L’applicazione mobile Palestine VR consente di immergersi nei territori palestinesi in realtà virtuale e rendersi conto dell’occupazione israeliana.
di Armin Arefi, 20 novembre 2019
Una bandiera israeliana sventola sul tetto di una casa in cima a una collina alberata. Su entrambi i lati della strada che porta alla proprietà, grate metalliche proteggono gli edifici di questa zona residenziale, attentamente monitorata da un soldato dell’IDF sistemato nel suo rifugio. Siamo a Tel Rumeida, una colonia israeliana sulle alture di Hebron, vicino alla tomba di Abramo. In lontananza, nella valle, appaiono i tetti bianchi delle case palestinesi della più grande città della Cisgiordania.
“Questa strada è chiusa ai palestinesi, fatta eccezione per una famiglia che è autorizzata a venire qui”, afferma Avner Gvaryahu, un ex soldato israeliano. Questo giovane dai capelli rossi fa parte della ONG israeliana Breaking the Silence, che permette agli ex membri dell’IDF di testimoniare la realtà dell’occupazione israeliana nei territori palestinesi alla fine del loro servizio militare. Dietro di lui una casetta gialla ospita la famiglia palestinese Abu Eisheh. “La loro casa è in realtà circondata da un recinto”, dice l’ex soldato. “Se vogliono uscire, devono chiedere il permesso ai soldati israeliani. Se vogliono ricevere una visita, anche per questo devono chiedere il permesso ai soldati israeliani.”
Colonia illegale
Un furgoncino bianco parcheggia lì sotto. Tre ebrei ortodossi in abiti tradizionali escono dal veicolo e proseguono a piedi. “Vedete piccole comunità di coloni israeliani a cui è permesso circolare [per strada]”, sottolinea Avner Gvaryahu. Situata nei territori palestinesi, Tel Rumeida si trova nella zona H2 di Hebron, sotto il controllo dell’esercito israeliano. Secondo il diritto internazionale, questa colonia israeliana è dunque illegale. Una definizione oggi messa in discussione dall’amministrazione Trump, che ha ufficialmente riconosciuto gli “insediamenti” israeliani in Cisgiordania come parte del territorio di Israele, aprendo la strada alla loro annessione e seppellendo definitivamente qualsiasi ipotetico Stato palestinese.
“Hebron è un microcosmo dell’occupazione”, confida Avner Gvaryahu. “Come israeliani che adorano il nostro paese e credono nel diritto all’autodeterminazione degli ebrei su questa terra, crediamo che Hebron sia uno dei migliori esempi per capire come questo diritto viene usato per reprimere i palestinesi”, sottolinea l’ex soldato israeliano che afferma di voler uscire dalla “pericolosa dicotomia secondo cui sostenere Israele equivale a sostenere l’occupazione”.
Mostrare la Palestina a tutto il mondo
Questa “visita” di Tel Rumeida è in realtà virtuale. Fa parte dell’app Palestine VR, lanciata all’inizio di questo mese da The Palestine Institute for Public Diplomacy, una ONG con sede a Ramallah, in Cisgiordania. Gratuita e disponibile su Apple Store e Android, consente a qualsiasi utente di recarsi virtualmente a Gerusalemme, Betlemme o Gaza. Inizialmente, questo percorso doveva essere seguito dalle due senatrici statunitensi Ilhan Omar e Rashida Tlaib. Ma le due elette nel partito democratico, difenditrici dei diritti dei palestinesi e sostenitrici della campagna BDS di boicottaggio di Israele, lo scorso agosto non hanno avuto il permesso di ingresso in Israele, indispensabile per accedere ai territori palestinesi occupati.
“Dato che le due senatrici statunitensi non hanno potuto fare questa visita, abbiamo portato da loro questa visita ai luoghi e con le persone che dovevano incontrare”, spiega Point Salem Barahmeh, il giovane fondatore dell’applicazione Palestine VR e direttore dell’Istituto. “Abbiamo creato questa app per loro, ma anche per mostrare la Palestina al mondo intero”, prosegue il ragazzo palestinese, che ha solo 30 anni. “Penso che le persone siano più colpite quando vedono le cose con i loro occhi.”
La realtà dell’occupazione
L’applicazione è un simbolo dell’inventiva della nuova generazione di palestinesi, molto più dinamica e connessa della gerontocrazia dell’Autorità palestinese. Con pochi click, l’applicazione consente di camminare sulla spianata delle moschee di Gerusalemme, nella città vecchia di Hebron o su una spiaggia di Gaza, con una guida locale, palestinese o israeliana.
Se l’esperienza è ancora più gratificante con un casco di realtà virtuale, uno smartphone è più che sufficiente per muoversi a 360 gradi nelle varie località palestinesi proposte.
“Con l’app, vogliamo mostrare la realtà dell’occupazione sul terreno, il muro e gli insediamenti”, afferma Salem Barahmeh. “Vogliamo anche restituire la loro umanità ai palestinesi e sottolineare che non sono vittime, ma resilienti.”
Il più grande merito di questa applicazione è di consentire a tutti coloro che non riescono ad andarci di mettere finalmente piede in Palestina. Gli oltre sei milioni di cittadini ebrei israeliani che possono finalmente attraversare il muro di separazione senza rischiare di essere attaccati, ma anche i cinque milioni di rifugiati palestinesi in Medio Oriente che possono sperare di ritrovare per un momento, come se fossero lì, la terra dei loro antenati.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org