Israele sta cercando di nascondere la vendita di armi alle Filippine di Duterte.

Israele continua a vendere armi ai regimi più oppressivi del mondo, ma i tribunali non permettono che i media  ne diano notizia.

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Itamar Baz – 1 ottobre 2019

Immagine di copertina: La Guardia Costiera filippina presenta l’arrivo di 70 mitragliatrici israeliane nella zona portuale della sede nazionale del PCG il 7 maggio 2018. (Per gentile concessione della Guardia costiera delle Filippine)

Un tribunale israeliano ha imposto il blackout mediatico alle udienze tenute a settembre in merito alla vendita statale di armi al regime filippino. I firmatari di una petizione che richiede la sospensione  delle vendite, sostengono che Rodrigo Duterte, il presidente delle Filippine, è stato credibilmente accusato di aver commesso atrocità di massa, nonché gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.

Mentre una parte significativa delle prove a sostegno della petizione era già di dominio pubblico, il giudice Gilia Ravid del tribunale distrettuale di Tel Aviv si è pronunciato a favore della richiesta dello Stato di  vietarne la copertura mediatica. La sua decisione si è basata in parte sulle solite preoccupazioni relative alla sicurezza dello Stato e alla politica estera, ma più significativamente, il giudice  ha accolto l’argomentazione dello Stato secondo cui, poiché era stato loro impedito di presentare prove derivate da materiale classificato, i media avrebbero coperto solo gli argomenti presentati dal ricorrente , il che comporterebbe che il pubblico riceva una versione distorta del caso.

La petizione, firmata da 56 attivisti israeliani per i diritti umani, è stata presentata e sostenuta dall’avvocato Eitay Mack. Nella petizione vengono nominati il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, i Ministeri della Difesa e degli Affari Esteri e il Direttore delle Esportazioni di Sicurezza del Ministero della Difesa.

“L’attuale presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, è un assassino  di massa che  giustifica lo stupro, spara alle donne nei genitali  e fa esplodere le scuole delle minoranze indigene”, hanno scritto i firmatari. Secondo un rapporto pubblicato nel gennaio 2018 da Human Rights Watch (HRW), da quando Duterte è entrato in carica nel giugno 2016, dopo aver  condotto una campagna sulla” guerra contro la droga “, la polizia filippina ha giustiziato circa 12.000 persone. La maggior parte delle esecuzioni viene eseguita da agenti mascherati delle forze speciali che entrano nei quartieri poveri, arrestano uomini e ragazzi e li uccidono sul posto. HRW riferisce che da quando ha pubblicato il suo rapporto l’anno scorso, il numero di esecuzioni ha continuato a salire.

La petizione riporta: “Oltre alla questione della legalità dell’esportazione di armi israeliane nelle Filippine, ci sono questioni di etica e di intelligence. Le forze di sicurezza dello Stato, armate con armi israeliane, stanno eseguendo esecuzioni di massa di civili che vivono nei bassifondi poveri, e questo è inaccettabile “.

Da quando Duterte è entrato in carica, hanno aggiunto i firmatari, ha  acquistato quantità significative di armi israeliane. Queste includono fucili Tavor, Galil e Gilboa; armi automatiche Negev e pistole Masada.

La petizione  riporta che quando l’anno scorso Duterte  incontrò il Presidente Rivlin durante la sua visita ufficiale in Israele, il Presidente filippino  dichiarò di aver incaricato i capi dei suoi servizi di sicurezza di acquistare armi esclusivamente da Israele. Infatti, a differenza di Stati Uniti, Germania e Cina, spiegò Duterte, lo Stato di Israele non impone alcuna limitazione alle vendite. Una fotografia pubblicata nello stesso anno dall’Associated Press, mostra Duterte con in mano un fucile israeliano Galil, presentatogli  durante una cerimonia militare nelle Filippine.

Lo Stato, rappresentato dal procuratore Yossi Zadok dell’Ufficio del procuratore distrettuale di Tel Aviv, ha richiesto che l’udienza fosse tenuta interamente a porte chiuse “al fine di prevenire danni alla sicurezza dello Stato e alle relazioni estere”.

L’avvocato Mack, in rappresentanza dei firmatari, ha risposto che tutte le informazioni relative alla vendita di armi alle Filippine sono di dominio pubblico. Ha aggiunto: “È deplorevole che  i convenuti siano dell’opinione che una semplice udienza in tribunale possa danneggiare la loro immagine, e non la vendita di armi allo scopo di commettere crimini contro l’umanità e omicidi di massa nelle Filippine”.

Protesta israeliana contro il Presidente delle Filippine Rodrigo Duterte al suo arrivo per un incontro con il Presidente israeliano Reuven Rivlin fuori dalla residenza del presidente a Gerusalemme (Yonatan Sindel / Flash90)

Mack ha aggiunto che le informazioni contenute nella petizione erano già state rese pubbliche sui social media e nei  notiziari. Erano state inoltre  inviate alle ambasciate filippine in tutto il mondo, alle Nazioni Unite e a un lungo elenco di organizzazioni per i diritti umani. “Pertanto, imporre un ordine di bavaglio alla ripetizione orale di informazioni già ampiamente pubblicate, costituisce una chiusura della porta della stalla molto tempo dopo che i buoi sono fuggiti”.

Mack  ha suggerito che se lo Stato fosse stato interessato a presentare prove basate su informazioni classificate, il giudice avrebbe potuto ascoltarle a porte chiuse. Ma lo Stato ha rifiutato di scendere a compromessi.

Dopo aver ascoltato le  ragioni di entrambe le parti, il ​​19 settembre il giudice Ravid ha accettato  la tesi dello Stato, dichiarando che tutti gli ulteriori procedimenti si sarebbero svolti a porte chiuse. In un’opinione che rispecchia le argomentazioni dello Stato,  ha inoltre dichiarato che il suggerimento dell’avvocato Mack, secondo cui le prove basate su informazioni classificate  potevano essere presentate a porte chiuse, era “problematico”, perché i media  avrebbero potuto citare le informazioni fornite in aula aperta “fuori contesto”, dando così un’impressione errata.

I media israeliani tendono comunque a non  dare notizie sulla vendita di armi a regimi repressivi. Né hanno contestato la politica di mantenere segrete le attività del Ministero della Difesa.

Questo articolo è stato pubblicato  originariamente in ebraico  su “Seventh Eye”.

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org

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