Le donne a Gaza devono confrontarsi con norme di genere patriarcali e divisioni politiche intra-palestinesi, ma non è possibile occuparsi dei loro bisogni se Israele non pone fine al blocco.
Anwar Mhajne (*) – 17 maggio2019
Immagine di copertina: L’ospedale Al-Shifa a Gaza durante l’operazione “Margine Protettivo”, il 9 agosto 2014. (Basel Yazouri / Activestills.org)
Durante le operazioni militari la violenza colpisce sia gli uomini che le donne, ma le donne spesso affrontano un’ulteriore serie di sfide. Per le donne palestinesi di Gaza in particolare, la violenza che si trovano a dover affrontare è esacerbata dall’interazione tra il patriarcato, il divario politico tra Palestinesi e il blocco di Israele. Nei Territori Palestinesi Occupati, le divisioni politiche interne ostacolano la creazione di efficaci meccanismi di risposta istituzionale. Le norme patriarcali di genere e le tradizioni contribuiscono alla proliferazione e all’accettazione della violenza contro donne e ragazze. E il blocco decennale israeliano di Gaza, che limita pesantemente il movimento di persone e merci dentro e fuori la Striscia, ha creato un ambiente di costante violenza contro le donne.
Secondo un’indagine sulla violenza condotta nel 2011 dall’Ufficio Centrale di Statistiche Palestinese (PCBS), il 37% delle donne, in media, è vittima di violenze di genere in Palestina. Nella Striscia di Gaza, questa cifra sale al 51%.
I rischi di subire violenze di genere aumentano durante i periodi di operazioni militari. Ad esempio, secondo la ricerca sulla violenza contro le donne e le ragazze a Gaza, nel 2014, durante l’operazione Protective Edge, le probabilità di subire violenza domestica sono aumentate considerevolmente. Durante la guerra, ci fu una percentuale del 22% di forme di violenza domestica subita da donne sposate, e un aumento del 30% per le donne non sposate. Inoltre i trasferimenti causati dalle operazioni militari aumentano la probabilità di subire violenze domestiche.
Gli alti tassi di povertà e di disoccupazione, che a Gaza hanno portato a una duratura depressione economica, hanno cancellato fonti di reddito familiare mentre le tradizionali relazioni familiari hanno faticato ad adattarsi a questa situazione in evoluzione. Migliaia di uomini non sono in grado di adempiere al loro tradizionale ruolo di capofamiglia e protettore del nucleo familiare, lasciando le donne a sopportare il peso delle frustrazioni dei loro mariti.
Sebbene a Gaza i tassi di disoccupazione siano elevati (52%), vi è un aumento significativo della partecipazione della forza lavoro femminile, che ha attualmente raggiunto il 26%. Il blocco ha costretto centinaia di donne a lavorare per procurare spesso l’unico introito della famiglia, oltre a continuare ad occuparsi delle faccende domestiche e a prendersi cura dei loro mariti, molti dei quali soffrono di depressione. L’integrazione delle donne nella forza lavoro è emersa per necessità, ma minaccia le identità maschili tradizionali e aggiunge ulteriore tensione nelle famiglie..
La lunga esposizione alla violenza intensifica la quotidiana pressione sui Palestinesi, che rischia di esasperare la violenza di genere. Quando la violenza è pervasiva e prolungata, le relazioni familiari soffrono dei cambiamenti legati al conflitto nei ruoli e nelle attività di genere. Le donne palestinesi i cui mariti sono stati direttamente esposti alla violenza politica hanno il 47% di probabilità in più di sperimentato la violenza psicologica del partner (IPV), l’89% in più di probabilità di segnalare una violenza fisica e 2,2 volte più probabilità di riportare una violenza sessuale. I trasferimenti durante le operazioni militari sono associati a casi di violenza domestica emotiva, comportamenti di controllo e violenza non domestica.
Un’altra implicazione del blocco israeliano è il cambiamento nell’atteggiamento dei giovani (uomini e donne) nei confronti del conservatorismo, causa l’assenza di opportunità di lavoro e di interazione sociale. Giovani uomini e donne sono tornati alla religione e alla tradizione, che regolano le relazioni di genere, come fonte di protezione sociale e personale. Anche le donne e gli uomini istruiti, così come quelli che hanno un regolare impiego, hanno atteggiamenti conservatori sui ruoli e sull’uguaglianza di genere.
Un altro tipo di violenza che le donne subiscono a causa del blocco è la mancanza di accesso ai servizi medici essenziali. Physicians for Human Rights-Israel ha pubblicato lo scorso marzo un rapporto in cui viene descritto come il blocco di Gaza da parte di Israele esiga un prezzo più elevato per la salute delle donne palestinesi rispetto agli uomini palestinesi. Il rapporto ha esaminato tre categorie di pazienti donne affette dal cancro: pazienti che viaggiano da Gaza a Israele per il trattamento, pazienti a cui viene negato il trattamento a causa della parentela con membri di Hamas e pazienti a cui viene sospeso poiché un membro della loro famiglia è in Cisgiordania senza permesso.
Ad alcune donne è stato anche impedito di accompagnare i figli a ricevere cure mediche perché sono imparentate con membri di Hamas. Ad esempio, nell’agosto dello scorso anno, Israele non permise a una madre di Gaza di accompagnare il figlio di 3 anni in un ospedale della Cisgiordania per il trattamento del cancro perché parente di primo grado di un membro di Hamas. La donna dovette ricorrere a Facebook per trovare una donna che potesse accompagnare suo figlio.
Oltre a convivere con l’insicurezza economica, l’aumento della violenza domestica e la perdita di membri della famiglia a causa dell’occupazione, le donne vengono quindi anche punite per le decisioni e le posizioni ideologiche degli uomini della loro famiglia. Oltre all’impatto psicologico dell’esperienza quotidiana della violenza fisica, le donne sono esposte alla violenza emotiva quando viene loro impedito di assistere i loro bambini malati, frustrandole nel loro ruolo di madri.
Le donne a Gaza sperimentano sfide tremende e restrizioni e violazioni dei loro diritti umani fondamentali. Anche se le norme patriarcali hanno un ruolo nella violenza che le donne a Gaza affrontano regolarmente, l’occupazione e il blocco esasperano e introducono altre forme di violenza. Affrontare i bisogni delle donne a Gaza e raggiungere l’uguaglianza di genere non può essere realizzato senza rimuovere il blocco e trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese.
(*) La dottoressa Anwar Mhajne è una cittadina palestinese di Israele. È nativa di Umm Al Fahem, ma nel 2011 si è trasferita negli Stati Uniti per seguire il suo M.A. e più tardi il suo dottorato di ricerca. Anwar è attualmente professoressa d’insegnamento post-dottorato presso il Dipartimento di scienze politiche dello Stonehill College, MA. Twitter: @mhajneam.
Trad: Grazia Parolari “conto ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org