La Turchia prende di mira i curdi, tutti i popoli che vivono in Kurdistan, e la loro geografia. Curdi, assiro-caldei, cristiani, yazidi, musulmani, e tutte le minoranze etniche e religiose presenti in Kurdistan, sono sotto la minaccia del genocidio.
15 giugno 2020
Nelle prime ore del 15 giugno, 60 aerei da guerra dello stato turco hanno bombardato 81 località, comprese zone abitate da civili, a Makhmour, Sinjar, Qandil, Zap e Xakurk. I media turchi, come sempre, hanno cercato di legittimare il bombardamento affermando che si trattava di un’operazione contro i “terroristi”.
Nel Kurdistan settentrionale lo stato turco ha utilizzato tutti i meccanismi statali disponibili, per impedire al popolo curdo di partecipare alla politica democratica. Più di un centinaio di consigli municipali amministrati dai curdi si sono visti rimuovere i loro sindaci, mentre molti parlamentari eletti, sindaci e amministratori locali sono stati arrestati. Tuttavia, gli attacchi non si limitano al Kurdistan settentrionale.
La Turchia sta intensificando la sua occupazione di terre siriane e irachene. Il silenzio di organizzazioni internazionali, quali e Nazioni Unite, UE, Organizzazione per la Cooperazione Islamica, gli stati regionali, gli Stati Uniti e la Russia non fanno altro che incoraggiare lo stato turco. Lo stato turco vuole rendere permanente la sua occupazione del Rojava (Siria settentrionale) e del Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), proprio come fece nel 1974 a Cipro.
Lo stato turco sta estendendo la sua occupazione del Kurdistan, sotto il governo formato da AKP e MHP; sta attaccando aree liberate del Rojava, per impedire qualsiasi tipo di status per i curdi. Gli attacchi turchi contro i curdi, nella parte settentrionale di Aleppo, ad Afrin, Serekaniye e Gire Spi, hanno colpito territori che i curdi hanno liberato da organizzazioni terroristiche come Al Qaeda, Al-Nusra e ISIS. Nella lotta contro l’ISIS, i curdi del Rojava facevano parte di una coalizione non ufficiale con gli Stati Uniti e l’UE, a est dell’Eufrate, e con la Russia a ovest. Nonostante questa collaborazione, lo stato turco e gruppi simili all’ISIS hanno attaccato e occupato città su entrambi i lati del fiume.
Il bombardamento del 15 giugno rientra in un piano precedentemente elaborato. Il capo dell’Organizzazione Turca d’Intelligence, Hakan Fidan, ha visitato segretamente l’Iraq l’11 giugno, lì ha discusso dell’attacco sia con il governo federale che con il governo regionale del Kurdistan. Entrambi i governi non si sono ancora pronunciati sull’attacco.
Riteniamo che la Coalizione internazionale contro l’ISIS e la Russia siano state entrambe informate prima dell’attacco. Il loro silenzio, e il fatto che non si siano opposte all’uso dello spazio aereo iracheno, significano che approvano l’attacco.
Uno dei luoghi bombardati è il campo profughi di Makhmour, situato a 60 chilometri da Erbil, che ospita 15.000 civili. Le persone che vivono nel campo sono rifugiati, fuggiti dalla Turchia negli anni ’90 dopo che i loro villaggi sono stati bruciati dallo stato turco. Il campo fu istituito dalle Nazioni Unite nel 1998. Lo stato turco ha bombardato questo campo nonostante fosse sotto la protezione delle Nazioni Unite. Le Nazioni Unite devono adempiere alle loro responsabilità nei confronti del campo e prevenire i bombardamenti turchi.
Un’altra città che è stata bombardata è Sinjar, casa degli yazidi, che fu attaccata dall’ISIS nel 2014; migliaia di persone allora furono uccise, cinquemila donne yazide sono state rapite e vendute come schiave del sesso; migliaia di donne e bambini risultano tuttora scomparsi, a causa di quell’attacco. Gli yazidi di Sinjar, che si stanno ancora riprendendo dall’attacco dell’ISIS, sono ora oggetto di bombardamenti da parte dello stato turco.
Le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, il governo iracheno, il governo regionale del Kurdistan e l’UE sono tutti parzialmente responsabili di questi attacchi in Siria e Iraq.
Lo stato turco ha occupato terre siriane e irachene e sta anche usando gli spazi aerei come desidera. Questa è una chiara violazione dei principi delle Nazioni Unite su autodeterminazione e sovranità statale.
Il diritto internazionale impedisce agli stati di interferire negli affari interni altri stati e di ricorrere alla forza. Con ciò, afferma che le minacce alla pace e alla sicurezza globali dovrebbero essere soggette prima a sanzioni economiche e diplomatiche e, successivamente, qualora necessario, a sanzioni militari. Lo stato turco continua a violare tutti questi principi.
Tutti gli stati che mantengono relazioni bilaterali con la Turchia e rimangono in silenzio sono parzialmente responsabili di questi attacchi e dei danni in tal modo causati. Pertanto, questi stati sono chiamati a prendere una posizione.
La Turchia sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Questi crimini non dovrebbero più essere tollerati dalla comunità internazionale; occorre che si prenda posizione contro i crimini dello stato turco, in Siria, Iraq e Libia.
La Turchia prende di mira i curdi, tutti i popoli che vivono in Kurdistan, e la loro geografia. Curdi, assiro-caldei, cristiani, yazidi, musulmani, e tutte le minoranze etniche e religiose presenti in Kurdistan, sono sotto la minaccia del genocidio.
Facciamo appello a tutti, affinché stiano al fianco del popolo del Kurdistan, e contro tali attacchi.
Cordiali saluti,
UIKI Onlus
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia