L’artista britannico ha dipinto in Palestina dalla metà degli anni 2000
Fonte: English version
Farah Andrews – 10 giugno 2020
Immagine di copertina: Il murales di Banksy riproduce un soldato israeliano che chiede la carta d’identità ad un asino. Fotografato il 4 dicembre 2006 EPA
Dai murales sui resti delle case distrutte a Gaza, a un hotel a Betlemme, dalle immagini giganti sul muro della segregazione a un’ironica campagna di viaggi: l’elusivo artista di strada britannico Banksy non è estraneo alla creazione di lavori in e sulla Palestina.
Dalla metà degli anni 2000, opere dell’artista sono state individuate a Gaza e in Cisgiordania, con una collezione di suoi dipinti soprannominata “West Banksy”.
L’artista di strada raramente rilascia dichiarazioni, scegliendo invece di parlare attraverso il suo lavoro.
C’è lui dietro il “The Walled Off Hotel” a Betlemme, situato a pochi metri dal muro di separazione.
Visitando la sezione FAQ del sito Web e il negozio di articoli da regalo, si ottiene un chiaro senso della posizione politica ed etica dell’artista.
“Nel caso in cui non foste sicuri di ciò che Banksy pensa del muro, la sua ultima serie di ” souvenir da collezione ” anticipa il giorno in cui la barriera di cemento verrà abbattuta e i giovani scarabocchieranno sui suoi resti scheletrici”, recita la descrizione . Nel negozio fisico è possibile acquistare una collezione di copie della serie “Sconfitte”.
“Per chi di voi si preoccupa invece del fatto che fare del turismo con l’oppressione militare sia una scelta eticamente dubbia, c’è almeno il conforto di sapere che ogni parete è stata amorevolmente dipinta a mano da artigiani locali “, continua il sito web.
Il suo lavoro mette spesso in luce l’oppressione militare, come nel murales in cui un soldato israeliano chiede a un asino il suo documento d’identità, o quello in cui una ragazzina palestinese perquisisce un soldato.
Nel 2015, pubblicò un video turistico su Gaza. “Fai di questo l’anno in cui scopri una nuova destinazione!”, recita sarcasticamente la didascalia. “Benvenuti a Gaza.”
“Alla gente del posto piace così tanto che non se ne vanno mai”, continua il video, mostrando filmati di bambini piccoli in una strada, “perché non gli è permesso”, passando quindi a scene con l’esercito israeliano.
La campagna turistica è intervallata da notizie sull’occupazione, mentre mostra un dipinto di Banksy su una porta distrutta.
Il video riporta anche le parole di un uomo palestinese, che attira l’attenzione su uno dei disegni, un gatto che indossa un fiocco rosa, dicendo: “Questo gatto dice a tutto il mondo che nella sua vita non c’è gioia . Il gatto però ha trovato qualcosa con cui giocare. E i nostri figli? ”
Il film, di meno di due minuti, termina con una frase, dipinta a spruzzo su un muro, che recita: “Se ci laviamo le mani dal conflitto tra il potente e il debole , ci schieriamo con il potente – Non restiamo neutrali”.
Trad: Grazia Parolari (contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” -Invictapalestina-org