La popolazione di Gaza non può e non sarà in grado di gestire il sistema sanitario distrutto, la cattiva alimentazione e la mancanza di risorse…
Di Abdalhadi Alijla – 20 Marzo 2020
Nel 2004, sono stato selezionato dal Ministero delle telecomunicazioni palestinese per partecipare al Congresso annuale dell’International Telecommunication Union a Hong Kong. Sebbene avessi il visto, il biglietto e le valigie, non ero in grado di viaggiare poiché Gaza fu messa in quarantena parziale dai militari israeliani che controllavano l’attraversamento di Rafah tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Sulla strada per l’attraversamento di Rafah, mi sono dovuto fermare a due principali posti di blocco militari; entrambi furono coinvolti nella divisione della Striscia di Gaza in Cantoni, imponendo un blocco relativamente duro su milioni di palestinesi per mesi. Dipendenti, studenti, pazienti e viaggiatori, nonché forniture e beni essenziali, non potevano transitare tra le zone principali della Striscia di Gaza.
Quel giorno, l’esercito israeliano non ha permesso alla macchina di attraversare la zona in cui mi trovavo, e sono dovuto tornare a Gaza. Non ci sono stati dati motivi per cui non potessimo attraversare. Era una pratica normale, ingiustificata, che aumentava il nostro senso di frustrazione e disperazione.
Nel 2006, Israele, dopo essersi ritirato dalla Striscia di Gaza e dopo le elezioni palestinesi che hanno portato Hamas sulla scena politica, ha imposto una quarantena a due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza, non permettendo a nessuno di andarsene o spostarsi dentro o fuori la Striscia, impedendo ai beni e ai servizi essenziali di entrare nella Striscia di Gaza, rendendo insopportabile la vita per qualsiasi essere umano.
In questi giorni, mentre il mondo affronta una pandemia globale causata dal Coronavirus, senza discriminazione tra razza, nazionalità, regione o classe, c’è una cosa che ci unisce tutti, che è la quarantena e in alcuni luoghi un coprifuoco. Questa quarantena mi ricorda il blocco che ho vissuto a Gaza
Da bambino, ero abituato talvolta al coprifuoco e ai blocchi, e quando sono cresciuto, sono stato costretto a rimanere bloccato per anni, insieme ad altri due milioni di esseri umani. La simpatia e la solidarietà internazionali e regionali con i palestinesi bloccati sono cresciute costantemente, sostenendo a distanza la loro causa e la loro lotta. Tuttavia, sapevano poco sul significato della quarantena forzata e dell’essere locked-down.
Nelle ultime due settimane ho ricevuto molte notifiche di annullamento di conferenze, incluso un prestigioso simposio internazionale. Più di cinque eventi accademici, a cui avrei dovuto partecipare, sono stati annullati a causa dell’epidemia di COVID-19.
I miei sentimenti sono stati un misto di tristezza, per il fatto che non sarei stato in grado di presentare il mio lavoro a conferenze ed eventi internazionali, e di sollievo, che noi accademici possiamo riposare, e anche che molti comprenderanno il vero significato di blocco ed essere in quarantena forzata collettiva. Centinaia di accademici a Gaza sono in stato di blocco da 15 anni. A loro è stato negato il privilegio di viaggiare, presentarsi, interconnettersi e collaborare a causa del blocco inspiegabile e ingiustificato del 2006 da parte dell’esercito israeliano.
Dal 2006, migliaia di studenti post-laurea a Gaza non hanno potuto e ancora non possono viaggiare o hanno perso le borse di studio a causa del blocco. A Gaza, la partecipazione internazionale o regionale a conferenze ed eventi è un’opportunità per prendersi una pausa dalla quarantena, anche per un breve periodo (quando possibile), ma è un privilegio quasi impossibile. Gaza è stata “messa in quarantena” in un meccanismo disumanizzante e non per proteggere la salute pubblica o globale.
L’interruzione della vita, della carriera, del lavoro e degli studi, mettendoli in una pausa temporanea è la realtà quotidiana vissuta dai palestinesi a Gaza dal 2006. Tuttavia, al di fuori della striscia di Gaza, c’è sempre un governo e istituzioni che potrebbero rendere l’esistenza più facile, fornire servizi, assistenza sanitaria e supporto economico, mentre a Gaza è un sogno ad occhi aperti. In realtà, l’unico evento di cui parla la gente di Gaza è quando sarà la prossima guerra, e non quando verrà revocato il blocco.
La disumanità del blocco di Gaza è ora più chiara per la grande maggioranza delle persone nel mondo occidentale, così come in altre parti del mondo.
La solidarietà e l’empatia con i palestinesi potrebbero cambiare in quanto non si baseranno più sulla congiunzione latina ignoramus, “non sappiamo” o non liquet – ‘not proven’ (Non chiara, non verificata). Nessuno dovrebbe supporre di non sapere nulla sulla quarantena forzata, sull’assedio e sul blocco, o di non avere vissuto l’esperienza di un blocco più lieve e un facile assedio. Ora tutti hanno provato la sensazione di blocco e quarantena. Fortunatamente, questo serve a salvare vite umane, a differenza di Gaza, che causa solo morte e sofferenza.
Tuttavia, molti israeliani, come l’ex direttore generale dell’autorità israeliana di radiodiffusione, volevano che COVID-19 zittisse i palestinesi di Gaza. Nel suo articolo al Jerusalem Center for Public Affairs, afferma che il virus è un’opportunità per mettere a tacere i palestinesi, chiedendo se la propagazione del virus lo farà, con un video malsano e disumanizzante. Chi scrive ha dimenticato che Israele si è prodigato per distruggere il sistema sanitario nella Striscia di Gaza. Solo negli attacchi del 2014, Israele ha danneggiato 17 ospedali, 56 strutture sanitarie primarie e 45 ambulanze. Secondo l’OMS, Israele ha negato le cure mediche ai pazienti di Gaza con il pretesto della sicurezza. Israele ha usato come arma le cure mediche contro i palestinesi, non solo distruggendo le strutture sanitarie essenziali e il sistema sanitario di Gaza, ma si sta adoperando per negare alla popolazione di Gaza di poter cercare cure dall’esterno.
Il dolore, l’ingiustizia e la violenza che Israele ha imposto ai palestinesi a Gaza è un forte promemoria del fatto che Israele e la comunità internazionale sono direttamente responsabili delle conseguenze catastrofiche che potrebbero verificarsi se COVID-19 colpisse la Striscia di Gaza. Il mondo ha visto la Striscia di Gaza, assediata e disumanizzata da Israele, trattata spudoratamente come una crisi umanitaria.
La popolazione di Gaza non può e non sarà in grado di gestire il sistema sanitario distrutto, la cattiva alimentazione e la mancanza di risorse e capacità per far fronte a tale epidemia. Israele sta causando una catastrofe a lungo termine in un modo senza precedenti.
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org