La Germania minaccia il carcere per il giornalista che ha parlato della Palestina

le relazioni della Germania con Israele potrebbero correre “un considerevole pericolo” se gli fosse permesso di parlare…

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di Riri Hylton, luglio 2019

Copertina – Khaled Barakat (No One Is Illegal Vancouver)

 

Le autorità tedesche hanno vietato al giornalista palestinese-canadese Khaled Barakat di parlare a Berlino durante un evento in solidarietà con la Palestina, sostenendo che i suoi discorsi ‘antisemiti’ rappresentavano una minaccia per l’ordine pubblico e potevano minare le relazioni tra il paese e Israele.

All’attivista è stato proibito di partecipare a futuri eventi politici ed è stato minacciato di carcere fino a un anno, segnando un altro successo nella richiesta della lobby israeliana di reprimere le critiche all’estero.

Barakat era stato invitato a parlare il 22 giugno a Berlino ad un evento della comunità araba per discutere della liberazione palestinese e delle sue implicazioni per altre comunità arabe, così come del cosiddetto Deal of the Century del presidente americano Donald Trump.

Ma all’arrivo è stato avvicinato dalla polizia.

“Appena lasciata la stazione più vicina della U-Bahn, mia moglie ed io abbiamo notato una massiccia presenza di polizia nella zona, compresi molti furgoni pieni di poliziotti”, ha detto Barakat a The Electronic Intifada.

“Sono stato avvicinato da un gruppo di poliziotti e un ufficiale si è rivolto a me dicendo: “Qui stasera hai un evento e sei l’oratore… non puoi parlare”.

La polizia ha poi portato Barakat e sua moglie in una stazione di polizia dove funzionari del governo gli hanno consegnato un documento di otto pagine in cui gli veniva proibita l’attività politica.

Il documento, rilasciato dall’Ufficio di registrazione degli stranieri di Berlino e visto da The Electronic Intifada, afferma in tedesco che Barakat si trova di fronte al divieto di partecipare a eventi specifici e a un “limite generale della sua attività politica fino a quando non lascerà la Repubblica federale tedesca.”

“Mi hanno detto [i rappresentanti dell’ufficio per gli stranieri] che mi era stato vietato di parlare a qualsiasi evento pubblico a Berlino e persino di partecipare a riunioni e raduni”, ha detto Barakat.

Ha aggiunto che gli era stato ordinato anche di evitare eventi sociali di “più di 10 persone”, o avrebbe affrontato una pena detentiva di un anno.

Anche la moglie di Barakat è un’attivista per i diritti dei palestinesi, ma non è palestinese e non ha avuto proibizioni.

“Dopo la richiesta di riconoscere di aver ricevuto il documento, siamo stati rilasciati dalla stazione di polizia. Abbiamo notato una presenza significativa della polizia anche sulla via di casa”, ha aggiunto Barakat.

 

Le relazioni tra Germania e Israele prevalgono sulla libertà di parola

 

Il caso di Barakat rispecchia quello dell’attivista palestinese Rasmea Odeh che fu infamata dai media tedeschi prima che le venisse vietato di parlare a un evento a Berlino per la Giornata internazionale della donna all’inizio di quest’anno.

Alla fine è stata costretta a lasciare il paese.

Il documento ufficiale afferma che le attività politiche di Barakat “rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica”, che il suo discorso “comprometterebbe e metterebbe in pericolo la coesistenza pacifica di tedeschi e stranieri” e che le relazioni della Germania con Israele potrebbero correre “un considerevole pericolo” se gli fosse permesso di parlare.

Il documento afferma inoltre di credere che Barakat potrebbe lavorare per il Fronte popolare per la liberazione della Palestina – PFLP – che il documento riconosce come organizzazione ritenuta “terrorista” da parte degli Stati Uniti, di Israele e dell’Unione europea.

Tuttavia, riconosce che il gruppo “non è vietato” in Germania. Israele considera tutti i partiti e le organizzazioni politiche palestinesi che resistono militarmente all’occupazione come potenziali gruppi “terroristi”.

“Se si guarda alle campagne portate avanti da Israele e dal Ministero degli Affari Strategici contro le organizzazioni BDS in tutto il mondo, o contro Students for Justice in Palestine negli Stati Uniti, stanno facendo del loro meglio per criminalizzare tutti i movimenti per la Palestina o persino organizzazioni per i diritti umani utilizzando i cosiddetti legami con Hamas e il FPLP”, ha affermato Barakat.

Barakat ha osservato che nel film di Al Jazeera, girato sotto copertura, The Lobby-USA, “i rappresentanti della ‘Fondazione per la difesa delle democrazie’ hanno apertamente sostenuto questa tattica e ora la vediamo messa in pratica”.

BDS sta per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni – una campagna globale per i diritti dei palestinesi modellata su quella che aiutò a porre fine all’apartheid in Sud Africa negli anni ’80.

La ‘Fondazione per la difesa delle democrazie’ è un think tank neoconservatore con sede a Washington e agente del ministero degli Affari strategici di Israele.

Il documento prosegue elencando un numero di discorsi tenuti da Barakat in Germania, ma non cita alcun esempio di antisemitismo.

Barakat ritiene che ciò sia dovuto al fatto che le autorità hanno bisogno di “esagerare per giustificare le loro misure repressive”.

Pur non offrendo alcun esempio di fanatismo antiebraico da parte di Barakat, l’ordine del governo insiste sul fatto che il divieto draconiano alle sue attività politiche è giustificato perché “il pubblico dovrebbe essere protetto dalle sue dichiarazioni prevedibilmente antisemite e anti-israeliane”.

 

Paura di un fronte unito

 

Barakat respinge con forza l’affermazione secondo cui il suo discorso avrebbe potuto causare tensioni tra comunità ebraica e araba a Berlino e asserisce, piuttosto, che le autorità stanno cercando di impedire che possa emergere un fronte unito.

“Le stesse forze che sostengono e rilasciano questo divieto politico contro di me sono coinvolte nella repressione di voci ebraiche che criticano il sionismo, la politica israeliana e la politica tedesca nei confronti di Israele”, ha detto.

Barakat ha osservato che sotto la pressione della lobby israeliana, il direttore del Jewish Museum di Berlino è stato recentemente costretto a dimettersi.

Inoltre, il gruppo Jewish Voice per Just Peace in Medio Oriente ha chiuso il proprio conto in banca. E due attivisti ebrei con nazionalità israeliana assieme a un attivista palestinese di Gaza sono sotto processo con accuse penali per aver interrotto un politico israeliano che dava supporto all’attacco israeliano di Gaza nel 2014 in cui furono uccisi oltre 2.200 palestinesi, di cui 550 erano bambini.

Negli ultimi anni, i festival musicali tedeschi hanno anche vietato la partecipazione agli artisti internazionali che si rifiutano di denunciare la campagna nonviolenta del BDS per i diritti dei palestinesi.

Questi fatti, così come la recente risoluzione del parlamento tedesco che diffama il movimento BDS come antisemita, rende sempre più difficile per gli attivisti sostenere i diritti umani palestinesi.

Le persone che devono affrontare il peso di questi attacchi sono i palestinesi stessi.

A parte razzismo, divieti politici e crescente repressione, Barakat non si scoraggia: “Credo fermamente che la grande maggioranza della Germania sostenga la giustizia per il popolo palestinese e rigetti crimini di guerra e apartheid israeliani, ma vive nella paura e io capisco”.

 

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

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