L’analisi delle informazioni open-source e delle cartelle cliniche mostra che i manifestanti sono stati colpiti da proiettili, giorni dopo l’esplosione mortale.
Fonte: English Version
Timour Azhari – 12 agosto 2020
Immagine di copertina: L’8 agosto a Beirut i manifestanti sono stati attaccati con proiettili veri e proiettili d’acciaio ricoperti di gomma [Foto per gentile concessione: Human Rights Watch]
Beirut, Libano – Infuriati per la massiccia esplosione della scorsa settimana, a Beirut decine di migliaia di manifestanti sono scesi sabato nelle strade della capitale per chiedere l’accertamento delle responsabilità e la caduta della classe dirigente del Paese.
Un gran numero di manifestanti ha lanciato pietre e altro. Hanno affrontato gas lacrimogeni, proiettili di gomma e pallini da caccia sparati da fucili.
Attraverso l’analisi dei video e delle fotografie che quel giorno hanno ripreso le azioni dell’esercito e di uomini in borghese, e attraverso l’esame delle cartelle cliniche e le interviste con i medici che hanno curato i feriti, Al Jazeera ha stabilito che le forze di sicurezza hanno violato gli standard internazionali sull’uso della forza.
Le Nazioni Unite hanno stabilito principi di base per l’uso della forza, che sottolineano come prima devono essere utilizzati tutti gli altri mezzi non coercitivi e come le forze di sicurezza debbano “esercitare moderazione” e “ridurre al minimo i danni e le lesioni”.
Le forze dell’ordine non sono autorizzate a usare armi da fuoco contro le persone “tranne che per autodifesa o difesa di altri contro la minaccia imminente di morte o lesioni gravi”, o “per prevenire la perpetrazione di un crimine particolarmente grave che comporta una grave minaccia per la vita”, e situazioni correlate.
Ma le prove open source mostrano che questi criteri sabato non sono stati soddisfatti.
Colpi sparati da lontano
La protesta di sabato si è svolta in Martyr’s Square, una lunga distesa rettangolare nel centro di Beirut, dove sorgono la moschea Mohammad al-Amin, la tomba dell’ex primo ministro Rafik Hariri e un complesso edilizio sul lato orientale, segnati sulla mappa qui sotto.
I manifestanti hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza dalle aree contrassegnate dalle frecce verdi. Centinaia di persone lo hanno fatto dall’area contrassegnata come “Tomba”, ma non sono riuscite ad avvicinarsi alle forze di sicurezza a causa del terreno difficile e quasi impraticabile.
Dall’altro lato, soldati e uomini in borghese hanno sparato con diverse armi contro i manifestanti.
Di seguito sono riportati quattro esempi di sparatorie avvenute durante la manifestazione dell’8 agosto, provenienti da video e immagini pubblicate online o registrati da Al Jazeera in loco.
Uomo che spara con una pistola
[Fonte: video condiviso su Twitter]
Uomo che spara con un fucile
[Fonte: Timour Azhari / Al Jazeera]
Soldato con fucile da caccia
[Fonte: Timour Azhari / Al Jazeera]
Tracciate sulla mappa sottostante, le quattro sparatorie sono avvenute una vicino all’altra, con le linee arancioni che indicano la distanza approssimativa tra le forze di sicurezza e i manifestanti più vicini.
Ciò dimostra che uomini armati in abiti civili e un soldato hanno sparato ai manifestanti a una distanza minima di 40-50 metri (131-164 piedi), sollevando seri dubbi sul fatto che si trattasse di un uso legittimo della forza secondo le linee guida delle Nazioni Unite.
Richard Weir, ricercatore di crisi e conflitti presso Human Rights Watch, ha detto ad Al Jazeera che sabato HRW stava indagando sulla risposta delle forze di sicurezza.
Ha dichiarato che la grande distanza tra manifestanti e forze di sicurezza “riduce la possibilità che l’uso della forza fosse un ricorso necessario e legale”.
Alla domanda sull’uso di una pistola e di pallini da caccia, Weir ha detto: “Niente di quello che ho visto sabato suggerisce che la forza potenzialmente letale da parte delle forze di sicurezza fosse giustificata”.
Chi stava sparando?
In una dichiarazione, le forze di sicurezza interna (ISF) hanno negato di aver sparato proiettili di gomma contro i manifestanti e hanno detto che l’uomo che appare sparando proiettili veri in un video non era un loro membro.
L’esercito ha anche affermato di non aver usato proiettili veri, sebbene non abbia negato l’uso di proiettili di gomma.
Non è stato possibile raggiungere i portavoce dell’esercito e delle ISF per un commento su chi fossero gli uomini in borghese.
Oltre all’esercito e alle ISF, in quella zona è di stanza la polizia del parlamento. Questa è sotto l’autorità diretta del presidente del parlamento Nabih Berri, e in passato in numerose occasioni sono state documentate aggressioni contro i manifestanti.
Un portavoce del generale Adnan Sheikh Ali, capo della polizia parlamentare, ha detto di non voler commentare la questione.
Prove mediche preoccupanti
L’uso della forza è soggetto a gravi restrizioni per una buona ragione: spesso porta a lesioni debilitanti e alla morte.
Almeno 728 persone sono rimaste ferite durante la protesta di sabato, tra cui molte sono state colpite alla testa, al collo e al torace. Le ferite erano compatibili sia con proiettili di gomma che con pallini da caccia.
Due medici che hanno curato dei manifestanti feriti con pallini hanno detto ad Al Jazeera di aver visto ferite compatibili sia con il fuoco a distanza ravvicinata che con quello a distanza.
Fred Bteich, chirurgo presso l’ospedale Hotel Dieu di Beirut, ha operato un uomo a cui hanno sparato da una distanza massima di 15 metri (49 piedi).
Ha detto che uno dei pallini era entrato nella parte destra del cuore dell’uomo di 33 anni, mancando di 1 cm (0,4 pollici)l’arteria principale. “Se avesse colpito l’arteria, sarebbe morto sul posto”, ha detto Bteich.
A causa della posizione sensibile del pallino, i chirurghi non sono stati in grado di rimuoverlo dal cuore dell’uomo. Questo potrà in futuro causare complicazioni, ha detto Bteich.
“Non possiamo permetterci di spostarlo troppo, perché sarebbe catastrofico “, ha detto.
Lo stesso uomo è stato anche colpito da un proiettile di gomma sparato a distanza ravvicinata, che è stato rimosso chirurgicamente.
Sia Bteich che il dottor Ghassan Chakhtoura, chirurgo gastrointestinale all’Hotel Dieu, hanno detto che solo nel loro ospedale quattro o cinque pazienti erano stati curati per lesioni da pallini.
Chaktoura ha detto che quelli trattati includevano un uomo di 22 anni e una donna di 55 anni. Il primo aveva diversi pallini conficcati nel corpo, dei quali uno gli ha perforato la milza, un altro i reni e un terzo era conficcato nella schiena.. Le sue condizioni erano stabili.
La donna invece era stata colpita allo stomaco e al pancreas ed era in condizioni instabili, e necessitava di un intervento chirurgico d’urgenza.
Un paziente è stato portato con almeno 50 pallini sparsi in tutto il corpo.
Chakhtoura ha detto che un suo collega, il dottor Elie Saliba, è stato colpito alla testa durante le proteste di sabato dopo aver lavorato per lunghi turni per salvare le vittime dell’esplosione.
Chakhtoura ha anche dichiarato che un certo numero di persone era arrivato con ferite più superficiali, compatibili con pallini sparati da una distanza più lontana.
Bteich e Chakhtoura hanno parlato di una serie di altri casi negli ospedali della zona. Hanno detto che era la prima volta che vedevano manifestanti portati con ferite da arma da fuoco, nonostante lavorino in ospedale da quando sono iniziate le massicce proteste di ottobre.
“È del tutto inaccettabile che le forze di sicurezza libanesi – che si tratti dell’esercito libanese, delle forze di sicurezza interna o della polizia parlamentare – usino i pallini da caccia contro i manifestanti”, ha detto Weir.
“I pallini non sono progettati per questo . Sono progettati per lo sport, per sparare ai piccioni e per uccidere piccoli animali”, ha detto.
“Non sono progettati per essere utilizzati nel controllo della folla e costituiscono un serio rischio di lesioni o morte, esiti che Human Rights Watch ha già documentato in passato”.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina-org