Israele preme per una massiccia piantumazione del Negev nel tentativo di negare le terre ai beduini

Secondo l’Israel Land Authority il piano, che interessa 40.000 dunam,  servirebbe a “preservare gli spazi aperti e la natura dal controllo illegale”,  ma secondo l’agenzia di protezione della natura danneggerebbe  l’ecologia del deserto.

Fonte: English version

Zafrir Rinat, Almog Ben Zikri – 14 luglio 2020

Israele sta premendo per l’applicazione di un piano che prevede la piantumazione di una parte significativa del Negev nel tentativo di negare ai residenti beduini  l’accesso alle terre.

Il progetto è definito  come “impianto agricolo”, ma gli attivisti locali e le organizzazioni per i diritti umani affermano che è stato implementato per indebolire il legame dei beduini con le terre, una parte significativa delle quali è oggetto di azioni legali riguardo la proprietà e alcune delle quali sono utilizzate per l’agricoltura. La Society for the Protection of Nature in Israel (SPNI) afferma che questa mossa avrebbe  anche ripercussioni distruttive per l’ambiente tipico del deserto e verrebbe presa evitando le procedure di pianificazione.

La piantumazione, di cui sarebbe responsabile il Fondo Nazionale Ebraico (Keren Kayemeth LeIsrael), è pianificata su 40.000 dunam (10.000 acri) e si concentra su aree intorno alle comunità beduine di Segev Shalom e Abu Talul.

Il Comitato Interministeriale di Coordinamento, responsabile dell’approvazione del piano, lo ha discusso lunedì. Israel Skop, della Israel Land Authority, dirige la commissione, istituita cinque anni fa in seguito alla petizione di SPNI all’Alta Corte di giustizia contro la politica di piantumazione dell’ILA e sulla base della violazione delle procedure di pianificazione.

Lo Stato ha risposto dichiarandosi d’accordo all’istituzione del Comitato di Coordinamento per l’approvazione dei cosiddetti impianti agricoli.

Una scuola nel villaggio di Abu Talul, 12 dicembre 2018.Credito: Eliyahu Hershkovitz

Da allora si è periodicamente piantumato. Recentemente è stato svolto un lavoro nelle vicinanze del non riconosciuto villaggio beduino di Hirbat Al-Watan, a est di Tel Sheva, dove vivono 4.500 persone. Il villaggio è in procinto di ottenere il riconoscimento ufficiale. Finora, il Comitato ha deciso di iniziare a piantare alberi solo in alcune parti delle sue terre.

In questo caso, i residenti si sono rivolti al Ministro dell’economia e dell’industria Amir Peretz, responsabile dell’ Authority for Development and Settlement of the Bedouin.  Il Ministro si è attivato per fermare i lavori. Tuttavia, l’ILA è comunque autorizzata a continuare tali lavori anche senza il coordinamento con l’Authority. In risposta, il legislatore di estrema destra Bezalel Smotrich si è lamentato con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu lamentando  che “un atto sionista di impareggiabile importanza” veniva interrotto.

“Un giorno sono comparsi trattori e altre attrezzature e hanno iniziato a scavare fossati proprio accanto alle case dei residenti”, dice  Majd al-Shenarna, presidente del consiglio del villaggio. “È stato  terribile perché si vociferava che volessero trasferirci altrove. Tutto ciò è accaduto su terre che i residenti del villaggio  possiedono da generazioni. Non c’erano  avvisi o spiegazioni su ciò che stavano facendo. Abbiamo chiesto a un gruppo per i diritti umani di aiutarci e abbiamo allestito una tenda di protesta ”.

I lavori sono stati inizialmente interrotti,  ma la scorsa settimana sono ripresi, per  poi fermarsi di nuovo alcuni giorni fa.

“Questa volta, ci hanno detto che stavano progettando di lavorare su terre che non hanno vincoli  di proprietà”, ha detto Al-Shenara. “Tuttavia, abbiamo spiegato loro che quest’area è importante per il futuro del villaggio, perché ne avremo bisogno per gli edifici pubblici”.

Al-Shenara afferma di sperare che lo Stato  attivi un dialogo con il consiglio del villaggio per prevenire scontri e consentire  il riconoscimento legale del villaggio.

Issam Al-Atiya, residente ad Abu Talul e capo del consiglio dei villaggi non riconosciuti, ha affermato di non  comprendere come lo Stato ” possa pensare di piantare alberi senza coordinarsi con gli abitanti dei villaggi locali che hanno rivendicazioni sulla terra”.

“Ci rifiuteremo e non permetteremo loro di prendere le terre in questo modo”, ha detto. “Sembra che lo Stato pensi  di poter fare ciò che vuole con i beduini. Non ci vedono come persone. Informeremo tutte le famiglie e le recluteremo per fermare questo piano”.

Danneggiamento dell’ecologia del deserto

Prima della riunione di lunedì, SPNI ha chiesto a Skop di interrompere il processo. SPNI afferma che le azioni in atto violano ciò che è stato concordato in tribunale. “Il Comitato di Coordinamento doveva organizzare piantumazioni  di portata limitata, in casi specifici e urgenti in cui vi era una comprovata minaccia di uno specifico  pericolo invasivo della terra”, ha scritto la ONG. “I dati sulle aree scelte  per la  piantumazione mostrano che nella stragrande maggioranza delle terre non vi sono violazioni  relative a costruzioni illegali “.

SPNI afferma che una tale estensione di piantumazioni richiede il coordinamento con il Comitato Distrettuale per la Costruzione e la Pianificazione. La ragione principale è l’impatto di vasta portata che la silvicoltura ha sul sistema ecologico del deserto. La maggior parte della terra in questione è costituita da terreno senza loess (tipo di sedimento eolico molto fine), che ospita molte specie vegetali e animali uniche. Gran parte della terra è già stata danneggiata a causa delle attività di sviluppo e di lavoro della terra. La ONG afferma che l’attuazione del piano di piantumazione  richiederà l’introduzione di attrezzature pesanti sul terreno, lo scavo e la piantagione di alberi che cambieranno in modo significativo lo scenario del deserto. Si prevede che le specie animali tipiche  delle aree di loess saranno sostituite da  altre specie più adatte agli alberi piantati dall’uomo.

“La piantagione di alberi dell’ILA in aree diffuse in tutto il Negev è un altro modo in cui lo Stato abusa della vita dei residenti beduini”, ha detto Cesar Yeudkin, dell’ONG Bimkom, che si occupa  dei diritti di pianificazione delle località arabe. “Invece di parlare con la leadership locale per analizzare  insieme soluzioni per l’organizzazione degli insediamenti e lo sviluppo di risorse occupazionali per la comunità, lo Stato sfrutta il suo potere per ridurre  lo spazio vitale e negare il reddito agricolo di base che non danneggia nessuno. Speriamo che i responsabili si sveglino e si rendano conto che è preferibile agire in altri modi “.

‘ILA ha commentato: “The Israel Land Authority lavora per conservare le terre dello Stato, in parte anche attraverso la piantumazione. È un passo positivo che ha dimostrato la sua efficacia negli ultimi anni ed è fatto secondo la legge e secondo le regole. L’Autorità lavora per preservare gli spazi aperti e la natura dal controllo illegale e investe decine di milioni di shekel in queste terre attraverso il Fund for the Protection of Open Spaces. Si sottolinea inoltre che l’Alta Corte ha respinto la posizione della Society for Protection of Nature. Il comitato opera esattamente secondo la decisione del tribunale e valuta tutti i commenti e le opinioni dei ministeri partner. ”

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

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