Niente tregua negli attacchi israeliani ai pescatori di Gaza

Nonostante la crisi umanitaria e la disoccupazione e la povertà vertiginose, tutte radicate nell’assedio, Israele non ha allentato la pressione sui due milioni di palestinesi a Gaza, nemmeno di fronte alla pandemia.

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Di Tamara Nassau – 27 Aprile 2020

La pandemia di coronavirus ha fatto fermare molte attività, ma non gli attacchi di Israele ai pescatori palestinesi. Le navi da guerra israeliane hanno aumentato i loro assalti negli ultimi mesi, causando lesioni ai pescatori e danni alle barche.

La scorsa settimana, navi da guerra israeliane hanno inseguito e aperto il fuoco verso una barca da pesca che navigava a circa quattro miglia nautiche al largo della città di Beit Lahiya, a nord di Gaza, secondo quanto riferito da testimoni oculari al gruppo per i diritti umani Al Mezan.

I soldati hanno sparato a Ziad Fahd Baker, 25 anni, alla testa usando un proiettile d’acciaio rivestito di gomma, ferendolo lievemente, mentre la barca, e il motore, che appartengono al padre, sono stati danneggiati dai proiettili israeliani.

Al Mezan ha registrato 92 violazioni contro i pescatori di Gaza dall’inizio del 2020. Tutti erano casi di forze israeliane che aprivano il fuoco contro i pescatori e le loro barche, causando sei feriti. Israele ha anche arrestato tre pescatori, tra cui un bambino, danneggiato sette barche e attrezzature, e sequestrato una barca.

All’inizio di aprile, le cannoniere israeliane hanno inseguito e aperto il fuoco su un altro peschereccio a quattro miglia dalla costa. Ahmad Hasan Zidan, 29 anni, non è rimasto ferito, ma il motore della sua barca è stato danneggiato dai proiettili israeliani.

Il Centro palestinese per i diritti umani ha riferito che questi attacchi si sono verificati nelle acque territoriali di Gaza senza che i pescatori rappresentassero una minaccia per le forze israeliane.

Israele in genere consente ai pescatori di navigare fino a sei miglia nautiche al largo della costa di Gaza. La maggior parte delle violazioni commesse dalle forze israeliane contro i pescatori palestinesi sono commesse in zone in cui questi ultimi sono autorizzati a pescare. I continui attacchi di Israele ai pescatori sono una punizione collettiva, illegale secondo il diritto internazionale, ha dichiarato Al Mezan.

Stagione di pesca, Ramadan e pandemia

Nel frattempo, aprile segna l’inizio della stagione della pesca delle sardine a Gaza. Combinato con il Ramadan e la pandemia di COVID-19, questo è un momento particolarmente importante e difficile per i pescatori di Gaza.

“Le sardine costituiscono storicamente il 60% del pescato totale e costituiscono la maggior parte del reddito dei pescatori di Gaza”, ha riferito L’OCHA, l’agenzia di coordinamento umanitario delle Nazioni Unite.

Le sardine non si trovano in genere vicino alla costa di Gaza, ma a causa del blocco navale israeliano sul territorio, i pescatori perdono il pescato che si trova  più lontano. Di conseguenza, il pescato di sardine è diminuito di oltre la metà da quando Israele ha imposto il suo assedio sulla Striscia, ormai al suo tredicesimo anno.

Il 16 aprile, un’unità militare israeliana ha minacciato di sparare e confiscare le barche dei pescatori che si avvicinano a una “zona interdetta” imposta da Israele sulla costa settentrionale, ha riferito il gruppo israeliano per i diritti umani Gisha.

Le acque settentrionali di Gaza sono ricche di sardine e altri tipi di pesci particolarmente apprezzati durante il Ramadan, quando la domanda aumenta. A causa delle restrizioni arbitrarie di Israele, i pescatori di Gaza sono costretti a navigare vicino alla costa. Queste aree sono contaminate da grandi quantità di acque reflue non trattate immesse nel Mar Mediterraneo, a causa delle degradate infrastrutture di depurazione di Gaza.

Industria in declino

L’anno scorso, Israele ha sparato ai pescatori 347 volte, causando 16 feriti.

Gli attacchi implacabili di Israele all’industria della pesca di Gaza hanno causato un grave declino in un settore cruciale dell’economia. Il numero di persone che lavorano nel settore è diminuito da 10.000 nel 2000 a circa 3.500 di oggi, secondo Gisha. Gli attacchi di Israele contro i pescatori ostacolano ulteriormente l’accesso degli abitanti di Gaza a una buona alimentazione.

Nonostante la crisi umanitaria e la disoccupazione e la povertà vertiginose, tutte radicate nell’assedio, Israele non ha allentato la pressione sui due milioni di palestinesi a Gaza, nemmeno di fronte alla pandemia.

Ci sono stati 17 casi confermati del nuovo coronavirus nella Striscia di Gaza.

“Prendere di mira il settore della pesca nell’ambito dell’attuazione delle misure di sicurezza COVID-19, che hanno bloccato la vita a Gaza e confinato i loro familiari nelle loro case, aumenta tali vulnerabilità tra la comunità di pescatori e per le famiglie di tutta Gaza”, ha affermato Al Mezan.

La popolazione estremamente vulnerabile di Gaza si trova di fronte alla minaccia di una catastrofica epidemia di coronavirus sullo sfondo di un assedio israeliano che, secondo le Nazioni Unite, ha reso il territorio “invivibile”.

Israele, in quanto potenza occupante, rimane responsabile della salute e del benessere dei palestinesi a Gaza. Eppure Israele non ha alcun piano per prevenire un’epidemia di COVID-19. Le conseguenze disastrose di una tale epidemia ricadrebbero direttamente sullo stato di Israele.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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