Israele: un modello per l’estrema destra

Suprematisti bianchi, antisemiti, neonazisti e fondamentalisti religiosi trovano ispirazione e sostegno a Tel Aviv.

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Denijal Jegic – 2 gennaio 2020

Immagine di copertina: il Presidente brasiliano Jair Bolsonaro saluta il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un incontro a Rio de Janeiro, Brasile, il 28 dicembre 2018. [Fernando Frazao / Agencia Brasil via Reuters]

Il 15 dicembre, il Brasile ha aperto un ufficio commerciale a Gerusalemme e ha annunciato che presto avrebbe trasferito la sua ambasciata da Tel Aviv alla città contesa. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso il suo apprezzamento dichiarando che Israele “non ha amici migliori del popolo e del governo del Brasile”.

L’approvazione brasiliana degli insediamenti illegali e dell’occupazione militare in Palestina, fa parte di una più ampia tendenza globale dei movimenti di destra, di estrema destra e dei fondamentalisti che considera il sionismo come un modello per il successo delle politiche razziste.

Il crescente sostegno del Brasile per Israele

Nazionalista religioso ed ex capitano dell’esercito, il Presidente di estrema destra del Brasile Jair Bolsonaro è noto per i commenti patriarcali, misogini e razzisti. Ha insultato i rifugiati africani, mediorientali e haitiani definendoli “la feccia dell’umanità”, ha attaccato la popolazione LGBT e ha promosso la disuguaglianza legale delle donne. Da alcuni osservatori, il regime di Bolsonaro è stato definito come fascista.

Dopo aver assunto l’incarico nel 2018, Bolsonaro ha rotto con la posizione moderata del Paese verso la Palestina. Durante la sua campagna presidenziale, Bolsonaro ha sostenuto la chiusura dell’ambasciata palestinese a Brasilia, ha  definito i palestinesi “terroristi” e ha promesso di spostare l’ambasciata del Brasile a Gerusalemme. Ai suoi raduni elettorali, la bandiera israeliana appariva spesso accanto a quella brasiliana. Dopo la vittoria elettorale di Bolsonaro, una fonte diplomatica brasiliana ha dichiarato al quotidiano israeliano Haaretz che “il Brasile ora sarà colorato di blu e bianco”, riferendosi ai colori della bandiera israeliana. Come presidente, Bolsonaro ha fatto la sua prima visita ufficiale fuori dalle Americhe in Israele, dove a Tel Aviv è stato accolto calorosamente e dove ha proclamato il suo amore per Israele in ebraico.

Israele ricambia l’attrazione. Fin dall’inizio della sua presidenza, Israele ha visto Bolsonaro come un nuovo alleato. Quando Netanyahu  partecipò all’insediamento di Bolsonaro, venne accolto dagli evangelici cristiani del Brasile, che emisero un francobollo speciale per celebrare il settantesimo anniversario dello Stato coloniale e colonialista di Israele. Vi è rappresentato il volto di Netanyahu e la parola ebraica per “salvatore”.

Gli evangelici

Bolsonaro è sostenuto dalla popolazione evangelica del Brasile che, con circa 45 milioni di fedeli ed in rapida crescita, ha acquisito influenza politica e sociale.

Il movimento evangelico del Brasile ha legami con la sua controparte statunitense. Ben rappresentati nel governo degli Stati Uniti,  con il vicepresidente Mike Pence e il segretario di stato Mike Pompeo, gli evangelici bianchi formano la base conservatrice del Partito Repubblicano e hanno ampiamente sostenuto l’elezione di Donald Trump.

Israele è di fondamentale importanza per gli evangelici sionisti,  convinti che gli ebrei debbano essere concentrati in Palestina per innescare la seconda venuta di Gesù. Leggendo la storia attraverso una lente religiosa, i sionisti evangelici vedono l’istituzione dello Stato di Israele nel 1948 come l’adempimento di una profezia. Israele è quindi elevato al di sopra del diritto internazionale e degli obblighi in materia di diritti umani.

Idolatrare Israele

I sionisti cristiani non sono soli nel loro sostegno e ammirazione per Israele. Anche i movimenti di destra e di estrema destra e  partiti politici di tutto il mondo idolatrano Israele nel considerare il progetto coloniale sionista come un modello di successo del dominio europeo sulle popolazioni indigene dei Paesi in via di sviluppo.

Cavalcando le preoccupazioni ultraconservatrici all’interno dello sviluppo demografico nelle società multiculturali,  e agendo per la perpetuazione di ideologie islamofobiche, suprematiste bianche e altrimenti razziste, diversi movimenti di estrema destra si intersecano nella loro aderenza al sionismo.

Forme di  contenimento della popolazione, come divieti di viaggio, espulsioni, costruzione di mura e incarcerazione di massa, sono state a lungo sviluppate da Israele e testate sui palestinesi. Il pensiero islamofobico e orientalista che Israele ha trasformato in politiche di genocidio, viene considerato da molti sostenitori dell’estrema destra come fonte d’ispirazione per i propri Paesi.

L’estrema destra europea

Gli ideologi di destra possono facilmente combinare l’antisemitismo con una posizione pro-israeliana. Nel 1895, il padre fondatore del sionismo, Theodor Herzl, predisse che “gli antisemiti diventeranno i nostri amici più affidabili, i Paesi antisemiti i nostri alleati”.

Mentre l’antisemitismo e il sionismo si intersecano strutturalmente, poiché entrambi dipendono da una politicizzazione collettiva degli ebrei come “Altro”, le attuali dinamiche  rendono impossibile ignorare la macabra alleanza.

I partiti di estrema destra si sono sempre più associati allo spettro politico consolidato in Europa. Il “Partito della libertà” (FPO) di estrema destra austriaco e l’AfD di estrema destra della Germania hanno incorporato il sionismo nelle loro ideologie regressive, considerando Israele come un modello per la creazione di gerarchie razziste / razziali. Entrambi i partiti includono antisemiti espliciti.

Pur ignorando i diritti dei palestinesi, l’estrema destra europea ha abusato retoricamente della popolazione palestinese per la promozione della propaganda islamofobica e il “whitewashing” del suo stesso antisemitismo. Gli insediamenti illegali in Cisgiordania sono spesso presentati come la frontiera della civiltà occidentale. Per citare alcuni esempi, l’ex leader dell’FPO Hans Christian Strache ha dichiarato che il suo cuore è con i coloni. L’olandese islamofobo Geert Wilders ha chiesto ai palestinesi di lasciare la Palestina per la Giordania, giustificando la pulizia etnica. Il partito di estrema destra democratico svedese sta lottando per il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele.

Collaborazione

Il regime israeliano si è da tempo posizionato all’interno della destra mondiale e, in particolare sotto Netanyahu, collabora con orgoglio con l’estrema destra. Glorifica persino alcune figure di spicco di estrema destra, come il politico italiano Matteo Salvini, definendole “grandi amici di Israele”.

Gli “amici” di estrema destra di Israele includono anche l’ungherese Victor Orban. Conosciuto per  la sua posizione islamofobica e anti-rifugiati, Orban ha elogiato l’ex collaboratore nazista ungherese Miklos Horthy, che supervisionò l’uccisione di mezzo milione di ebrei in Ungheria. Un altro amico di Israele  è il presidente filippino Rodrigo Duterte, famoso per le  dichiarazioni razziste, omofobe e sessiste. Una volta Duterte si paragonò favorevolmente a Hitler e ridicolizzò le vittime dell’Olocausto. Nonostante ciò, ha visitato Israele e, con Netanyahu,  ha partecipato a una cerimonia  commemorativa al memoriale dell’Olocausto Yad Vashem. La sua visita  ha compreso la firma di una  concessione per l’esplorazione petrolifera e nuovi accordi sulle armi.

Tutto ciò, tuttavia, non è scioccante per chiunque segua da vicino l’estrema destra e il governo israeliano. Di fatto, Gerusalemme è un incrocio cruciale di sionisti e antisemiti.

Dopo la sua visita al memoriale dell’Olocausto, Bolsonaro proclamò che il nazismo era un movimento di sinistra e socialista,  impegnandosi concretamente nel revisionismo dell’Olocausto. Ciò, tuttavia, è in linea con il revisionismo storico di Netanyahu. Il Primo Ministro israeliano ha infatti affermato che “Hitler non voleva sterminare gli ebrei”, propagando la teoria del coinvolgimento palestinese nell’Olocausto.

Nel 2018, all’inaugurazione della nuova ambasciata dell’amministrazione Trump a Gerusalemme, i pastori evangelici Robert Jeffress e John Hagee  recitarono delle preghiere. Il prominente televangelista Jeffress in precedenza aveva affermato: “Non puoi essere salvato  se sei ebreo”. Aveva condannato  l’Islam, il mormonismo e l’ebraismo. Nel tentativo di giustificare l’insediamento ebraico in Palestina, Hagee, fondatore dell’organizzazione sionista Cristiani Uniti per Israele, aveva usato la Bibbia per razionalizzare l’Olocausto, affermando: “Dio ha inviato un cacciatore. Un cacciatore è qualcuno che ti costringe a fare qualcosa con un fucile. Hitler era un cacciatore. ”

Come rivelano queste dinamiche, Palestina / Israele è stata al centro di governi, partiti politici e movimenti  conservatori in ​​tutto il mondo. I suprematisti bianchi, gli antisemiti, i neonazisti e i fondamentalisti religiosi possono trovare ispirazione nel sionismo per molti scopi. Sia che il loro obiettivo sia nascondere l’antisemitismo, promuovere politiche razziste o innescare un’apocalisse, fintanto che loderanno il governo israeliano, saranno  verosimilmente accettati come amici.

Oggi, Tel Aviv stringe velocemente amicizia con i nuovi governi di destra, ovunque essi possano emergere. Questo approccio è stato visibile in Sud America, oltre  che in Brasile. A livello internazionale, il Venezuela e la Bolivia sono stati a lungo tra i più fedeli avversari di Israele. Caracas aveva rotto i legami con lo Stato sionista dopo la guerra di Gaza del 2008-2009. In Bolivia Morale dichiarò Israele uno “Stato terrorista”, dopo aver condannato le sue guerre contro i palestinesi. Ciononostante Juan Guaido, il “presidente ad interim” venezuelano imposto dagli USA, è stato immediatamente riconosciuto da Israele e sta tentando di ristabilire i legami diplomatici con il Paese. La controversa presidente ad interim della Bolivia, Jeanine Anez, anch’essa sostenuta dagli Stati Uniti, , ha prontamente ripristinato le relazioni con Israele e abbandonato le restrizioni sui visti.

Nonostante si allinei con la destra globale, in Occidente Israele è ancora supportato dalla politica liberale e di sinistra e, a causa dell’orientalismo profondamente radicato nella sfera euroamericana, lo stato sionista è spesso  considerato come un avamposto democratico liberale nel Medio Oriente. Di conseguenza, l’oppressione dei palestinesi continua a estendersi oltre le ideologie politiche a un livello transnazionale.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Al Jazeera.

Denijal Jegic è uno studioso post dottorato. Ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Institute for Transnational American Studies.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – invictapalestina.org

 

 

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