Copertina: Una bambina palestinese fra le macerie della sua casa distrutta da un attacco aereo a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza – ©UNICEF/NYHQ2014-0895/Iyad El Baba
26 gennaio 2020 – Invictapalestina
Dopo la regia di “Désengagement (DISENGAGEMENT)”, una presa di posizione a sostegno del “grande piano di Sharon” e a fianco dei coloni che lasciarono GAZA nel 2005, considerato così anche dai critici:
“eccessivamente parziale degli avvenimenti in Medioriente indebolendo la pellicola e facendo torto all’acume con cui Gitai tenta – solitamente con successo – di rendere pubblica la sua amara testimonianza”.
Amos Gitai ha avuto ripensamenti sulla sua visione filoisraeliana? Lo scopriremo con questi film, prodotti successivamente e proposti dal Cinema Massimo di Torino
Dopo il “disimpegno” da Gaza, la narrazione di Israele sostiene che, in seguito alla sua decisione di lasciare la Striscia, ai palestinesi era stata offerta una grande opportunità di diventare economicamente prosperi. Nel gennaio 2006 nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania occupata si tennero le elezioni per il consiglio legislativo palestinese (CLP). Hamas conquistò 74 dei 132 seggi. Nel mese di febbraio dello stesso anno, iniziò, da parte di israele, un crudele assedio che dura tuttora, un accerchiamento militare che ha reso la vita sulla Striscia impossibile.
Il Programma completo della rassegna.
Cinema Massimo TORINO
Quest’omaggio si pone come ideale completamento della retrospettiva dedicata nel 2012 al regista israeliano Amos Gitai. In programma i suoi ultimi film, mai usciti in Italia, che mostrano, ancora una volta, il senso di fare cinema da parte di un regista “che ha fatto del suo cinema uno strumento politico di conoscenza e di pensiero”. Il suo sguardo, sempre al confine tra finzione e documentario, non smette di interrogare le vicende, lontane e presenti, che coinvolgono Israele nelle sue complessità culturali, filosofiche, economiche, sociali, politiche.
Tsili
(Israele/Russia/Italia/Francia 2014, 88’, DCP, col., v.o. sott.it.)
Tsili è una giovane donna fuggita ai rastrellamenti nazisti. Riparata nella foresta intorno a Černivci, costruisce un nido di rami e foglie in cui si accomoda molto presto Marek, ebreo come lei, in cerca di rifugio. Fino a quando la ragazza corre verso la liberazione con gli ebrei diretti alla volta del mare e della Terra promessa. In ospedale, insieme ai sopravvissuti ai campi di concentramento, Tsili racconterà la sua storia di abbandono e di speranza dentro un mondo che sembra averla smarrita per sempre.
Sab 25, h. 20.30
Lun 27, h. 18.00
Rabin, the Last Day
(Israele/Francia 2015, 153’, DCP, col., v.o. sott.it.)
Sabato 4 novembre 1995, Tel Aviv: il primo ministro Yitzhak Rabin viene colpito da tre proiettili al termine di un grande comizio politico. L’assassino è un giovane colono della destra nazionalista ebraica determinato a far fallire il processo di pace con i palestinesi e il film si concentra su questa tragica giornata. Realizzato in occasione del ventesimo anniversario della morte, il film ricostruisce i fatti con filmati d’archivio dell’attentato e dei momenti immediatamente successivi, gettando luce su una crescente crisi dell’odio che affligge l’odierna società israeliana.
Dom 26, h. 15.30
Lun 27, h. 20.30
A Letter to a Friend in Gaza
(Israele 2018, 34’, DCP, col., v.o. sott.it.)
Grazie a testi di Mahmoud Darwish, S.Yizhar, Emile Habib, Amira Hass e Albert Camus, Amos Gitai struttura un j’accuse molto diretto alla politica del governo israeliano nei confronti dei palestinesi. Ispirandosi ad Albert Camus, che tra il 1943 e il 1945 pubblicò una serie di lettere rivolte a un immaginario amico tedesco, Gitai decide che, come regista e cittadino, avrebbe cercato di avviare il dialogo e convincere le persone ad ascoltarsi a vicenda.
Dom 26, h. 18.15
Ven 31, h. 20.30
Ana Arabia
(Francia/Israele 2013, 85’, DCP, col., v.o. sott. it.)
Una giovane giornalista, Yael, si reca in un quartiere, tra Jaffa e Bat Yam, in cui israeliani e palestinesi convivono. Ha sentito parlare di una donna ebrea che, sopravvissuta ad Auschwitz, aveva sposato un arabo ed era andata a vivere lì. Yael, nella sua visita, ascolta ciò che il marito Youssef ha da raccontarle e raccoglie anche le testimonianze di parenti e conoscenti. Il tutto in un unico piano sequenza di 85 minuti.
Dom 26, h.18.50
Ven 31, h. 21.05
West of the Jordan River
(Francia/Israele 2017, 84’, DCP, col., v.o. sott.it.)
Amos Gitai torna per la prima volta nei territori occupati da quando ha realizzato, nel 1982, il suo controverso documentario Field Diary. A bordo di un’auto, il regista viaggia attraverso la Cisgiordania raccogliendo testimonianza degli sforzi dei cittadini israeliani e palestinesi per cercare di superare le conseguenze di cinquant’anni di occupazione, ma anche le dichiarazioni di politici e giornalisti israeliani sul futuro della Cisgiordania, occupata appunto da Israele sin dal 1967.
Mar 28, h. 21.00
Mer 29, h. 18.30
Prima della proiezione del 28 gennaio, presentazione del libro Storia di una famiglia ebrea di Efratia e Amos Gitai (Bompiani) alla presenza di Amos Gitai e di Elena Loewenthal, curatrice dell’edizione italiana.
A Tramway in Jerusalem
(Israele 2019, 94’, DCP, col., v.o. sott. it.)
A Gerusalemme, il tram collega diversi quartieri, da est a ovest, registrandone varietà e differenze. Il film raccoglie un mosaico di esseri umani di questa città che è anche il centro spirituale delle tre grandi religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam. Osserviamo la vita quotidiana di questo paesaggio umano, una serie di incontri che avvengono sulla linea rossa della tramvia, dai quartieri palestinesi di Shuafat e Beit Hanina di Gerusalemme est fino a Mount Herzl a Gerusalemme ovest.
Mer 29, h. 20.30
Ven 31, h. 18.30
Al termine della proiezione del 29 gennaio, incontro con il regista Amos Gitai