Nonostante tutti gli sforzi di propaganda di Israele, l’evento potrebbe rivelarsi un fallimento.
Asa Winstanley – 6 maggio 2019
Immagine di copertina: Uno dei partecipanti che rappresenteranno la Germania all’Eurovision Song Contest a Tel Aviv, Israele, maggio 2019 [Gina Wetzler / Getty Images]
L’Eurovision Song Contest si svolgerà in Israele alla fine di questo mese.
Il governo israeliano considera l’evento come una grande opportunità di propaganda, tanto che il concorso è stato sostenuto da oltre 30 milioni di dollari di finanziamenti governativi.
E’ stato decretato “progetto nazionale” e come tale richiede grandi sforzi.
Ma i recenti rapporti israeliani suggeriscono che, nonostante tutto questo impegno, l’evento potrebbe risolversi in un fallimento totale, con future conseguenze negative sugli sforzi di Israele di influenzare a suo favore l’opinione pubblica mondiale.
Da quando Israele ha vinto il concorso l’anno scorso (in circostanze dubbie), l’Eurovision di Tel Aviv è stato l’obiettivo di una grande campagna del movimento BDS. Il boicottaggio globale guidato dai Palestinesi ha causato un grande scalpore.
Centinaia di eminenti personalità di tutto il mondo hanno chiesto il boicottaggio dell’evento, tra cui 140 musicisti, cineasti e altri artisti di fama internazionale.
A gennaio, l’indie rock band Wolf Alice, l’attore Maxine Peake e il leggendario musicista Peter Gabriel hanno dichiarato pubblicamente di sostenere la campagna di boicottaggio.
“Eurovision può anche essere un intrattenimento leggero, ma non è esente da considerazioni relative ai diritti umani”, hanno scritto in una lettera al Guardian, affermando che qualsiasi “dichiarazione per celebrare la diversità e l’inclusione suona falsa in queste circostanze”.
Più recentemente, gli attivisti palestinesi hanno specificamente chiesto ad Hatari (il gruppo islandese partecipante al concorso) di ritirarsi dall’evento.
La band ha in passato sostenuto i diritti dei Palestinesi, e ad un certo punto sembrò che il governo israeliano stesse valutando la possibilità di bandirla dall’entrare nel Paese.
Si dice che la band possa fare una sorta di dichiarazione sul palco, anche se ora, date le minacce del governo israeliano, sembrerebbe improbabile.
Del resto PACBI, il gruppo palestinese che sostiene il boicottaggio accademico e culturale di Israele, ha dichiarato che “gli artisti che insistono nell’ignorare il boicottaggio palestinese e che si esibiranno a Tel Aviv sfidando le nostre richieste, non potranno compensare il danno che apportano alla nostra lotta per i diritti umani “bilanciando” la loro azione complice con qualche progetto con i Palestinesi”.
Nonostante tutti gli sforzi di propaganda di Israele, l’evento potrebbe essere un fallimento.
Un recente articolo di Globes (in pratica la copia israeliana del Financial Times) ha riferito che il boom turistico previsto in occasione di Eurovision non si è ancora visto.
Oltre ai prezzi degli hotel, tornati ai normali prezzi stagionali, “molti biglietti per le esibizioni non sono ancora stati venduti”, ha riferito il quotidiano.
Le esibizioni per le quali ci sono ancora molti biglietti invenduti sono “le finali, due semifinali e le rispettive prove “.
“La situazione in Israele non è normale”, ha detto al Jerusalem Post William Lee Adams, un blogger e fan dell’Eurovision.
“Non ho mai visto un evento in cui ci siano così tanti posti invenduti con la data così vicina allo spettacolo. I biglietti per gli spettacoli dal vivo di solito tendono a esaurirsi immediatamente “, ha detto.
Potrebbe essere questo un segnale che il clamore del boicottaggio dell’Eurovision 2019 a Tel Aviv sta avendo un effetto economico concreto? Il BDS sta iniziando a far male?
Forse è troppo presto per dirlo con certezza. Secondo l’articolo di Globes, un fattore che causa la vendita rallentata dei biglietti rispetto al solito è che hanno un costo superiore rispetto alle precedenti edizioni di Eurovision negli altri Paesi.
Ma sembra probabile che la campagna BDS “Eurovision a Tel Aviv”, ampiamente diffusa, sia almeno uno dei fattori che causano difficoltà nella vendita dei biglietti.
Anche la lettera contro il boicottaggio pubblicata questa settimana sul Guardian e scritta da celebrità filo-israeliane (di fatto un gruppo di facciata di un’organizzazione di lobby pro-israeliane), ha paradossalmente fatto pubblicità al boicottaggio, facendolo conoscere anche a chi non ne era ancora al corrente.
Come ha scritto il PACBI in un recente tweet,
“Nessuno vuole fare festa con l’apartheid”.
Nessuno vuole far festa con l’apartheid! @Eurovision in apartheid Tel Aviv si avvia ad essere un flop per l’industria del turismo di Israele, con centinaia di biglietti invenduti, alberghi vuoti. # BoycottEurovision2019 #MadonnaDontGo # ESC2019 #DareToDream # Eurovision2019 #Eurovision @EBU_HQ
Israele dovrebbe recepire il messaggio: il suo problema non sono le inefficaci relazioni pubbliche. L’opinione pubblica in generale comprende abbastanza bene che il vero problema di Israele è il modo in cui tratta i Palestinesi.
Altre distrazioni, insabbiamenti e “progetti nazionali” non risolveranno questo problema. Lo farà solo la fine dell’occupazione e dell’apartheid e il ritorno dei rifugiati.
Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale del “Monitor de Oriente”.
Asa Winstanley – editor associato con The Electronic Intifada, Asa Winstanley è un giornalista investigativo che vive a Londra e visitare regolarmente la Palestina dal 2004
Trad Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org