Azienda di Gaza utilizza la stampa 3D per combattere il coronavirus

Un ingegnere della Striscia di Gaza sta realizzando attrezzature mediche indispensabili tramite la tecnologia di stampa 3D. Copertina: Mohammed Abu Matar con una stampante 3D presso l’Università islamica di Gaza,  2 febbraio 2016.

Fonte – English version

Di Tamam Mohsen – 13 Aprile 2020

GAZA CITY, Striscia di Gaza – Mentre il mondo intero combatte la diffusione del nuovo coronavirus, stanno emergendo alcune idee pioneristiche e creative a supporto di questi sforzi.

Nella Striscia di Gaza, l’ingegnere Mohammed Abu Matar e il suo team di Tashkeel 3D utilizzano la tecnologia di stampa 3D per produrre attrezzature mediche necessarie per affrontare la pandemia.

“Mentre la pandemia si diffondeva, non potevamo restare a guardare, quindi abbiamo avviato una ricerca di idee creative che supportano gli sforzi per combattere il coronavirus perché è una nostra responsabilità sociale”, ha detto Abu Matar.

Ha aggiunto: “Abbiamo cercato all’interno delle comunità open source sui social media in cui si scambiano idee su come combattere il coronavirus e ci siamo concentrati su quelli che possono essere applicati nella Striscia di Gaza in base alle nostre risorse disponibili”.

Il team ha prodotto diversi tipi di apparecchiature, tra cui le maschere di protezione del respiratore indossate dagli operatori sanitari di prima linea, che vende per circa 6 dollari l’una. L’azienda produce anche dispositivi che consentono di utilizzare un ventilatore per due pazienti.

La compagnia di Abu Matar, che ha co-fondato nel 2016, lavora in collaborazione con il Ministero della Salute di Gaza, per fornire le attrezzature.

La Striscia di Gaza, che conta oltre 2 milioni di abitanti, ha registrato 13 casi di Covid-19 l’8 aprile, lo stesso giorno in cui il Ministero della Salute ha annunciato che i kit di test del coronavirus si sono esauriti “completamente”. L’annuncio ha sollevato il timore che il deterioramento della situazione sanitaria ed economica a Gaza si trasformerà in un grave disastro sanitario in caso di diffusione del virus. Anche il settore sanitario soffre di una carenza di dispositivi di protezione individuale per il personale medico.

Il 31 marzo, il Centro per i diritti umani di Al Mezan ha dichiarato che il numero di respiratori necessari per i pazienti affetti dal virus che causa il COVID-19 è la prova della tragica situazione nella Striscia di Gaza. C’erano solo 96 respiratori nelle unità di terapia intensiva di Gaza, nonostante la fitta popolazione concentrata nelle sue 140 miglia quadrate.

Nel frattempo, The Guardian ha citato Abdelnasser Soboh, direttore dell’ufficio di Gaza dell’Organizzazione mondiale della sanità, affermando, il 22 marzo, che la Striscia di Gaza ha bisogno di altri 100 ventilatori in caso di epidemia.

Abu Matar ha osservato che la stampa 3D può essere utilizzata per colmare le lacune nel settore sanitario, ma ha sottolineato che non è un compito facile e ha messo in guardia contro la stampa casuale in campo medico. Lo sforzo richiede precisione e costruzione scientifica e la supervisione di medici specialisti ed esperti di attrezzature per garantire accuratezza ed efficacia, ha affermato. Abu Matar ha anche sottolineato che il processo di stampa deve essere condotto in collaborazione con il Ministero della Salute di Gaza.

Nel frattempo, la tecnologia di stampa 3D è ancora relativamente nuova per Gaza e sta impiegando del tempo per espandersi. Abu Matar ha creato la sua prima stampante nel 2015 e ha anche progettato una macchina per produrre il filamento di plastica necessario per la stampante, poiché il blocco israeliano rende difficile ottenere materiali e componenti.

Era in grado di riprodurre un laccio emostatico, poiché molte persone credono che la maggior parte delle morti durante le guerre, sulla Striscia di Gaza, fossero state causate da gravi emorragie, e che molte persone avrebbero potuto essere salvate se l’emorragia fosse stata fermata.

La compagnia di Abu Matar ha prodotto un gran numero di tali dispositivi medicali per le ambulanze e le squadre di emergenza da utilizzare a Gaza, e crede che abbiano aiutato molte persone ferite durante le marce del ritorno, iniziate a marzo 2018 ai confini di Gaza.

Tuttavia, Abu Matar e i membri del suo team affrontano grandi ostacoli che rendono il loro lavoro più difficile e talvolta persino impossibile. Ha spiegato che ottenere progetti e costruire i sistemi richiesti rappresenta una grande sfida, soprattutto con la mancanza di materie prime a causa del blocco israeliano e del blocco del coronavirus, che li costringono a cercare alternative a questi materiali localmente.

Tamam Mohsen è una giornalista che lavora nella Striscia di Gaza. Ha conseguito una laurea in giornalismo presso l’Università islamica di Gaza ed è interessata a questioni umanitarie e politiche. Ha scritto per il sito web Nawa e attualmente scrive per SHMS News e Mobaderoon Magazine.

 

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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