Le ragazze di Gaza vivono un doppio assedio: da un lato l’assedio israeliano ai confini, con gli onnipresenti droni da ricognizione, dall’altro un assedio culturale che disapprova molte attività, tra cui il fumare la shisha.
Doaa Shahine- 27 agosto 2019
Per i palestinesi della striscia di Gaza, andare nei bar e fumare la shisha era un passatempo riservato ai ragazzi, ma ora non è più così, i caffè sono frequentati anche da ragazze, come forma di emancipazione, divertimento, svago, fuga dall’assedio o anche solo per chiacchierare.
Non è un segreto che la società di Gaza sia conservatrice, ma recentemente è diventata un po’ piùaperta a questa idea, soprattutto dopo l’aumento del numero di caffè, resort, ristoranti sia sulla spiaggia che sul mare, in centro e nei quartieri residenziali.
“Palestra al mattino e shisha alla sera “
Tre sorelle siedono in uno dei classici ristoranti di lusso di Gaza situato sul tetto di un edificio residenziale. Il gorgoglio della shisha si mescola a quello di un aereo da ricognizione israeliano, “El Zanana” o “il piagnucolio” come lo chiamano i Gazawi, aerei raramente assenti dal cielo della città. L’aereo scende in picchiata, avvicinandosi a loro.
Una delle sorelle, Lina Saleh, 28 anni, laureata presso la facoltà di Economia e Commercio, va al ristorante quasi ogni giorno, soprattutto d’estate. Dice a Raseef22 “Abbiamo molto tempo libero qui a Gaza e soffriamo di noia. E’ il risultato della mancanza di opportunità di lavoro e dell’instabilità. A Gaza i giovani pagano il prezzo più alto, sprechiamo la nostra vita alla ricerca di opportunità di lavoro che non esistono”.
Tre mesi fa, Lina ha lavorato per un’azienda ma poi il suo contratto è scaduto e lei si rifiuta di restare a casa meditabonda, intrappolata tra le quattro mura, preferisce andare al suo ristorante e ritrovo preferito .
Lina aggiunge: “Ora ho un sacco di tempo, al mattino vado in palestra e la sera vado a fumare la shisha fuori casa, per risollevarmi psicologicamente e liberarmi dell’ energia negativa, invece di soffermarmi sui pensieri estenuanti della disoccupazione e della crisi di questa città e dei suoi problemi,anche se quando siamo fuori c’è sempre la paura che si aggira tra noi,poiché fintanto che ci sono aerei israeliani che volano sopra Gaza la guerra potrebbero scoppiare in qualsiasi momento ”.
Lina dice che il ristorante è il suo rifugio,lì trova la pace perché gli altri avventori appartengono alla sua stessa classe sociale e accettano come naturale il fatto che si sieda a fumare la sua shisha. Nessuno la molesta.
Pensa anche che le sessioni di shisha le danno l’opportunità di formare una rete locale che potrebbe aiutarla a trovare un buon lavoro avendo completato il suo diploma universitario in economia aziendale tre anni fa.
Allontanarsi dalla società
I caffè di Gaza si presentano sotto molti aspetti, nei caffè classici il prezzo di una shisha supera i 50 Shekels (20 dollari), piuttosto costosa per la maggior parte delle persone, poi ci sono quelli più “Shaabi” , ovvero popolari, dove la shisha di solito costa 10 Shekels ( 4 dollari ) e che sono frequentati da tutte le classi sociali e persino da intere famiglie, poi ci sono i “Resto Cafe” , di design moderno la cui clientela è di solito composta da giovani uomini e donne e talvolta sono riservati solo ai ragazzi.
Nella Striscia di Gaza, circa 2 milioni di persone vivono in condizioni sociali, psicologiche e di vita sempre più deteriori a causa dell’assedio imposto dal 2006. Cercano quindi di adattarsi alle condizioni della loro città isolata dal resto del mondo e di trovare modi per sfogarsi dopo che la maggior parte dei residenti ha perso il diritto a muoversi e a viaggiare fuori dal Paese.
Nella Striscia di Gaza, circa 2 milioni di persone vivono in condizioni sociali, psicologiche e di vita in continuo deterioramento a causa dell’assedio imposto dal 2006. Quindi, fumare la shisha potrebbe essere la cura migliore?
Le ragazze di Gaza vivono un doppio assedio: da un lato l’assedio israeliano ai confini, con gli onnipresenti droni da ricognizione, dall’altro un assedio culturale che disapprova molte attività, tra cui il fumare la shisha.
Appoggiandosi a un tavolo in uno dei caffè della Corniche di Gaza, che i residenti vedono come una loro destinazione turistica, Ahlam Yousef, una 33enne dipendente del governo di Ramallah, dice che andare al caffè è ormai un rito quasi indispensabile. A tenerle compagnia un libro di Paulo Coehlo e la shisha. “Cerco di allontanarmi dalla società e di vivere liberamente per conto mio, quindi vengo spesso al mare, poiché è il nostro unico santuario¶diso. Ovviamente trascorro molto tempo fumando la shisha: è il mio metodo per superare la repressione e le pressioni sociali che devo sopportare, è diventata un’abitudine da quando ho perso mia figlia 8 anni fa e ora ho cancellato tutti i miei ricordi di lei ”.
Ahlam racconta la sua storia, la narrazione interrotta solo da lunghe e lente espirazioni di fumo della shisha. Dice di essere separata da suo marito. Lui ha preso la loro figlia di due anni, è andato con lei in Egitto attraverso i tunnel di Gaza ed è fuggito in Malesia, e da allora non li ha più visti.
Ahlam a volte pensa che magari il suo ex marito avrà detto a sua figlia che sua madre è morta, e quindi cerca di lasciar andare il dolore sedendosi vicino al mare e condividendo i suoi problemi con le onde.
Nidaa Said, una giornalista di 27 anni tornata non molto tempo fa a Gaza dal Cairo, pensa che la Striscia di Gaza sia completamente diversa dalle città egiziane in termini di costumi, tradizioni e libertà, e la vede piuttosto come un terreno fertile per relazioni sociali ricche e armoniose, considerato che la gente vive in una società omogenea e in una piccola città e così strettamente a contatto che tutti si incontrano negli stessi posti.
Dopo il lavoro Nidaa è sempre desiderosa di uscire con le sue amiche, di andare in quei caffè o in quei ristoranti rinomati per l’intrattenimento, dove fumano la shisha, parlano dei loro sogni, delle loro aspirazioni, della situazione del paese , scherzano e talvolta giocano a carte.
Nidaa ritiene che questa sia una buona opportunità per l’auto-intrattenimento considerato che a Gaza mancano altri divertimenti come il cinema, i viaggi o andare all’estero per rilassarsi, cosa impossibile considerata la costante chiusura dei valichi di frontiera.
Shisha e tifo calcistico
Nel 2010, il governo di Gaza emise un decreto che vietava l’uso della shisha da parte delle donne nei luoghi pubblici, perché contrario ai costumi e alle tradizioni della società di Gaza, ma sembra che questo decreto non sia durato a lungo e abbia causato polemiche tra i palestinesi di Gaza, tuttavia il governo locale impone ancora restrizioni ai proprietari dei caffè e dei ristoranti: la shisha può essere servita solo a persone di età superiore ai diciotto anni e alcuni caffè applicano questo divieto.
Abu Roshdy, proprietario del Marina Café che si affaccia sul mare di Gaza, ha detto a Raseef22 che negli ultimi anni è diventato sempre più evidente che un maggior numero di ragazze frequentano i bar da sole, senza le loro famiglie, il che indica che tale abitudine è diventata socialmente più accettabile.
Abu Roshdy aggiunge che la ragione di questo cambiamento sono le circostanze dell’assedio, e che forse sia la pressione sociale che l’assedio stesso hanno portato le persone ad accettarlo, soprattutto perché i caffè non solo forniscono bevande, ma servizi Internet ed elettricità, incoraggiando i clienti a svolgervi il proprio lavoro. In particolare questo riguarda le ragazze e i giovani lavoratori autonomi, che hanno bisogno di un drink, di avere una shisha durante il lavoro o di guardare le partite. Spesso le ragazze vanno per fare il tifo alla loro squadra di calcio.
Ha anche sottolineato che questa tendenza è diventata più comune negli ultimi tempi rispetto a quando Gaza, 13 anni fa, era governata dal governo di Ramallah, anche se allora Gaza era più collegata al mondo e i clienti dei caffè erano principalmente i turisti e c’erano più fonti di intrattenimento rispetto ad oggi.
Le ragazze di Gaza vivono sotto un doppio assedio da cui stanno cercando di uscire e anche se alcuni disapprovano le ragazze che frequentano i caffè e tengono tra le mani il tubo della shisha, solitamente riservato agli uomini, stanno anche cercando un modo di vivere alternativo . Peraltro sembra che le ragazze stiano imparando ad ignorare gli sguardi di disapprovazione e che si aggrappino ancor più tenacemente alle proprie libertà personali.
Trad. Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org