Lo sciopero arriva un giorno prima delle elezioni israeliane, nella cui campagna una sfilza di candidati di destra ha fatto a gara per brindare agli attacchi contro il popolo palestinese, compresi i palestinesi a Gaza e i prigionieri politici palestinesi.
8 aprile 2019
Copertina – Opera di Josh MacPhee per la campagna Decolonize This Place #DignityStrike
Prigionieri palestinesi hanno annunciato lunedì 8 aprile il lancio di uno sciopero della fame collettivo nelle carceri israeliane per chiedere la fine della repressione in corso all’interno delle prigioni, che si è ora intensificata. Lo sciopero è guidato da leader di tutti i partiti politici e organizzazioni palestinesi all’interno delle carceri israeliane, con 120 prigionieri che lanciano lo sciopero della fame aperto come primo passo verso uno sciopero della fame collettivo di tutti i prigionieri, in una dichiarazione di “seconda battaglia della dignità (Karameh).”
Il ‘Centro Handala per i prigionieri e gli ex prigionieri’ ha dichiarato che lo sciopero è stato lanciato dopo che il servizio carcerario israeliano è venuto meno alle intese precedentemente concordate per ridurre il livello di repressione imposto ai prigionieri. In particolare, ha detto Allam Kaaba, in un primo momento l’amministrazione della prigione aveva acconsentito a permettere le telefonate a tutti tranne che a quelli classificati dall’occupazione come “questioni di sicurezza”, ma poi ha ritrattato quell’accordo. I prigionieri sono rappresentati da un gruppo dirigente che rappresenta tutte le forze politiche; Ahmad Sa’adat, incarcerato leader nazionale palestinese e segretario generale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, fa parte di questo comitato di coordinamento.
Lo sciopero arriva un giorno prima delle elezioni israeliane, nella cui campagna una sfilza di candidati di destra ha fatto a gara per brindare agli attacchi contro il popolo palestinese, compresi i palestinesi a Gaza e i prigionieri politici palestinesi.
Come parte degli sforzi per la sua campagna, Gilad Erdan, ministro israeliano per la Sicurezza Interna, ha imposto ancora più severe misure repressive nei confronti dei prigionieri palestinesi accanto a annunci e manifestazioni pubbliche per cercare di aumentare il sostegno al Likud. (Va notato che Erdan è anche a capo del Ministero degli Affari Strategici, responsabile delle campagne globali contro il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) e la solidarietà per la Palestina. In questo contesto, Erdan ha focalizzato specifici attacchi verso le organizzazioni per i diritti umani e gruppi di solidarietà che sostengono i prigionieri palestinesi, incluso Samidoun).
Questi attacchi repressivi hanno incluso svariate invasioni di celle, stanze e sezioni di prigionieri da parte di unità repressive pesantemente armate. Gli oggetti personali dei prigionieri sono stati perquisiti e confiscati, e molti prigionieri sono stati trasferiti da una sezione all’altra. I prigionieri sono stati picchiati da queste forze, che hanno anche sparato gas lacrimogeni all’interno dello spazio ristretto delle sezioni della prigione, causando lesioni multiple. Migliaia di libri sono stati confiscati ai prigionieri, mentre per molti di essi sono state bandite le visite familiari, specialmente per quelli associati al movimento di Hamas. Inoltre, sono stati installati nelle carceri dispositivi come telecamere di sorveglianza e presunti disturbatori per telefoni cellulari, aumentando ulteriormente il livello di sorveglianza dei prigionieri.
Questi attacchi sono giunti sotto l’egida del comitato di Erdan per “esaminare le condizioni dei prigionieri” al fine di “imporre una nuova realtà” ai prigionieri palestinesi – progettati apposta per annullare i diritti che i prigionieri si sono conquistati con anni di lotte, compresi scioperi della fame e altre proteste. Le richieste dei prigionieri includono: l’installazione di telefoni pubblici nelle carceri per consentire loro di comunicare con le proprie famiglie, la rimozione dei dispositivi di disturbo, il ritorno alla normalità delle visite di famiglia e l’abolizione di tutte le misure repressive, sanzioni e penalità imposte ai prigionieri.
Secondo ultime notizie in report dalla Palestina, i leader chiave del movimento dei prigionieri e il movimento di liberazione nazionale palestinese nel suo complesso hanno aderito allo sciopero e in centinaia stanno pianificando di aderire allo sciopero nei prossimi giorni. Lo sciopero è programmato in modo da intensificarsi il 17 aprile, giornata stabilita sia in Palestina che internazionalmente come giorno dei prigionieri palestinesi. Ci sono attualmente circa 5.500 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, tra cui 48 donne, 230 bambini e quasi 500 detenuti senza accusa né processo in detenzione amministrativa a tempo indeterminato.
Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network esprime il suo più forte sostegno al movimento dei prigionieri palestinesi nel momento in cui lancia questa battaglia cruciale per la dignità e la giustizia. Esortiamo le persone in tutto il mondo ad agire per sostenere lo sciopero dei prigionieri e unirsi alla loro lotta. I prigionieri palestinesi non saranno isolati o lasciati soli! La solidarietà internazionale è fondamentale per creare sostegno, attenzione e pressione per aiutarli a ottenere l’accoglimento delle loro richieste.
Agire!
1) Organizza o partecipa a un evento o protesta per i prigionieri palestinesi. Da oggi, organizza dimostrazioni, azioni ed eventi e partecipa alla Settimana d’azione dei prigionieri dal 17 al 24 aprile 2019!È possibile organizzare un tavolo informativo, un raduno, uno sciopero della fame di solidarietà, una protesta o un’azione per sostenere i prigionieri. Se stai già organizzando un evento sulla Palestina o sulla giustizia sociale, includi la solidarietà con i prigionieri come parte della tua azione. Invia i tuoi eventi e rapporti a samidoun@samidoun.net.
2) Scrivi lettere e telefona per protestare contro la violazione dei diritti dei prigionieri palestinesi.Chiedi al tuo governo di agire perché smetta di sostenere l’occupazione israeliana o faccia pressione sullo stato israeliano perché ponga fine alle politiche di repressione dei prigionieri politici palestinesi.
Chiama durante i normali orari d’ufficio del tuo paese:
• Ministro degli esteri australiano Marise Payne: + 61 2 6277 7500
• Ministro degli Esteri canadese Chrystia Freeland: + 1-613-992-5234
• Commissario dell’Unione europea Federica Mogherini: +32 (0) 2 29 53516
• Ministro degli affari esteri della Nuova Zelanda, Winston Peters: +64 4 439 8000
• Segretario degli Esteri del Regno Unito, Jeremy Hunt: +44 20 7008 1500
• Presidente degli Stati Uniti Donald Trump: 1-202-456-1111
3) Boicottaggio, disinvestimento e sanzione. Unisciti alla campagna BDS per evidenziare la complicità di aziende come Hewlett-Packard e il continuo coinvolgimento della G4S nelle attività di polizia e nelle prigioni israeliane. Costruisci una campagna per boicottare i beni israeliani, imporre un embargo militare a Israele o organizzare il boicottaggio accademico e culturale di Israele.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org