La Palestina è forse l’unico Paese al mondo che può essere orgoglioso di avere due squadre di calcio nazionali. La prima, ufficiale, è la propria squadra, dal 1998 affiliata alla Confederazione Calcistica Asiatica e alla FIFA. La seconda, sentimentale, è il Club Deportivo Palestino, che ha la sua sede nel comune di La Cisterna, a sud di Santiago, la capitale del Cile. La squadra è attiva nella serie A di quel Paese e difende, a più di 13.000 chilometri dalla Palestina, i colori e la lotta dei suoi antenati.
Fonte: Versión española
Santiago Triana Sánchez – 18 Aprile 2020
Il Cile ospita la più grande comunità palestinese al di fuori del Medio Oriente con circa 400.000 persone. Alla fine del 19 ° secolo, il Paese divenne il porto di arrivo di migliaia di palestinesi, anche se fu nei primi due decenni del 20 ° secolo che si verificò l’esodo più grande, causato dalla paura che l’Impero Ottomano, a cui apparteneva il territorio dell’attuale Palestina, potesse entrare in un conflitto internazionale. A quel tempo, le navi che viaggiavano in Sud America arrivavano a Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. Da lì, arrivare in Cile significava attraversare la geografia tortuosa del Cono Meridionale, comprese le Ande, e resistere alle basse temperature, all’altitudine, alla possibilità di assalti e ad altre difficili condizioni. Manuel Hasbún, segretario generale dell’Associazione palestinese in Cile, spiega perché il lungo Paese andino sia diventato la destinazione finale per così tanti palestinesi: “La loro preferenza per il Cile è attribuita al fatto che, secondo le testimonianze, alcuni dei primi immigrati rimasero affascinati dal clima e dal paesaggio della regione centrale del Paese, che sembrava emulare il ritratto della loro nativa Palestina ”.
Nel 1916, la comunità palestinese in Cile era già abbastanza grande da creare una squadra: il Club Sportivo Palestino. Questo team divenne il predecessore del Palestina Sporting Club, fondato nel 1920, seme del Club Deportivo Palestino che ad oggi gioca nella lega cilena. Per 28 anni, il team partecipò solo a tornei amatoriali, oltre ad essere un punto di incontro per i membri della comunità palestinese in Cile. Tuttavia, nel 1948 un fatto cambiò definitivamente la sua essenza: la fondazione dello Stato di Israele e l’inizio di quel conflitto che, nonostante i tentativi di pace, continua ancora oggi. Hasbún spiega: “L’impatto che questo dramma ebbe sugli immigrati e sulle prime generazioni nate in Cile fu tale che, nonostante il loro dolore e la loro impotenza, decisero di fare qualcosa che era alla loro portata”.
Quel “qualcosa” fu ricreare nel 1949 la squadra di calcio, con il nome che ha mantenuto fino ad oggi, per sostenere la causa della Palestina. Iniziò quindi una vertiginosa ascesa che portò presto la squadra a far parte dell’élite del calcio australe mentre, grazie ai risultati positivi, il nome della loro terra ancestrale veniva scritto sui giornali e ascoltato alla radio. Nel 1952, tre anni dopo la sua rifondazione, il Palestino passò dalla pratica amatoriale alla serie B. Nel 1953 fu incoronato campione in quella categoria e nella stagione successiva promossa alla serie A . Da allora è rimasta quasi sempre in serie A , con brevi retrocessioni in serie B (1971-1972 e 1989).
L’’impresa di aver creato quella squadra di calcio compie 100 anni il prossimo agosto. Durante questo secolo di vita, il Palestino ha ottenuto diversi titoli: è stato due volte campione della Serie A (1955 e 1978), ha vinto tre volte la Coppa del Cile (1975, 1977 e 2018) e tre della Liguilla Prelibertadores (1975 , 1977 e 2014). Inoltre, ha vinto due volte la Serie B (1952 e 1972), ha partecipato tre volte alla Copa Libertadores (1979, 2015 e 2019) e una volta alla Copa Sudamericana (2016). Oltre alla squadra di calcio maschile , con la quale ha guadagnato fama dentro e fuori i confini cileni, il club ha anche un’affiliata femminile (campione del torneo di chiusura del 2015), una per il calcio a cinque e una per il basket.
Il motto adottato dalla squadra è una chiara dichiarazione di intenti: “Più che una squadra, un intero popolo”. La frase chiarisce che l’essenza del Palestino non si limita allo sport. In effetti, le relazioni del team con il Paese natale sono sempre state ottime. Nell’ultimo decennio, il legame è stato ulteriormente rafforzato, al punto che nel 2014 il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, ha inviato un messaggio al Palestino in cui l’ha definito “la seconda squadra di calcio in Palestina”. Inoltre, le partite della Copa Libertadores e della Copa Sudamericana a cui la squadra ha partecipato sono state trasmesse dalla televisione palestinese.
L’impegno del team per la causa palestinese l’ha posto al centro di alcune controversie. Una delle più note si è verificata alla fine del 2013, quando la squadra ha stampato sulla sua maglia ufficiale la mappa della Palestina (della regione in cui si trovano i territori palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, e quella dello Stato di Israele). Il presidente della Comunità ebraica del Cile, Gerardo Gorodischer, condannò l’uso dell’indumento e chiese una punizione per la squadra: “Rifiutiamo l’importazione del conflitto dal Medio Oriente al Cile, ci aspettiamo sanzioni dall’associazione nazionale di calcio professionale al club Palestino che viola le regole della FIFA “. Nonostante ciò, la maglia fu un successo commerciale e secondo la stampa cilena trovò clienti anche in Marocco e Germania. Dopo la controversia, la mappa ha continuato a essere utilizzata.
Il collegamento con la madrepatria tuttavia non si limita a un supporto a distanza. In effetti, diversi giocatori cileni che hanno giocato per il Palestino hanno scelto di giocare nella squadra nazionale della Palestina. Inoltre, i giocatori della squadra hanno realizzato alcune tournée sportive in Palestina, dove sono stati accolti con entusiasmo. Nel 2018, durante un viaggio in America Latina, il presidente Abbás ha dal canto suo visitato lo stadio de La Cisterna, la città della squadra .
L’attivismo del Palestino ha portato molti sostenitori della causa palestinese in tutto il mondo a identificarsi con il club di La Cisterna pur non avendo origini palestinesi. Uno dei grandi meriti del Palestino è quello di mantenere nella memoria collettiva del Cile il nome del Paese natale, la cui esistenza nell’ultimo mezzo secolo è stata minacciata dal conflitto. Per questo motivo, con tono soddisfatto, Hazbún sottolinea: “Questo è un sogno che i visionari rifondatori del 1949 non avrebbero mai immaginato”.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org