Le speranze dei residenti di tornare al campo di Yarmouk hanno iniziato a svanire gradualmente, specialmente dopo l’enorme ondata di saccheggi da parte delle forze del regime e dei suoi comitati e gruppi militari lealisti.
Fonte: English version
Enab Baladi – Ninar Khalifa – 22 luglio 2020
Immagine di copertina: Il campo di Yarmouk nel governatorato di Damasco -2015 (Hadf News website)
Il sogno di tornare a casa è una costante fonte di speranza per i residenti del campo di Yarmouk. Non vedono l’ora di ritrovarsi nuovamente insieme per riportare in vita i suoi vicoli distrutti, un tempo testimoni della narrazione della storia della Palestina, così come della causa palestinese.
La causa palestinese è sempre stata profondamente radicata nelle menti delle generazioni che hanno vissuto nel campo e la loro militanza intellettuale e culturale è rimasta scolpita nei suoi vicoli e nelle sue vie.
Sulle pareti del campo le varie generazioni hanno dipinto murales che ricordano il diritto al ritorno in quelle terre palestinesi da cui i loro antenati sono stati costretti a sfollare nel 1948.
Dopo aver lasciato la Palestina e poi la Siria, i residenti del campo hanno provato l’amarezza dell’alienazione per ben due volte.
Umm Hassan, una rifugiata palestinese, va al campo di Yarmouk ogni volta che ha notizie di un prossimo ritorno.
Ci va con documenti che provano la proprietà della sua casa, gravemente distrutta e saccheggiata dai suoi mobili ed elettrodomestici a causa del conflitto in Siria.
In un’intervista a Enab Baladi, Umm Hassan ha dichiarato: “Non smetterò di chiedere il ritorno nella mia casa, dove ci sono i ricordi della mia famiglia”. Ha continuato dicendo: “Non vedo alcun motivo per impedirci di tornare due anni dopo che gli scontri sono terminati”.
Ogni volta che Umm Hassan va al campo di Yarmouk, ritorna con le promesse di un prossimo ritorno.
“Quando chiedo ai soldati, che stazionano alla porta del campo, se sanno qualcosa sul ritorno dei residenti del campo, mi dicono: “avverrà presto, a Dio piacendo”, ma in realtà non cambia mai nulla “, ha dichiarato Umm Hassan.
La donna palestinese aggiunge: “L’intero edificio è rimasto senza mura o fondamenta. Molti elettrodomestici e mobili sono stati saccheggiati; tuttavia, sono stata felice di aver ritrovato l’album fotografico della mia famiglia, che contiene ricordi inestimabili “.
Continua dicendo: “Molti residenti del campo hanno espresso la volontà di rimuovere da soli le macerie e ricostruire le loro abitazioni”.
“Non possono più permettersi gli alti prezzi degli affitti e il costo della vita, in mezzo al disprezzo degli organismi competenti e alla mancanza di interesse per il loro destino”. Umm Hassan ha aggiunto.
Nessun accesso per i residenti del campo di Yarmouk
Ai residenti del campo di Yarmouk non è stato ancora permesso di rientrarvi, con il pretesto addotto dal governo siriano che le macerie non sono ancora state rimosse.
Tuttavia, dopo aver ottenuto un nulla osta di sicurezza, è stato loro permesso di controllare le loro proprietà all’interno delle loro case.
Nel frattempo, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) ha previsto nel suo rapporto “Appello d’emergenza 2020” che la maggior parte della popolazione del campo di Yarmouk (tra 500.000 e 600.000 persone, di cui 160.000 sono rifugiati palestinesi) rimarrà sfollata.
Il rapporto ha anche sottolineato il limitato accesso al campo e l’enorme distruzione a cui è stato sottoposto .
Secondo le statistiche dell’UNRWA, il 91% delle famiglie di rifugiati palestinesi in Siria vive in assoluta povertà. Di questi, l’80% fa affidamento sull’assistenza monetaria dell’UNRWA come principale fonte di reddito.
Il campo di Yarmouk: la settima area più distrutta in Siria
Il campo di Yarmouk ha assistito a numerose battaglie tra le fazioni dell’ex “Esercito siriano libero (FSA)” e le forze del regime siriano, con la divisione delle fazioni palestinesi tra le due parti, prima che il cosiddetto “Stato islamico (IS)” controllasse nel 2015 i due terzi del campo.
Tuttavia, nel maggio 2018 le forze del regime riguadagnarono il pieno controllo delle aree dei campi di Al-Hajar al-Aswad e Yarmouk.
Il controllo del regime arrivò dopo un’operazione militare di un mese che portò all’espulsione dell’IS dal campo e che, a seguito di un accordo di evacuazione informale, determinò il trasferimento dei militanti IS a Badia, ad est di As-Suwayda.
Gli scontri militari hanno distrutto oltre il 60 percento degli edifici e delle infrastrutture del campo di Yarmouk.
Secondo l’ “Atlante dei danni alle città siriane”, pubblicato dall’Istituto delle Nazioni Unite per la Formazione e la Ricerca (UNITAR) in collaborazione con l’iniziativa REACH, il campo di Yarmouk è stato classificato come la settima area più distrutta in Siria.
Nell’ultima dichiarazione ufficiale riguardante il ritorno dei residenti nel campo, Samir Jazairli, membro dell’ufficio esecutivo del governatorato di Damasco e capo del comitato di servizio del campo, ha dichiarato all’inizio di giugno che il governatorato sta lavorando per bonificare il campo dagli esplosivi. Garantisce che mentre si lavora per fornire servizi essenziali per la zona, prima del ritorno di tutti i suoi cittadini, le case dei residenti sono al sicuro.
Ha sottolineato che la data di inizio del ritorno dei cittadini al campo sarà ufficialmente annunciata sul sito web del Governatorato di Damasco.
Jazairli ha anche smentito la notizia della registrazione dei nomi dei cittadini che desiderano tornare al campo nella “Moschea al-Waseem”.
Piani regolatori
Lo scorso marzo, Jazairli aveva annunciato tre piani regolatori per il campo di Yarmouk, presentati dalla “General Company for Engineering Studies”.
Il primo piano mirava alla riabilitazione delle aree che hanno subito il maggior danno e alla ricostruzione di alcune strade.
Il secondo piano prevedeva la riorganizzazione delle aree più colpite, comprese le torri costruite nella 30a strada nel campo di Yarmouk, in base a specifiche standard,.
Nel frattempo, l’area del “Vecchio Campo” sarebbe rimasta nella stessa posizione normativa.
Per quanto riguarda il terzo piano, prevedeva la riorganizzazione degli interi 220 ettari (2.200.000 metri quadrati (m2) del campo.
Jazairli ha affermato che è stato adottato il secondo piano e che deve essere avviato con lievi modifiche nella via principale “Yarmouk”, affinché le persone possano essere riportate a casa a condizione di dimostrare la proprietà.
Ciò avviene dopo l’incorporazione del campo di Yarmouk nel governatorato di Damasco, a seguito di una decisione dell’ex Primo ministro siriano, Imad Khamis.
In precedenza, il campo era gestito amministrativamente da un comitato locale, che a sua volta dipende dal Ministero delle Amministrazioni Locali della Siria, secondo le dichiarazioni di Jazairli al sito web al-Iqtisadi nel novembre 2019.
Il campo di Yarmouk si estende sull’area del secondo piano di zonizzazione del progetto “Basilia City” della città di Damasco, integrato con il decreto n. 66, approvato dal capo del regime siriano, Bashar al-Assad nel 2012.
Il progetto “Basilia City” , rimasto sospeso per anni, va dalla circonvallazione meridionale ad al-Qadam e ai quartieri di al-Asali fino alla “30a” Strada. Si estende su 900 ettari, equivalenti a nove milioni di metri quadrati e comprende quasi 4.000 proprietà.
Promesse di ritorno
Le promesse di un “quasi ritorno” al campo di Yarmouk sono state ripetute da diversi funzionari del regime siriano e leader delle fazioni palestinesi dal 2018 ad oggi.
Hanno sottoscritto false promesse di lavori di risanamento delle infrastrutture e di ripristino dei servizi essenziali nel campo; nel contempo, le operazioni di saccheggio delle case e delle infrastrutture sono continuate.
In un’intervista con Enab Baladi, un membro del “Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP)” che ha preferito non rivelare il nome, ha confermato che nonostante le numerose promesse fatte in precedenza da entità diverse, non ci sono sul campo vere e proprie iniziative per il ritorno dei residenti nelle loro case.
Ha aggiunto, “tutte le promesse fatte dopo la cessazione degli scontri nel maggio 2018 sono una semplice procrastinazione”.
Ha detto che il campo sta assistendo a vaste e organizzate operazioni di saccheggio che includono il furto dell’acciaio rinforzato delle case dei residenti per venderlo a impianti di riciclaggio di proprietà di persone influenti.
Ha sottolineato che “il saccheggio interessa tutte le aree degli scontri, soprattutto le aree popolari di persone povere o a basso reddito, dipendenti e lavoratori”.
Ha aggiunto che il “saccheggio” sta continuando , senza che si siano presi seri provvedimenti da entrambe le parti lati per fermarlo.
Secondo il membro del PFLP “Tutto ciò dà l’impressione ai residenti del campo che non ci sia possibilità di ritorno in quelle aree e che verranno applicati i piani regolatori pre-costituiti”.
Da parte sua, l’accademico e ricercatore palestinese Ahmad Qassem Hussein ritiene che almeno nel prossimo futuro non ci sarà alcun ritorno per i residenti del campo di Yarmouk.
Ha detto a Enab Baladi: “Penso che la questione del ritorno al campo di Yarmouk abbia raggiunto un vicolo cieco, in particolare il massiccio livello di distruzione del campo non lascia dubbi sul fatto che il piano regolatore dell’area sia stato anticipato.”
Ha aggiunto, “questa stretta porzione geografica di circa 2,11 chilometri quadrati (520 acri) non sarà più un luogo di ritrovo per i rifugiati palestinesi e per i siriani che vi vivevano”.
Qassem Hussein ha osservato che l’incorporazione del campo nella pianificazione urbana del governatorato di Damasco significa che qualsiasi lavoro di ricostruzione sarà supervisionato dalla “Società Generale per gli Studi di Ingegneria”.
Considera questo passaggio un “necrologio” del Comitato Locale del Ministero delle Amministrazioni Locali della Siria, che, a suo avviso, sarebbe in grado di stimare l’entità del danno e delle persone colpite.
Spostamento demografico
D’altra parte, Qassem Hussein ha avvertito dei cambiamenti demografici che deriveranno dalla modifica della realtà urbana nel campo di Yarmouk.
Ha sottolineato che il campo con i suoi residenti sfollati e con i suoi rifugiati palestinesi fa parte della tragedia e della diaspora siriana.
Qassem Hussein ha aggiunto: “stiamo affrontando un’ondata di sfollamenti di rifugiati palestinesi su vasta scala”.
Ha affermato che “secondo alcuni rapporti, circa 200.000 rifugiati palestinesi sui circa 500.000 registrati presso l’UNRWA sono partiti per l’Unione europea (UE)”.
“Alcuni di questi hanno ottenuto il permesso di soggiorno permanente o la cittadinanza nei Paesi in cui hanno presentato domanda di asilo”, ha affermato Hussein.
Crede che il principale beneficiario di questo sfollamento sia l’occupazione israeliana, che considera la presenza palestinese in Siria una minaccia alla liquidazione della causa palestinese.
Dimostrare la proprietà
Per quanto riguarda la possibilità per i residenti del campo di Yarmouk di provare la proprietà e chiedere un risarcimento, Qassem Hussein ha sottolineato che la legge siriana conferisce al cittadino palestinese il diritto di possedere diversi appartamenti e terreni agricoli, ma con contratti che non vengono registrati al catasto.
Conseguentemente, in caso di controversie sulla proprietà, l’intestatario di un contratto non registrato è di solito la “parte più debole”, a differenza di chi ha un atto di proprietà registrato al catasto.
Inoltre, un gran numero di rifugiati non ha documenti di identificazione a causa dell’incendio, all’interno del campo, del municipio e del registro civile dei rifugiati palestinesi e della distruzione di documenti “notarili” riferentesi a un gran numero di case.
Ciò rende molto difficile dimostrare la proprietà nelle circostanze attuali, ha detto Qassem Hussein.
Inoltre, la morte di molti membri della stessa famiglia, o il loro spostamento in vari Paesi, rende la “devoluzione della proprietà” e la visualizzazione dei documenti di proprietà estremamente complicate, se non impossibili, secondo Qassem Hussein.
Il ruolo dell’UNRWA e delle organizzazioni palestinesi
Qassem Hussein ha sottolineato che l’UNRWA sta attraversando una delle sue fasi peggiori, soprattutto dopo che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha deciso di tagliare tutti i suoi finanziamenti, il 31 agosto 2018.
Secondo Qassem Hussein, anche se l’UNRWA fornisce servizi essenziali ai rifugiati palestinesi in vari aspetti della vita, in particolare l’istruzione, il suo ruolo rimane puramente umanitario e non va al di là della fornitura di aiuti umanitari.
L’UNRWA non può influenzare il processo decisionale interno in Siria, secondo l’espressione di Qassem Hussein.
Per quanto riguarda l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Qassem Hussein l’ha descritta come “emarginata” e privata del suo ruolo sulla scena palestinese dalla firma degli Accordi di Oslo nel 1993.
Secondo Qassem Hussein, la divisione palestinese tra il “Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese (Fateh)” e il “Movimento di Resistenza Islamica (Hamas)” avvenuta nel 2007, ha impedito all’OLP di assumere qualsiasi ruolo politico che garantisca i diritti dei rifugiati palestinesi nella diaspora.
“L’OLP ha costituito una patria morale per tutti i palestinesi; tuttavia, oggi è usata come copertura per l’approvazione di risoluzioni politiche “, ha detto Qassem Hussein.
Il direttore esecutivo del “Gruppo d’Azione per i Palestinesi della Siria (AGPS)”, Ahmad Hussein, non è d’accordo con il ricercatore palestinese Qassem Hussein riguardo al ruolo che l’UNRWA e altre organizzazioni palestinesi possono svolgere nel promuovere il ritorno dei residenti nel Campo di Yarmouk.
In un’intervista con Enab Baladi, Ahmad Hussein ha affermato che l’UNRWA e le fazioni palestinesi devono essere parti reali ed efficaci nei negoziati con le autorità siriane per spingerle a ricostruire il campo e consentire il ritorno dei suoi residenti.
Crede che il piano di ricostruzione della Siria sia stato politicizzato e internazionalizzato.
Secondo Hussein, la ricostruzione del campo di Yarmouk è legata a una decisione politica che è attualmente difficile da attuare.
È anche correlata a precedenti piani di ricostruzione in atto da più di 15 anni e che riguardano le aree di insediamento che circondano Damasco e alcuni dei suoi quartieri, incluso il campo di Yarmouk, ha aggiunto Hussein.
Ha detto, “è possibile che il piano di ricostruzione del campo abbia ramificazioni regionali e che il governo del regime siriano stia interrompendo i piani di ricostruzione in aderenza a forze straniere esterne “.
Il governo del regime cercherà di evitare i possibili rischi per la sicurezza, soprattutto dopo quello che è avvenuto nel campo durante gli anni della guerra, per non parlare della mancanza di fondi per la ricostruzione “, ha aggiunto Hussein.
D’altra parte, Hussein ha sottolineato che è impossibile contare sulle dichiarazioni o sulle promesse del regime alle fazioni palestinesi a Damasco. I funzionari siriani diranno loro ciò che vogliono sentirsi dire e le fazioni ripeteranno queste promesse ai residenti dei campi senza un programma e un piano d’azione certi.
Hussein ha confermato che “la procrastinazione del governo del regime nel mantenere la promessa fatta alla popolazione del campo di Yarmouk di potervi tornare dopo più di due anni e di riguadagnare il controllo su di esso, lascia i rifugiati palestinesi in uno stato di insicurezza”.
Secondo Hussein, le false promesse del regime esacerbano la sofferenza degli sfollati interni (IDP), minacciano tutti i segmenti delle comunità di rifugiati palestinesi e sono un’evidente dimostrazione della continua violazione dei diritti umani nel fornire un rifugio e un vita dignitosa .
La cancellazione della particolarità del campo di Yarmouk
Hussein ha messo in guardia dalle conseguenze dell’attuazione del piano organizzativo proposto nel campo e dalla sua integrazione nel governatorato di Damasco.
Ha osservato che l’AGPS ha seguito questa decisione con grande preoccupazione e ha confermato che l’incorporazione ha “posto fine alla specificità geopolitica e al simbolismo storico del campo”.
Hussein ha aggiunto che il campo potrebbe diventare come qualsiasi altro quartiere di Damasco che appartiene al governatorato. Potrebbe perdere la sua classificazione come campo- simbolo, promemoria della catastrofe palestinese del 1948 e simbolo del diritto al ritorno.
“Il campo di Yarmouk che una volta era il centro della resistenza e della moderna rivoluzione palestinese, e la capitale della diaspora palestinese, potrebbe perdere il suo simbolismo e la sua classificazione diventando la regione di Yarmouk”, ha detto Hussein.
Ha anche indicato che dal momento di questa decisione, i lavori di rimozione delle macerie controllati dal comitato locale del campo sono stati completamente sospesi.
Le speranze dei residenti di tornare al campo di Yarmouk hanno iniziato a svanire gradualmente, specialmente dopo l’enorme ondata di saccheggi di proprietà privata e pubblica da parte delle forze del regime e dei suoi comitati e gruppi militari lealisti.
Hussein ha spiegato che l’AGPS ha monitorato ampiamente questi atti, tra i quali lo scavare le strade del campo al fine di estrarre tubi di plastica, cavi telefonici e elettrici e altro, per venderli come materie prime e hardware.
L’AGPS ha inoltre osservato che le autorità competenti non hanno intrapreso alcuna azione per ridurre il fenomeno del saccheggio, che ha portato al completo crollo delle infrastrutture del campo, dopo che aveva già subito una grave distruzione dei suoi servizi.
Hussein ha invitato le autorità siriane ufficiali ad assumersi le proprie responsabilità e a proteggere le proprietà pubbliche e private dei civili.
Ha anche invitato le fazioni palestinesi e l’ambasciata palestinese a Damasco ad attivarsi per preservare il campo di Yarmouk dalla distruzione e dalla scomparsa, un avvenimento di cui saranno ritenuti responsabili dalle generazioni presenti e future.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, conto ogni schiavitù” – Invictapalestina.org