Entrambi gli schieramenti sono complici nel mantenere il sostegno degli Stati Uniti al regime di Apartheid di Israele.
Alex Kane – 31 gennaio 2020
Immagine di copertina: il presidente eletto Donald J. Trump e il presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi sorridono per una foto durante la 58a President Inauguration a Washington, DC, 20 gennaio 2017. (Personale dell’aeronautica statunitense Sgt. Marianique Santos / Dipartimento di difesa)
Nel 1995, il Congresso degli Stati Uniti approvò il Jerusalem Embassy Act, che dichiarava Gerusalemme “città indivisa”, riconoscendo la pretesa di Israele sulla città santa e stabilendo di accantonare fondi per spostare la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. In effetti, l’atto conferì alla conquista israeliana e all’occupazione militare di Gerusalemme est un sigillo di approvazione americano. Non fu fatta menzione dell’annessione illegale della città da parte di Israele o della presenza dei palestinesi in quella stessa città.
A quel tempo, sia il Senato che la Camera erano controllati dai Repubblicani. Ma non fu solo il partito di destra a firmare il Jerusalem Embassy Act. La maggior parte dei Democratici – 44 al Senato e 153 alla Camera dei Rappresentanti – votarono per il disegno di legge. Solo un democratico al Senato e 30 alla Camera si opposero.
Venticinque anni dopo, il presidente Donald Trump ha presentato il suo progetto per i negoziati israelo-palestinesi. Il piano propone gran parte di ciò che la destra israeliana vuole: l’annessione degli insediamenti nei Territori Occupati e l’occupazione militare permanente.
Ma il sostegno democratico al Jerusalem Embassy Act sottolinea che il sostegno degli Stati Uniti al regime separato e disuguale di Israele non è solo esclusivo del Partito Repubblicano. Democratici di alto profilo sostengono il controllo unilaterale di Israele su Gerusalemme e appoggiano tacitamente il dominio militare permanente sulla Cisgiordania e su Gaza.
Molti dei Democratici che votarono per il Jerusalem Embassy Act ricoprono oggi posizioni importanti . La presidente della Camera Nancy Pelosi, allora solo una deputata della California, votò per il disegno di legge su Gerusalemme. Così fecero Eliot Engel e Chuck Schumer, due membri del Congresso di New York. Schumer è ora il leader delle minoranze del Senato ed Engel è il presidente della commissione per gli affari esteri della Camera.
Non sono solo i loro voti sul Jerusalem Embassy Act a rivelare la complicità delle élite democratiche all’occupazione israeliana. Le carriere di Pelosi, Engel e Schumer, tra gli altri, sono state dedicate a garantire che il sostegno militare e diplomatico degli Stati Uniti a Israele non venisse mai messo in discussione. Sono rappresentanti di un establishment democratico che ha intrattenuto strette relazioni con i sostenitori di Israele a Washington, come l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), e che ha ricevuto collettivamente milioni di dollari in contributi elettorali da attivisti filo-israeliani.
All’indomani della presentazione del piano Trump, Pelosi, Schumer ed Engel hanno rilasciato mediocri dichiarazioni di preoccupazione o addirittura espresso caute speranze sull’approccio della Casa Bianca verso la questione Israele-Palestina.
Engel, nella sua dichiarazione di risposta al piano, non l’ha condannato apertamente, ma ha anzi affermato di accogliere con favore gli sforzi per creare una soluzione a due Stati e ha avvertito che “una soluzione a due Stati non può nascere a seguito di azioni unilaterali da entrambe le parti”.
Allo stesso modo Schumer ha dichiarato che “un’azione unilaterale” da parte di israeliani o palestinesi “diminuirà le prospettive di una pace futura”.
Pelosi ha affermato che il piano di Trump fornisce un “terreno comune” per i Democratici e i Repubblicani su cui unirsi, aggiungendo: “Se c’è una possibilità per la pace, vogliamo dargli una possibilità”.
Questi tre potenti democratici non sono stati in grado di esprimere una sola parola di indignazione per il sostegno di Trump all’Apartheid israeliano. La loro reticenza a condannare Trump è in linea con una lunga storia sempre volta a sollevare Israele da ogni responsabilità, ed è solo l’ultimo esempio di quanto la leadership democratica sia inadeguata quando si tratta di rispondere efficacemente al sostegno degli Stati Uniti alla repressione israeliana.
Engel, ad esempio, ha ripetutamente affermato che gli insediamenti israeliani, che sfruttano le risorse palestinesi, non rappresentano un ostacolo alla pace.
Nel 2010, Schumer dichiarò che Israele avrebbe dovuto “strangolare” Gaza “economicamente” fino a quando i palestinesi non avessero cambiato il loro sostegno a Hamas, il partito politico che vinse le elezioni legislative nel 2006 e che governa l’enclave costiera dal 2007.
Pelosi non può essere considerata un falco riguardo Israele, tuttavia ha ripetutamente promesso il sostegno incondizionato degli Stati Uniti, un sostegno che ha permesso allo Stato ebraico di perseguire impunemente le sue politiche distruttive. In una conferenza AIPAC del 2019, Pelosi dichiarò che “Israele e America sono collegate ora e per sempre … Questo impegno è orgogliosamente onorato in questo Congresso, dove il sostegno a Israele rimane coraggioso e bipartisan.”
Pelosi, Engel e Schumer sono sempre più lontani dalle varie basi che compongono gli elettori democratici. Secondo un sondaggio del 2019 pubblicato da Data for Progress, il sessantaquattro percento dei democratici sostiene il condizionamento degli aiuti militari statunitensi a Israele per garantire che i dollari dei contribuenti non finanzino politiche disumane rivolte ai palestinesi. Le star delle “matricole” del Partito Democratico – Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib e Ilhan Omar – hanno ripetutamente espresso critiche a Israele, critiche fino ad allora inaudite nelle sale del potere. E il principale candidato presidenziale – Bernie Sanders – ha suggerito di imporre condizioni agli aiuti statunitensi verso Israele e di deviare alcuni degli aiuti militari inviati a Israele verso progetti umanitari a Gaza. Tutti e quattro questi politici hanno criticato duramente il piano di Trump per Israele-Palestina.
Ma se i potenziali futuri leader del Partito Democratico vorranno trasformare la politica degli Stati Uniti, dovranno prima rovesciare il vecchio ordine rappresentato da Pelosi, Schumer ed Engel. Il Partito Democratico di oggi ha aperto la strada al piano di Trump, a Netanyahu e al movimento dei coloni israeliani. Per evitare di commettere gli stessi errori, il movimento per i diritti dei palestinesi e i loro alleati in altri movimenti per la giustizia sociale devono costringere il Partito Democratico a trasformarsi e diventare una voce per la libertà palestinese.
Correzione: in una frase ho erroneamente dichiarato che Hamas è stato eletto per governare la Striscia di Gaza nel 2006. Hamas è stato eletto nella legislatura palestinese nel 2006, e governa Gaza dal 2007 dopo la sua divisione da Fatah.
Alex Kane è un giornalista di New York, il cui lavoro su Israele / Palestina, le libertà civili e la politica estera degli Stati Uniti è apparso su VICE News, The Interccept, The Nation, In These Times e altro. Seguilo su Twitter @alexbkane.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org