A Gaza volontari per la cura degli animali lanciano il primo progetto di sterilizzazione dei randagi.

Il gruppo non riesce a tenere il passo con la cura degli animali randagi, afferma il fondatore dell’iniziativa.

Fonte: Engish version

Wafaa Shurafa – Fares Akram – 25 luglio 2020

Immagine di copertina: El-Er ha affermato che il gruppo di soccorso riceve circa cinque chiamate al giorno riguardanti animali feriti (AP)

Nella striscia di Gaza impoverita, dove la maggior parte delle persone fatica a sbarcare il lunario a causa di un blocco paralizzante, la sofferenza di cani e gatti randagi spesso passa inosservata.

Said el-Er, che nel 2006 ha fondato l’unica organizzazione dedicata al salvataggio di animali  presente sul territorio, ha cercato di cambiare questa situazione. Lui e altri volontari salvano cani e gatti  investiti da automobili o maltrattati e li riportano in salute, ma ce ne sono troppi.

Quindi nelle ultime settimane hanno lanciato il primo programma di sterilizzazione a Gaza. In un territorio conservatore come quello gazawi, dove cani e gatti  randagi sono ampiamente visti come parassiti e molti  considerano la sterilizzazione come vietata dall’Islam, questo progetto rompe certamente un tabù.

“Poiché la società è musulmana, si parla di halal (permesso) e haram (proibito)”, ha affermato El-Er. “Sappiamo cos’è halal e cos’è haram, ed è haram (per gli animali) vivere nelle strade dove possono essere investiti, uccisi con armi da fuoco o avvelenati”.

L’Islam insegna la gentilezza verso gli animali, ma gli studiosi musulmani sono divisi sul fatto che la sterilizzazione causi danni. In tutto il mondo arabo, i cani sono spesso evitati come impuri e potenzialmente pericolosi e i gatti non se la cavano molto meglio.

El-Er e altri sostenitori di un  trattamento umano degli animali affrontano una sfida aggiuntiva a Gaza, sotto il  blocco israeliano ed egiziano da quando il gruppo militante islamico Hamas ha preso il potere nel 2007. I due milioni di residenti di Gaza soffrono di una disoccupazione quasi al 50%, interruzioni di corrente frequenti e forti restrizioni di viaggio.

Con molti che lottano per soddisfare i bisogni di base, la cura degli animali è vista come uno spreco di risorse preziose o, nella migliore delle ipotesi, un lusso. Il gruppo di El-Er, Sulala for Animal Care, fa affidamento su donazioni private, che tuttavia possono essere difficili da trovare.

El-Er afferma che la sua squadra non riesce  più tenere il passo con il numero di animali feriti che trovano o che vengono loro portati in ambulatorio. “Il gran numero di infortuni quotidiani è al di là delle nostre capacità”, ha detto. “Ecco perché abbiamo deciso di far ricorso alla sterilizzazione.”

Recentemente, i volontari hanno sterilizzato un cane e due gatti che erano stati loro portati dalla strada. Ci sono poche cliniche veterinarie e nessun ospedale per animali a Gaza, quindi hanno eseguito le operazioni in una zona di un negozio di animali che era stata pulita e disinfettata.

“Abbiamo carenze di capacità e di strumenti, in particolare quelli necessari per gli interventi chirurgici ortopedici”, ha detto Bashar Shehada, un veterinario locale. “Non esiste un luogo adatto per le operazioni.”

El-Er ha trascorso anni cercando di organizzare una campagna di sterilizzazione, ma aveva sempre  incontrato resistenza da parte delle autorità e dei veterinari locali, che  affermavano che era proibita. Alla fine  è riuscito ad assicurarsi una fatwa, o sentenza religiosa, la quale afferma che è più umano sterilizzare gli animali piuttosto che consegnare una popolazione in costante crescita alla miseria e agli abusi.

Una volta emessa la fatwa, El-Er ha  dichiarato che le autorità locali non hanno obiettato alla campagna come mezzo per promuovere la salute e la sicurezza pubblica. I Ministeri della sanità e dell’agricoltura gestiti da Hamas hanno consentito ai veterinari di eseguire le operazioni e di acquistare forniture e medicine.

All’inizio di quest’anno , il comune di Gaza City ha fornito un terreno per costruirvi un riparo. Prima di allora, il signor El-Er teneva gli animali salvati a casa sua e in  due piccoli pezzi  di terra che aveva affittato.

Il nuovo rifugio ospita attualmente circa 200 cani, molti dei quali ciechi,  con segni di abusi o arti mancanti  dopo essere stati investiti da automobili. Almeno uno si sta abituando  a camminare con una protesi . Una sezione separata  ospita gatti con simili problematiche.

Il gruppo cerca di trovare adozioni per gli animali, ma anche qui deve affrontare sfide sia economiche che culturali. Pochissimi abitanti di Gaza mantengono un cane come animale domestico e c’è poca richiesta di gatti. Alcune persone adottano gli animali dall’estero, a distanza,  inviando denaro per il loro cibo e le loro cure.

Nell’ultimo decennio, gruppi internazionali per il benessere degli animali hanno svolto numerose missioni per evacuare gli animali sofferenti dagli zoo di Gaza e trasferirli in santuari in Cisgiordania, Giordania e Africa.

Ma non ci sono campagne simili per cani e gatti, e Gaza da marzo è isolata da tutti, ad eccezione che per  i residenti di ritorno, per prevenire un focolaio di coronavirus.

Il telefono del signor El-Er  squilla e  chi chiama riferisce  che un cane è stato investito  da un’auto. I volontari di Sulala lo portano al rifugio sul retro di una motocicletta a tre ruote e iniziano a curarlo. El-Er afferma di ricevere ogni giorno circa cinque di queste chiamate.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

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