Alcuni arabi si oppongono alla commercializzazione del caratteristico motivo a scacchi, affermando che in tal modo viene normalizzata l’occupazione.
Ellie Violet Bramley – 9 agosto 2019
Immagine di copertina: l’abito con motivo kefiah è una parte importante della collezione autunno / inverno di Cecilie Copenhagen. Fotografia: Cecilie Copenhagen
La stampa a scacchi del tradizionale copricapo arabo è attualmente utilizzata da marchi di lusso come Cecilie Copenaghen, nella cui collezione autunno / inverno il motivo è fortemente presente , così come nei rivenditori di fast fashion Boohoo e Asos.
Si teme che i suoi collegamenti con la lotta palestinese vengano cancellati e sfruttati. Omar Joseph Nasser-Khoury, uno stilista palestinese, afferma che la kefiah simboleggia “espropriazione, sfollamenti sistematici, uccisioni extragiudiziali e oppressione”. Il suo uso da parte di designer scollegati da quel contesto è, dice, irresponsabile. “È irrispettoso ed è una forma di sfruttamento.”
L’apparente proliferazione di disegni ispirati alla kefiah arriva in un momento di crescente dibattito sull’appropriazione culturale. Pratiche come indossare copricapi in stile nativo americano durante i festival sono state riesaminate e Kim Kardashian ha recentemente dovuto ritirare il nome Kimono dalla sua linea di biancheria contentiva dopo diffuse critiche e una campagna online. Eppure il “grembiule tribale con stampa keffiyeh” da 10 sterline di Boohoo non sembra aver suscitato critiche così aperte.
Mentre alcuni capi con motivi in stile kefiah hanno suscitato proteste così ampie da essere ritirati, come una tuta di Topshop nel 2017 e una “sciarpa contro la guerra” di Urban Outfitters nel 2007, molti altri hanno trovato il loro spazio nelle classifiche degli abiti più venduti delle ultime estati, oltre ad essere indossati da influencer di Instagram come Lucy Williams e Camille Charrière. La prima collezione del marchio israeliano Dodo Bar Or, che ha utilizzato il motivo su tute e camicette, è stata una delle preferite su Instagram da quando è stata lanciata nel 2016. È un modello che si è prestato agli abiti in stile “prateria” delle passerelle delle ultime stagioni, riprendendo l’idea di “frontiera”.
I capi di Cecilie Copenhagen ispirati alla kefiah vanno da 90 a 240 Euro; gli abiti di Dodo Bar Or possono costare più di 1.000 sterline.
Secondo Nasser-Khoury, “è quasi diventato un luogo comune” vedere il motivo cooptato. Per Amani Hassan, Programme Director presso l’Arab British Centre, tale utilizzo fa “perdere il significato originale della kefiah” e, con ciò, “normalizza l’occupazione”.
L’attuale cooptazione coincide con periodi difficili della lotta palestinese – dall’ambasciata americana trasferita a Gerusalemme alla persistente crisi umanitaria a Gaza e all’approvazione di migliaia di insediamenti israeliani illegali nella Cisgiordania occupata.
Sebbene la kefiah non sia esclusiva della Palestina – colori diversi sono associati a diverse regioni – è però internazionalmente associata alla lotta palestinese per l’autodeterminazione. È stata a lungo indossata da coloro che desideravano esprimere solidarietà con la lotta palestinese ed è stata l’equivalente dell’immagine di Che Guevara per gli adolescenti che volevano esternare la loro ribellione. Ma ora la kefiah sembra essere passata dall’essere “attivista chic” a un semplice chic.
Per Nasser-Khoury c’è una dinamica specifica nell’uso della kefiah da parte di un designer israeliano come Dorit Bar Or. Hassan concorda: “Non dovrebbe accadere, ma per le circostanze in cui stiamo vivendo ora, questa è la triste realtà.
Il motivo della kefiah non è, sostiene Nasser-Khoury, un “disegno casuale … c’è un contesto, c’è uno squilibrio di potere … c’è un privilegio … ci sono persone che sono state espropriate nel 1948, che sono diventate rifugiate e che vivono ancora nei campi in Libano e tu usi questo indumento, che porta tutto quel dolore, per il tuo successo personale. ” Dodo Bar O ha rifiutato di commentare.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org