono torture e confessioni forzate, cercheranno di costringerti al silenzio”.

 

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di Ali Abunimah, 29 marzo 2019

Copertina – Remi Kanazi (PalFest)

 

La lobby israeliana in Australia sta cercando di impedire al poeta palestinese-americano Remi Kanazi di ottenere un visto per parlare nel paese.

La partecipazione di Kanazi è inserita nel programma della conferenza annuale sul marxismo che si terrà il mese prossimo a Melbourne e a cui farà seguito un tour di esibizioni in Australia.

Kanazi ha dichiarato a The Electronic Intifada di avere richiesto una Electronic Travel Authority il 27 marzo- un’autorizzazione online per recarsi in Australia.

Nel giro di poche ore ha ricevuto una e-mail che lo informava: “È stata effettuata una valutazione automatica. Sfortunatamente la sua domanda è una delle poche domande che non possono essere approvate a causa dei controlli richiesti dal governo australiano.”

Kanazi ha detto che intende seguire le istruzioni contenute nell’e-mail per portare avanti la sua domanda tramite un consolato australiano e che spera di visitare il paese come previsto.

Ma, nel portare avanti la procedura, Kanazi deve anche affrontare una campagna di diffamazione e pressioni da parte di attivisti anti-palestinesi che lo spacciano come antisemita e sostenitore del “terrorismo” – tattiche standard di Israele e dei suoi gruppi di pressione che cercano di mettere a tacere i palestinesi e coloro che difendono i loro diritti.

Diffusamente pubblicato, Kanazi ha infatti usato per anni la sua poesia e il commento politico per trasmettere un forte messaggio antirazzista ed esprimere solidarietà alle lotte di liberazione dei popoli in Palestina, negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

Più di 1.200 persone hanno risposto alla campagna diffamatoria firmando una petizione che sollecita il governo australiano a concedere il visto di Kanazi.

 

Sfruttare il massacro di Christchurch

 

Il sito Web news.com.au ha riferito che la Commissione anti-diffamazione ha scritto al ministro dell’immigrazione David Coleman per mettere in evidenza “una serie di post sui social media di Kanazi e dichiarazioni a sostegno dei terroristi e che demonizzano Israele”.

Il gruppo pro-Israele sul suo sito web si vanta anche della sua “richiesta di fermare il visto” per “il sostenitore del BDS” Kanazi – un riferimento al movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni per i diritti dei palestinesi.

I lobbisti pro-Israele hanno anche cercato di sfruttare il massacro di 50 persone da parte di un suprematista bianco in due moschee in Nuova Zelanda per dare seguito al loro proposito.

Il presidente della Commissione anti-diffamazione Dvir Abramovich ha detto che Kanazi “non ha motivo di venire qui a diffondere il suo programma tossico” nel “post-massacro di Christchurch”.

                    Invictapalestina sostiene Edizioni Q 

Il gruppo anti-palestinese ha citato il sostegno di Kanazi a Rasmea Odeh, la palestinese che nel 1969 sopravvisse a tortura e violenze sessuali nella detenzione militare israeliana prima di essere costretta a firmare una confessione per presunto coinvolgimento in due attentati dinamitardi a Gerusalemme, uno dei quali uccise due civili.

Condannata da un tribunale militare israeliano, Odeh ha trascorso 10 anni in prigione prima del suo rilascio avvenuto grazie a uno scambio.

La stessa Odeh è stata a lungo bersaglio della lobby israeliana e di recente si è vista revocare il visto per parlare in Germania, decisione per la quale il governo di Israele ha rivendicato il merito.

“La Commissione anti-diffamazione ha usato come arma il massacro di massa di 50 musulmani, inclusi almeno sei palestinesi, per attaccarmi. Inoltre, gruppi come l’ADC appoggiano spudoratamente l’apartheid israeliana e imbiancano la spoliazione di terra, risorse e dignità palestinese”, ha detto Kanazi a The Electronic Intifada.

“Se osi sfidare le ben documentate violazioni dei diritti umani di Israele, che includono torture e confessioni forzate, cercheranno di costringerti al silenzio”.

“I palestinesi e un coro crescente di voci che sostengono la libertà palestinese non si tireranno indietro di fronte a queste tattiche di pressione”, ha aggiunto Kanazi. “Sappiamo che milioni di persone in Australia e in tutto il mondo sono con noi e che la storia è dalla nostra parte”.

 

Campagna segreta

 

Kanazi è già stato obiettivo di una campagna segreta.

L’anno scorso The Forward e ProPublica hanno rivelato che l’Israel on Campus Coalition – gruppo che coordina segretamente la sua campagna di “guerra psicologica” con il ministero israeliano degli affari strategici – aveva pubblicato annunci Facebook anonimi che diffamavano Kanazi prima delle sue apparizioni nei campus degli Stati Uniti.

Gli sforzi dell’Israel on Campus Coalition fanno parte di una più ampia campagna segreta coordinata da Israele smascherata dal documentario clandestino di Al Jazeera The Lobby-USA.

Ma Kanazi non è il primo oratore palestinese ad affrontare delle sfide per entrare in Australia.

Nel 2016, chi scrive si è vista negata una Electronic Travel Authority quando fu invitato dagli organizzatori della conferenza sul marxismo. Alle autorità australiane è stato chiesto di applicare un diverso tipo di visto destinato agli oratori e ai partecipanti alla conferenza.

Questa domanda dovette affrontare ritardi inspiegabili, ma dopo che gli australiani ebbero organizzato una campagna pubblica, un giorno prima della partenza il visto fu concesso e il tour è andato avanti.

Chi scrive ha anche affrontato la cancellazione di un’a presenza programmata all’Università di Sydney, un apparente atto di censura annullato dopo una pubblica protesta.

L’anno seguente, l’Australia ha revocato il visto di Bassem Tamimi, un tempo dichiarato prigioniero di coscienza da Amnesty International.

A Tamimi fu detto con una lettera del dipartimento per l’immigrazione che “di recente si è venuti a conoscenza di informazioni che indicano che c’è il rischio che elementi del pubblico reagiscano negativamente alla sua presenza in Australia per le sue opinioni sulle continue tensioni politiche in Medio Oriente.”

Bassem Tamimi è il padre dell’adolescente Ahed Tamimi, che nel dicembre 2017 è stata imprigionata dall’esercito israeliano per aver spintonato e schiaffeggiato soldati occupanti armati che invadevano la proprietà della sua famiglia, poco dopo che i soldati avevano sparato e ferito gravemente suo cugino quindicenne.

La famiglia Tamimi ha affrontato anni di violente rappresaglie e persecuzioni per la sua campagna nonviolenta di resistenza al furto di terra da parte dei coloni israeliani nel loro villaggio occupato di Nabi Saleh in Cisgiordania.

Ma l’obiettivo di Israele e della sua lobby è quello di ribaltare questa realtà, ritrarre le vittime dell’occupazione militare israeliana come colpevoli, diffamare come razzisti gli oppositori del razzismo ufficiale israeliano, dell’incitamento al genocidio e dell’apartheid, e etichettare ogni opposizione all’occupazione militare israeliana come “terrorismo” e antisemitismo.

“La commistione fra sostegno alla resistenza palestinese e antisemitismo è un tropo comune”, ha detto Vashti Kenway, un organizzatore della conferenza marxista, facendo notare false accuse simili anche contro il leader del partito laburista britannico Jeremy Corbyn e la parlamentare statunitense Ilhan Omar.

“È una calunnia e agisce per mettere a tacere voci palestinesi”, ha aggiunto Kenway. “Difendere i diritti umani dei palestinesi a resistere all’occupazione e alla guerra intrapresa contro di loro è pienamente giustificato”.

Nasser Mashni, del gruppo Australians for Palestine, ha condannato il rifiuto dato alla prima domanda di Kanazi: “Questa decisione è un atto di censura selettiva, con una motivazione politica. È chiaro che il governo sta deliberatamente mettendo a tacere e impedendo ai difensori dei diritti umani e alle voci palestinesi per la giustizia di essere ascoltati in Australia”.

 

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

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