La dichiarazione rilasciata in tribunale dall’attivista del BDS Majed Abusalama, processato per aver protestato contro il discorso di un membro della Knesset a Berlino.
Majed Abusalama – 18 aprile 2019
Foto di copertina: “È un mio dovere civile parlare per la mia comunità palestinese” (AFP)
Mi trovo nel bel mezzo di un incubo perché ho osato chiedere uguaglianza, giustizia, libertà e dignità per i Palestinesi. In Germania il mio attivismo come membro del movimento internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) mi ha portato davanti alla corte.
Il mese scorso sono state formulate delle accuse contro di me e contro i miei due compagni ebrei, Ronnie Barkan e Stavit Sinai. Insieme, siamo conosciuti come gli “#humboldt3”, perché alla Humboldt University di Berlino abbiamo protestato pacificamente contro il discorso del membro della Knesset Aliza Lavie, sostenitrice della guerra di Israele del 2014 nella Striscia di Gaza assediata.
Sono stato profondamente toccato dal sostegno internazionale che abbiamo ricevuto durante questa dura prova. Tuttavia, abbiamo ancora bisogno del sostegno di tutti i difensori dei diritti umani e degli amici della Palestina, dal momento che a seguito della pressione israeliana, finalizzata a una condanna, stiamo affrontando un nuovo processo.
Molti mi hanno detto che supererò tutto questo, ma quello che potrebbero non sapere è che l’essere sopravvissuto a tre decenni di occupazione israeliana, a violenze, oppressione e punizioni collettive, mi ha insegnato a non mollare mai.
In aula, seduto come un criminale, ho rilasciato la seguente dichiarazione.
Umanità condivisa
Sono qui per essere processato come un criminale, insieme ai miei compagni, per aver osato parlare pubblicamente dei crimini contro l’umanità di cui Israele è responsabile nella mia amata Palestina. È stato naturale per me, come umanista e come Palestinese, contestare Aliza Lavie, che ha fatto parte della coalizione che nel 2014 decise di massacrare, espellere, bombardare, torturare, imprigionare e cancellare il mio amato popolo.
Era mio dovere morale ricordare i suoi crimini contro l’umanità. Durante l’intervento di Lavie , sono stato zitto, e ho ascoltato con dolore le sue parole. L’ho sentita parlare con gioia del suo Paese cosiddetto democratico, ma in realtà si rallegrava senza vergogna del sangue della mia gente.
C’era un’immagine che vedevo nella mia mente e sentivo nel mio cuore: quella dei miei amici che hanno perso le loro membra mentre protestavano pacificamente.
C’era un’immagine che vedevo nella mia mente e sentivo nel mio cuore: quella dei miei amici che hanno perso le loro membra mentre protestavano pacificamente per la giustizia e la libertà all’interno del ghetto di Gaza.
Ho pensato a tutta la mia famiglia e ai miei amici che vivevano una vita brutale e orribile sotto l’apartheid israeliano, imprigionati e puniti illegalmente in modo collettivo.
Ho visto decine di migliaia di case distrutte durante i massacri israeliani. Centinaia di migliaia di Palestinesi sono stati resi senzatetto in seguito al massacro di Gaza del 2014 e ad altri attacchi israeliani.
Vostro onore, se lei fosse al mio posto, e non lo sarà, perché non capirà mai la sensazione che si prova aspettando che una bomba cada sulla casa della tua famiglia o del tuo vicino, capirebbe quanto sia difficile vivere in questo continuo orrore.
Dovere collettivo
Nel 2014 mi hanno sparato a una gamba mentre protestavo pacificamente piantando alberi di ulivo vicino alla barriera di Gaza. Lavie, che è stata nella Knesset dal 2013, è tra coloro che sono responsabili del proiettile che mi ha reso disabile per mesi e che mi ha danneggiato per tutta la vita.
Le nostre azioni all’Università di Humboldt dovrebbero essere onorate, poiché è dovere morale di ogni umanista parlare contro i criminali, specialmente quelli che sono complici di delitti contro l’umanità. Come attivisti per i diritti umani, questo è il nostro dovere collettivo e non solo in Israele, ma anche in Europa e nello specifico in Germania, dove viviamo.
Noi difensori dei diritti umani pensiamo che sia un nostro dovere collettivo affrontare qualsiasi criminale, non solo in Israele, ma anche in Europa.
Noi, Palestinesi ed Ebrei fuggiti dall’apartheid israeliano, siamo qui in Germania per adempiere al nostro dovere civile e morale di lottare per la solidarietà transnazionale, per l’uguaglianza e la giustizia, per riunire tutte le comunità attorno alla nostra comune umanità.
Sono venuto a vivere in Germania come cittadino di questo mondo, sperando che non avrei più sofferto sotto l’oppressione dell’apartheid israeliano. Ma ho scoperto che l’apartheid israeliano si sta diffondendo anche in Germania.
Paura di parlare
Le migliaia di Musulmani e Palestinesi che vivono in Germania non si sentono sicuri di parlare. Sentono di poter essere perseguitati in qualsiasi momento semplicemente per aver urlato ” Palestina Libera” o sognato di tornare liberamente nelle loro case, in conformità con il diritto al ritorno imposto dall’ONU. Temono la persecuzione per il solo fatto di chiedere uguaglianza, dignità, libertà e giustizia a Gaza.
È mio dovere civile parlare per la mia comunità palestinese
Vostro onore, per giorni non sono riuscito a dormire dopo che siamo stati indicati come criminali per aver parlato contro l’apartheid israeliano. Tuttavia, mi rendo conto che è mio dovere di futuro cittadino di questo Paese cambiare la narrativa tedesca sui crimini di Israele.
È mio dovere civile parlare per la mia comunità palestinese e per l’applicazione del diritto internazionale nella nostra terra, oltre che per la nostra libertà di esprimerci e di protestare in Germania.
Oggi sono di fronte a voi per chiedere giustizia, non solo per me e per i miei compagni, ma per tutti coloro che perseguono la giustizia e l’uguaglianza in Germania e in Palestina”.
La dichiarazione di cui sopra è stata modificata per lunghezza e chiarezza.
Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.
Majed Abusalama è un difensore dei diritti umani, studioso e giornalista indipendente proveniente dal campo profughi di Jabalia a Gaza. Ha lavorato con ONG internazionali e palestinesi sulla intersezionalità di sostenibilità, aiuti, imprenditorialità e trasformazione organica dei conflitti. Tweets @ MajedAbusalama.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invitapalestina.org