I soldati israeliani sono autorizzati a sparare ai bambini. Nessuno li punisce per aver sparato ai bambini.
Gideon Levy – 9 febbraio 2020
Immagine di copertina: Muhammad Shtewi all’ Hadassah Medical Center in Ein Kerem. (Sharona Weiss/Activestills.org)
I soldati israeliani sparano ai bambini. A volte li feriscono e a volte li uccidono. A volte i bambini restano clinicamente morti, a volte disabili. A volte i bambini hanno lanciato pietre contro i soldati, o un cocktail di Molotov. A volte finiscono per caso nel mezzo di uno scontro. Quasi mai mettono in pericolo la vita dei soldati.
A volte i soldati sparano ai bambini intenzionalmente, a volte per errore. A volte mirano alla testa o alla parte superiore del corpo, a volte sparano in aria e colpiscono i bambini alla testa. Ecco cosa succede quando un corpo è piccolo.
A volte i soldati sparano con l’intento di uccidere, a volte di punire. A volte usano proiettili regolari e a volte proiettili rivestiti di gomma, a volte sparano da molto distante, a volte in un’imboscata, a volte a distanza ravvicinata. A volte sparano per paura, rabbia, frustrazione e per la sensazione di non avere altra opzione, a volte per una perdita di controllo, a volte a sangue freddo. I soldati non vedono mai le loro vittime dopo averle colpite. Se vedessero ciò che hanno causato, potrebbero smettere di sparare.
I soldati israeliani sono autorizzati a sparare ai bambini. Nessuno li punisce per aver sparato ai bambini. Quando un bambino palestinese viene ucciso, non è una notizia. Non c’è differenza tra il sangue di un bambino palestinese e il sangue di un adulto palestinese. Hanno entrambi poco valore. Quando un bambino ebreo viene ferito, tutto Israele trema, quando un bambino palestinese viene ferito, Israele sbadiglia. E troverà sempre, sempre, una giustificazione per i soldati che sparano ai bambini palestinesi. Non troverà mai, mai una giustificazione per i bambini che lanciano pietre contro i soldati che fanno irruzione nel loro villaggio.
Un ragazzo di nome Abd el-Rahman Shatawi è da sei mesi nell’ospedale di riabilitazione di Beit Jala. Da 10 giorni un suo parente, Mohammed Shatawi, è ricoverato all’Hadassah University Hospital, Ein Karem, a Gerusalemme. Entrambi provengono dal villaggio di Qaddum in Cisgiordania. I soldati israeliani hanno sparato a entrambi in testa. Ad Abd el-Rahman hanno sparato da una grande distanza con proiettili regolari mentre si trovava all’ingresso della casa di un amico, a Mohammed hanno sparato un proiettile rivestito di gomma da una collina vicina mentre lui cercava di nascondersi lungo le pendici di quella stessa collina. L’esercito ha dichiarato che aveva incendiato una gomma.
Abd el-Rahman ha 10 anni e sembra piccolo per la sua età. Mohammed ne ha 14 ma dimostra più anni. Questi sono i bambini della realtà palestinese, entrambi sospesi tra la vita e la morte. La loro vita e quella dei loro genitori sono state distrutte. Il padre di Abd el-Rahman lo porta a casa da Beit Jala a Qaddum una volta a settimana per fargli trascorrere il week end nel villaggio, il padre di Mohammed non si allontana dalla porta dell’unità di terapia neuro-intensiva di Hadassah Ein Karem, dove è solo di fronte a suo figlio e al suo destino. A nessuno di questi bambini si sarebbe dovuto sparare. Nessuno dei due avrebbe dovuto essere colpito alla testa.
Dopo che Abd el-Rahman venne colpito, l’ufficio del portavoce dell’esercito dichiarò che “durante un incidente è stato ferito un minore palestinese”. Dopo che Mohammed venne colpito, il portavoce dichiarò: “C’e’ una denuncia relativa a un palestinese che è stato ferito da un proiettile di gomma”. L’ufficio ha familiarità con queste denunce. Il portavoce dell’esercito è la voce delle forze di difesa israeliane. L’IDF è un esercito popolare, quindi il portavoce dell’IDF parla anche per Israele.
I portavoce emettono le loro dichiarazioni da un nuovo grattacielo a Ramat Aviv vicino a Tel Aviv, dove l’ufficio si è recentemente trasferito. Definiscono un ragazzo di 10 anni come un “minorenne palestinese” e osservano che ” la denuncia palestinese è nota” riferendosi a un ragazzo che sta lottando per la vita perché i soldati gli hanno sparato alla testa. La disumanizzazione dei palestinesi ha raggiunto i portavoce dell’IDF. Persino i bambini non suscitano più sentimenti umani come il dispiacere o la misericordia, certamente non nell’IDF.
L’ufficio del portavoce IDF fa bene il suo lavoro. Le sue dichiarazioni riflettono lo spirito del tempo e del luogo. Non c’è spazio per esprimere alcun rimpianto per aver sparato ai bambini in testa, non c’è spazio per la misericordia, le scuse, un’indagine o una punizione e certamente non per alcun risarcimento. Sparare a un bambino palestinese è considerato meno grave rispetto che sparare a un cane randagio, per il quale c’è ancora una possibilità che qualcuno indagherà.
Il portavoce dell’IDF annuncia: continuate pure a sparare ai bambini palestinesi.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org