Secondo il documento trapelato, se Hamas e la Jihad islamica dovessero rifiutare di firmare l’accordo, contro di loro verrebbe lanciata una guerra con il pieno sostegno dagli Stati Uniti
Staff di MEE – 7 maggio 2019
Immagine di copertina: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump trasferisce l’ambasciata americana a Gerusalemme nel maggio 2018 (AFP)
Il quotidiano israeliano Israel Hayom ha rivelato martedì alcuni dettagli di un presunto documento che farebbe parte del ” Piano del Secolo” di Donald Trump e che sarebbe stato fatto circolare tra i funzionari del ministero degli Esteri israeliano.
Middle East Eye non ha potuto verificare in modo indipendente il contenuto del documento trapelato, la cui fonte era anonima.
Israel Hayom ha riferito che alcuni termini del documento sono stati menzionati dal consigliere del presidente Trump in Medio Oriente nonché suo genero Jared Kushner e dal suo consigliere in Israele, Jason Greenblatt, nei loro colloqui informali con i funzionari israeliani.
Il giornale è vicino al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che mantiene un rapporto amichevole con Trump, Kushner e Greenblatt.
Secondo i dettagli trapelati, l’Accordo del Secolo sarà firmato da tre partiti: Israele, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) e il movimento di Hamas che governa la Striscia di Gaza assediata.
Dopo la firma dell’accordo, uno Stato palestinese chiamato “Nuova Palestina” verrebbe costituito nella West Bank e nella Striscia di Gaza, ora occupate. Le elezioni si terrebbero dopo un anno e nel corso di tre anni Israele inizierebbe a liberare gradualmente i prigionieri palestinesi.
Il destino di Gerusalemme
Riguardo al destino di Gerusalemme, che l’amministrazione Trump ha riconosciuto come capitale israeliana nel dicembre 2017 e dove ha trasferito l’ambasciata nel maggio 2018, il documento afferma che la città santa rimarrà indivisa, ma le responsabilità saranno condivise tra Israele e “Nuova Palestina” , con Israele che manterrebbe il controllo generale.
I residenti palestinesi di Gerusalemme sarebbero cittadini dello Stato palestinese, ma la municipalità israeliana di Gerusalemme rimarrebbe responsabile delle questioni relative alla terra. La “Nuova Palestina” pagherebbe le tasse al municipio israeliano e in cambio si occuperebbe dell’istruzione dei Palestinesi residenti in città.
La popolazione palestinese di Gerusalemme è stimata in circa 435.000 abitanti. Attualmente i Palestinesi gerosolimitani detengono dei documenti di residenza permanenti – che Israele può però revocare se vivono fuori città per un certo periodo di tempo – e non hanno diritto di cittadinanza
Dal 1967, i Palestinesi hanno boicottato le elezioni comunali, poiché le considerano parte integrante dell’occupazione israeliana della città.
L’accordo manterrebbe lo status quo dei luoghi santi della città e agli Ebrei israeliani non sarà permesso acquistare case palestinesi e viceversa.
Nel contempo, gli insediamenti israeliani in Cisgiordania – che sono ritenuti illegali dal diritto internazionale – sarebbero formalmente riconosciuti come parte di Israele.
Striscia di Gaza
Secondo il documento, l’Egitto offrirà della terra vicino alla striscia di Gaza perchè lo stato della “Nuova Palestina” vi possa costruire un aeroporto, delle fabbriche e infrastrutture per il settore commerciale e agricolo, senza però consentire ai Palestinesi di abitarvi.
Le terre egiziane da includere nell’accordo verrebbero stabilite in una data successiva, con questa parte dell’accordo da attuare entro cinque anni dalla firma dello stesso.
A 30 metri dal suolo verrebbe costruita un’autostrada che attraverserebbe Israele per collegare l’ormai isolata Striscia di Gaza con la Cisgiordania. La Cina pagherebbe il 50 percento del costo della strada; Corea del Sud, Australia, Canada, Stati Uniti e UE pagherebbero ciascuno il 10 percento.
Il documento indicherebbe che gli Stati Uniti, l’UE e non ben specificati Stati del Golfo finanzierebbero e sponsorizzerebbero l’accordo, spendendo un totale di 30 miliardi di dollari – o 6 miliardi di dollari all’anno – nell’arco di cinque anni, per finanziare i progetti in “Nuova Palestina”.
Secondo il documento, gli Stati Uniti pagherebbero il 20% del costo per tali progetti, o 1,2 miliardi di dollari l’anno,la UE il 10%, mentre gli Stati del Golfo farebbero la parte del leone con il 70%.
Attualmente gli Stati Uniti elargiscono a Israele 3,8 miliardi di dollari all’anno in aiuti militari come parte di un accordo decennale da record firmato nel 2016.
“Nuova Palestina” non avrebbe il permesso di creare un esercito, mantenendo solo una forza di polizia. Un trattato di protezione sarebbe firmato tra Israele e “Nuova Palestina” , secondo il quale il nascente Stato pagherebbe Israele per difenderlo da eventuali attacchi stranieri. Se necessario, anche gli Stati arabi contribuirebbero a pagare Israele in cambio della protezione della Nuova Palestina.
Punizioni e denaro
Una volta firmato l’accordo, Hamas – il partito di governo di Gaza e il principale movimento di resistenza palestinese armato – dovrebbe consegnare tutte le sue armi, incluse le armi personali, alle autorità egiziane. I rappresentanti di Hamas riceverebbero una ricompensa in cambio delle loro armi così come uno stipendio mensile erogato dagli Stati arabi.
La Striscia di Gaza sarebbe riaperta al commercio con il mondo esterno attraverso le frontiere e i terminal israeliani. Fino a quando un porto marittimo e un aeroporto non saranno costruiti sulle terre palestinesi, i Palestinesi utilizzerebbero gli aeroporti e i porti marittimi israeliani.
Il documento stabilirebbe che l’OLP e Hamas affronterebbero “punizioni” nel caso si rifiutassero di firmare l’accordo del secolo – con gli Stati Uniti che smetterebbero di finanziare tutti i progetti a beneficio dei Palestinesi e chiedendo ad altri di farlo.
Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno già tagliato tutti i finanziamenti all’agenzia ONU per i profughi palestinesi, l’UNRWA e hanno anche interrotto i finanziamenti per gli ospedali palestinesi a Gerusalemme.
Se l’OLP firmasse l’accordo, ma se sia Hamas che la Jihad Islamica si rifiutassero di farlo, verrebbe lanciata una guerra contro entrambe le organizzazioni, con il pieno sostegno degli Stati Uniti.
Se fosse Israele a rifiutarsi di firmare l’Accordo, gli Stati Uniti, secondo il documento, cesserebbero il loro sostegno economico.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org