FOTO – Foto di Gaza: nuove prospettive per domani … la città di Gaza nel 2016. Foto: Darrian Traynor / Getty Images
di Alison Flood, 25 luglio 2019
Una nuova antologia riunisce le visioni di dodici scrittori su come sarà la vita nella regione nel 2048, portando per alcuni un cambiamento liberatorio.
Dodici noti autori palestinesi hanno immaginato come potrebbe essere il loro paese nel 2048, 100 anni dopo la Nakba, quando più di 700.000 persone furono costrette a fuggire o furono scacciate dalle loro case, in quella che potrebbe essere considerata la prima raccolta di fantascienza sui territori occupati.
Le storie, pubblicate in Palestine + 100, vanno dalla rappresentazione di una soluzione futurista al conflitto arabo-israeliano di Majd Kayyal, in cui due mondi paralleli occupano lo stesso spazio geografico, al concetto matriciale di Saleem Haddad per un “diritto al ritorno numerico”. Mentre la storia di Mazen Maarouf, nominata per il Premio Man Booker International, si colloca dal canto suo in un attacco di nanobot nel 2037, raccontato dall’ultimo palestinese vivente, il cui corpo è colpito a tal punto dalle radiazioni da rimanere imprigionato in un bozzolo di vetro, senza però poter essere ucciso.
Bashma Ghalayini, l’editrice della raccolta, scrive nella sua introduzione che la fantascienza non è mai stata particolarmente popolare tra gli scrittori palestinesi, perché “è un lusso che i palestinesi non hanno creduto di potersi permettere”.
“Il presente crudele (e il passato traumatico) hanno troppa presa sull’immaginazione degli autori palestinesi per avventurarsi in maniera fantastica in futuri possibili. Non che avvalersi della fantascienza sia un cambio radicale di costume per gli scrittori palestinesi, specialmente quelli con base in Palestina. Per loro, la vita di tutti i giorni è una specie di distopia*. Per un palestinese della Cisgiordania è sufficiente registrare semplicemente il suo tragitto al lavoro, o rispondere a un soldato dell’IDF ad un checkpoint, o dimenticare di portare con sé la sua carta d’identità o semplicemente guardare attraverso il finestrino della sua auto i muri, le armi e il filo spinato che tappezzano il paesaggio per sapere cos’è un’occupazione moderna, totalitaria – ciò che la gente in Occidente può capire solo con il linguaggio della distopia”.
Haddad, la cui storia Song of the Birds è scritta in memoria dello scrittore Mohanned Younis, che si è suicidato nel 2017, approva. “Come scrittori arabi, non ci viene chiesto spesso di scrivere sul futuro, ci si aspetta che presentiamo una realtà molto attuale di cose sul campo”, dice. “Ma penso che la Palestina costituisca un panorama così ricco di fantascienza, tutti questi temi che trattiamo come palestinesi… domande sul passato e sul presente, e idee di ricordi e realtà alternative, che avrebbero potuto essere”.
Ha scoperto nello scrivere la sua storia “un modo liberatorio per esplorare i problemi attuali” – così come Selma Dabbag, che nella sua storia Sleep It Off, Dr. Shott immagina un mondo in cui la composizione etnica dei residenti viene calcolata per determinare il loro status. Nella storia, Shott, che è “45% ashkenazita e 4,5% sephardita”, si lamenta: “L’ultima volta che ho sentito questa debolezza è stato nel ’34, quando l’ultimo test del DNA rivelò che ero categoricamente al di sotto del 50% e quei maniaci sui social media che accusavano mia madre di andare a letto con un goy”.
“Non avevo mai scritto fantascienza, non avevo mai cercato di guardare al futuro”, afferma Dabbagh. “Mi si è aperto tutto un mondo. In questo momento, penso che la situazione in Palestina sia troppo difficile da gestire come autrice di narrativa . È così disperata che sono tornata indietro nel passato per trovarvi un po’ più di luce, e questo mi ha aperto una nuova possibilità, scrivendo in un tempo in cui le cose potrebbero essere a un certo livello un po’ migliori.”
Dice che scrivere del futuro significa che potrebbe “estrapolare la follia della situazione attuale”.
“Tutto in questa regione che era originariamente la Palestina è determinato dal modo in cui sei considerato ebreo.
Questo è stato un ottimo punto di partenza per considerare quanto assurde e arbitrarie siano le leggi che dividono le persone e per avere una storia d’amore, un modo per mostrare come l’amore eguaglia [due persone] che altrimenti sarebbero state divise per … il loro sangue”, dice.
Palestine + 100 è pubblicato da Comma Press, che in precedenza aveva pubblicato Iraq + 100, una raccolta sul paese nel 2103 (un secolo dopo l’invasione), che nel 2016 è stato giudicato da Guardian uno dei migliori libri di fantascienza. “La fantascienza offre agli scrittori uno spazio per parlare del presente e del passato senza dover subire lo stress della censura”, afferma Ghalayini. “Gli scrittori palestinesi hanno l’impressione di dover scrivere sulla situazione attuale o sulla Nakba. Se escono da questo ambito, sentono di tradire il loro senso del dovere verso la causa. E più recentemente, i palestinesi che esprimono la minima opinione sulla situazione vengono interpretati come antisemiti, il che intimidisce molte persone che vorrebbero scrivere sulla loro situazione. Questo dà loro lo spazio per farlo.”
*Una storia immaginaria che ritrae una società immaginaria organizzata in modo tale da impedire ai suoi membri di raggiungere la felicità – Wikipedia
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina