Coronavirus: i detenuti palestinesi temono per la propria vita nelle carceri israeliane sporche e affollate

La mancanza di prodotti per l’igiene e le celle  sovraffollate fanno temere ancor di più l’usuale politica di “negligenza medica deliberata”.

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Akram Al-Waara 13 marzo 2020

Immagine di copertina: prigionieri palestinesi in una cella nella prigione ad Ashkelon nel 2004 (Reuters)

La paura e il panico hanno caratterizzato gran parte degli ultimi 10 giorni nella Cisgiordania occupata, poiché il numero di casi di coronavirus ha continuato a salire.

Venerdì, il Ministero della Salute palestinese ha confermato che il numero di casi ufficiali è salito a 35, 34 dei quali nella città di Betlemme, nella Cisgiordania meridionale.

Ma proprio mentre le misure prese dal governo per fermare la diffusione del virus avevano  iniziato a riportare  un po’di calma, i palestinesi si sono svegliati con una terribile notizia : il coronavirus ha raggiunto le prigioni israeliane, dove sono detenuti migliaia di prigionieri politici palestinesi.

The Palestinian Prisoners Affairs Committee ha riferito che un prigioniero della prigione di Ashkelon era entrato in contatto con un medico israeliano risultato positivo al virus.

Qadri Abu Bakr, capo del comitato, ha  comunicato che il prigioniero non identificato, insieme ad altri 19, era stato di conseguenza tenuto in quarantena.

Nel frattempo, i media israeliani e palestinesi hanno riferito di sospetti casi di contagio in altre due prigioni: la prigione di Ramleh nel centro di Israele e il centro di detenzione di Moscobiya a Gerusalemme.

Sia a Ramleh che a Moscobiya, i prigionieri  sarebbero stati messi in quarantena dopo essere entrati in contatto con ufficiali israeliani sospettati di  essere positivi al virus.

L’Israeli Prison Services (IPS) ha annunciato l’intenzione di evacuare una prigione vicino al confine egiziano da utilizzare come  centro di quarantena per  i prigionieri  contagiati e di interrompere le visite dei familiari ai prigionieri.

I palestinesi, tuttavia, temono che il governo israeliano e le autorità penitenziarie non stiano adottando le misure adeguate per prevenire la diffusione del virus e curare coloro che potrebbero ammalarsi.

Sporche e sovraffollate

“Le prigioni israeliane sono notoriamente vecchie, sporche, sovraffollate e prive di   misure igieniche di base”, ha detto a Middle East Eye Mohammed Abed Rabo, 48 anni, ex prigioniero e attivista palestinese.

“Nelle prigioni “migliori” ,  ci sono tra i sei e i dieci prigionieri in una stanza, ma in molti casi ce ne sono i di più”, ha detto, aggiungendo che durante i pasti e le attività all’aperto si  ammassano fino a 120 prigionieri.

“Le prigioni sono  inadeguate nel fornire ai detenuti prodotti per l’igiene di base “, ha affermato Abed Rabo

Abel Rabo teme che il livello di sovraffollamento nelle prigioni israeliane  sia uno dei principali fattori che potrebbe far scoppiare un focolaio di coronavirus tra i prigionieri palestinesi.

Inoltre, ha affermato, la mancanza di prodotti per l’igiene, come disinfettante per le mani e sapone, non farà che peggiorare le cose.

“Le prigioni sono già terribilmente inadeguate  nel fornire ai detenuti prodotti per igiene di base”, ha detto Abed Rabo, aggiungendo  di aver  saputo attraverso gli avvocati dei prigionieri  contagiati che l’IPS non ha apportato modifiche evidenti all’interno delle carceri per affrontare il problema.

“Dovrebbero dare ai detenuti maschere, guanti, disinfettante per le mani, sapone extra, la possibilità di lavare i loro vestiti e le lenzuola più spesso”, ha detto. “Ma tutto ciò che stanno facendo è solo metterli in quarantena.”

Abed Rabo ha anche affermato che i prigionieri messi in quarantena vengono semplicemente gettati nelle celle di isolamento delle carceri.

“Come possono ottenere le cure adeguate di cui hanno bisogno, quando vengono gettati in queste disgustose celle di isolamento?” chiede. “È così che tratti degli esseri umani malati?”

“Negligenza medica deliberata”

Per anni, i gruppi per i diritti dei palestinesi hanno registrato quella che chiamano una politica di “negligenza medica deliberata” nelle carceri israeliane di tutto il Paese.

Si stima che dalla Seconda Intifada, che ha avuto luogo dal 2000 al 2005, 17 prigionieri palestinesi siano morti a causa di negligenza medica.

In una pubblicazione del 2016, il gruppo per i diritti dei prigionieri Addameer ha rilevato la presenza di almeno 200 pazienti con malattie croniche, tra cui due dozzine di pazienti affetti da cancro, dozzine di persone con disabilità fisiche e psicologiche e 25 residenti permanentemente nella clinica carceraria di Ramleh.

“Alcuni di questi malati cronici hanno problemi respiratori e cardiaci e malattie autoimmuni”, ha detto Abed Rabo al MEE, sottolineando il fatto che una parte significativa della popolazione carceraria è costituita da uomini di mezza età o anziani.

“I dati demografici dei prigionieri corrispondono ai dati demografici di coloro che sono più sensibili agli effetti mortali del coronavirus”, ha detto. “E questo è terrificante.”

I prigionieri malati, ha detto Abed Rabo, non stanno ricevendo  neppure  le cure mediche adeguate di cui hanno bisogno.

“I medici vengono raramente, ai pazienti con gravi problemi sono spesso prescritti antidolorifici generici e coloro che hanno bisogno di trattamenti come la dialisi e la chemioterapia non ricevono un programma di trattamento adeguato”, ha detto Abed Rabo.

“Quindi immaginate se questi prigionieri dovessero affrontare un focolaio di coronavirus”, ha continuato. “Pensate che riceverebbero un trattamento adeguato?”

Nonostante la serietà con cui Israele sta trattando l’epidemia di coronavirus, Abed Rabo ha detto che dubita che tratteranno i prigionieri palestinesi con la stessa attenzione.

“Di volta in volta, hanno dimostrato di non preoccuparsi delle vite dei palestinesi, specialmente dei nostri prigionieri, quindi perché dovrebbero cambiare adesso?”

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

 

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