Per la regista Carol Mansour, “niente cambierà” dopo il COVID

Copertina – La regista libanese Carol Mansour ritiene che “niente cambierà” nel mondo dopo la pandemia di COVID-19, nonostante le opportunità che durante questa crisi si sono presentate. Foto Joseph Eid, Agence France-Presse

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di Mahmoud Mroueh,29 giugno 2020

(Nicosia) La regista libanese Carol Mansour ritiene che “nulla cambierà” nel mondo dopo la pandemia di COVID-19, nonostante le opportunità che si sono presentate durante questa crisi.

Durante un’intervista via Zoom con AFP, spiega che le restrizioni legate all’epidemia hanno fatto emergere “una dimensione personale” nel suo lavoro e l’hanno spinta a guardare in modo diverso la sua città, Beirut, “diventata la città dei gatti”.

Secondo lei, il futuro del cinema rimane in sospeso: è come se “avessimo premuto pausa” dall’apparizione del virus. “Ma ho molta paura di ciò che accadrà dopo il ritorno alla normalità”, perché la crisi “apparentemente non ci ha insegnato nulla”.

“I regimi (politici) rimangono invariati. Basta guardare cosa sta succedendo in America e in altri paesi […] Penso che ritorneremo rapidamente dove eravamo e forse peggio”, finché “il 3% della popolazione mondiale, vale a dire quelli che ci governano” domina il pianeta.

La più grande paura della regista è che non si sia imparato nulla dalla crisi. “Forse i cieli e i fiumi si sono un po’ ripuliti, ma se la crisi non ci cambia, non so cosa ci si possa aspettare.”

In collaborazione con il sito di informazione libanese Daraj – che tratta le tematiche legate ai diritti delle donne, delle minoranze, dell’ambiente e del cambiamento climatico -, Mansour ha prodotto due brevi video sull’epidemia, di cui uno su suo padre, morto a causa del COVID-19 in Canada dove viveva.

“Ogni giorno sentiamo parlare del numero di persone morte, ma non avrei mai immaginato che mio padre sarebbe stato uno di quei numeri”, dichiara nel primo cortometraggio.

Nel secondo video, la cineasta sottolinea le contraddizioni tra “le sue speranze e le sue preoccupazioni” nella sua città colpita dalle restrizioni.

 

“Beirut è diventata bella?”

 

“Beirut è brutta”, sostiene Carol Mansour, “a causa della costruzione indiscriminata, della proliferazione di enormi centri commerciali e della demolizione di vecchi edifici”. Ma questo “è cambiato” con l’epidemia.

Spiega che al culmine dell’epidemia, poteva passeggiare per strade di solito affollate, “sola tra i gatti”, perché con il confinamento, Beirut “è diventata la città” dei gatti.

 

“Beirut è diventata bella o la quiete l’ha abbellita?” si chiede.

 

Nota per i suoi film documentario, la regista libanese di origini palestinesi ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui quello per il miglior documentario al Festival internazionale del film di Nuova Delhi con Stitching Palestine.

Con il coronavirus, “ho scoperto cose su di me”, dice. “Parlo di più e chi mi è vicino l’ha notato”, scherza.

Spiega in particolare di aver realizzato di poter vivere consumando meno. “Voglio solo amici e abbracci.”

Durante il confinamento, Carol Mansour ha deciso di realizzare un film su sua madre, arrivata in Libano nel 1948 dalla città palestinese di Jaffa e morta nel 2015.

Sarà “un film molto personale che segue altri due film: Il Covid, io e Beirut e Il Covid, mio padre e la morte”.

Il film tratterà dei racconti “sulla Palestina” di sua madre quando soffriva di Alzheimer. “La filmavo senza l’intenzione di mettere insieme questi video per farne un film.”

Carol Mansour ritiene che “l’essenza (dei film) risieda nella storia e nella trama e non solo nella fotografia”, facilitata dall'”emergere degli smartphone”.

Ma con la pandemia, “tutto il cinema cambierà. Ad esempio, non sappiamo quando saremo in grado di tornare nelle sale” e la crisi arriva anche in un momento in cui il mondo sta acquisendo familiarità con “nuovi modi” di vedere e fotografare.

“ Via Zoom abbiamo fatto diverse proiezioni di Stitching Palestine con 350 partecipanti provenienti da venti differenti paesi. Abbiamo guardato il film, poi ha avuto luogo una discussione. In questo settore, c’è sicuramente un cambiamento.”

 

Traduzione: Simonetta Lambertini-invictapalestina.org

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