Il tour di normalizzazione di Nas Daily: Loving the UAE

Le buffonate riduzioniste di Yassin, il narcisismo capitalista e il lavaggio tecnologico di occupazione e pulizia etnica israeliana sono l’opposto di una esplorazione culturale

Fonte – English version 

di Belen Fernandez, 22 settembre 2020

Copertina – Una foto condivisa da Nas Daily su Instagram durante un viaggio negli Emirati Arabi Uniti

Durante la mia adolescenza nel Maryland, negli anni ’80, i momenti salienti dell’esistenza comprendevano visite a un vivace centro di intrattenimento per famiglie con un avvincente gioco di Colpisci la talpa.

Oggigiorno, ogni volta che un certo video blogger palestinese-israeliano, che si presenta con il marchio Nas Daily, compare sul mio feed di Facebook, provo un impulso fisico analogo.

Il 28enne laureato ad Harvard – il cui vero nome è Nuseir Yassin – e originario della città di Arraba in Galilea, ha raggiunto la celebrità in Internet nel 2016 quando lasciò il suo lavoro high-tech da 120.000 dollari all’anno a New York per viaggiare per il mondo pubblicando ogni giorno video di 60 secondi che trasudano cliché e allegria pianificata.

La sua pagina Facebook vanta attualmente 17 milioni di follower, cosa che non ispira enorme fiducia nella razza umana. Gli argomenti dei video variano da “The Most Lovable Country!” (le Filippine) a “Serbian Food Heaven!” a “AFRICA’S SECRET COUNTRY!”, Swaziland, dove Yassin ha documentato ballerini “seminudi” e, come scrive Steven Salaita, tutto “sembrava un viaggio di ricerca per un film Disney degli anni ’40”.

Diventa più problematico, ovviamente, quando Yassin si prende una pausa dalla baldoria esuberante nella superficialità e si impegna in commenti palesemente politici – come la volta in cui spiegò in un minuto massacro, distruzione ed espulsione di massa di palestinesi, che accompagnarono la creazione dello stato di Israele nel 1948: “Alcuni palestinesi se ne andarono, alcuni furono uccisi e altri rimasero nella loro terra. La mia famiglia rimase”.

Affermando che essa aveva scelto di “accettare i confini di Israele” e di “andare avanti”, Yassin ha detto al suo pubblico che “nella vita ci sono cose migliori e più grandi del nome di un pezzo di terra su cui concentrarsi!”

Questo è un sentimento raffinato ed elegante, certo, a meno che la terra in questione non continui a rendere la vita un inferno a milioni di palestinesi più di sette decenni dopo essere stata ribattezzata con la forza.

Non è del tutto chiaro come i residenti della Striscia di Gaza, ad esempio, debbano “andare avanti” nel mezzo di un blocco e di regolari massacri militari israeliani di civili. La stragrande maggioranza dei palestinesi – per non parlare della stragrande maggioranza degli esseri umani su questo pianeta – non ha la possibilità di passare da Harvard a uno stipendio di 120.000 dollari, poi a una carriera di bighellonaggio internazionale che comporta l’essere alloggiati gratuitamente in suite dirigenziali in cambio di una menzione su Instagram.

Tutto esaurito

Il 16 maggio 2018, due giorni dopo che le forze israeliane avevano ucciso circa 60 manifestanti palestinesi a Gaza, Yassin interruppe con rammarico i suoi resoconti su piscine a sfioro e servizio di colazione galleggiante alle Maldive per offrire una ripresa di 60 secondi, “Israele contro Palestina”, presentata con le scuse: “Mi dispiace tantissimo. Odio fare video politici… A partire da domani tornerò alla programmazione regolare!”

Questa del tutto eccezionale programmazione si caratterizzava per l’argomento che “se stai con una parte e solo una parte, sbagli”, anche se poi non veniva fornito un granché di giustificazione per il motivo per cui qualcuno dovrebbe stare dalla parte di chi aveva appena ucciso 60 persone, a parte una nota:” Posso nominare un centinaio di cose che noi palestinesi (e arabi come in Egitto e Giordania) abbiamo sbagliato negli ultimi 70 anni”.

In fin dei conti, anche le galleggianti colazioni maldiviane di Yassin sono fondamentalmente politiche, visto che dimostrano quanto i bravi palestinesi possano presumibilmente averle se semplicemente si vendono.

Il passaporto israeliano di Yassin gli consente naturalmente di “andare avanti” a un ritmo molto più veloce rispetto ad altre categorie di palestinesi, come quelli a cui è stato impedito con la forza anche di lasciare Gaza. Ci sono stati, tuttavia, degli ostacoli, come quando Kuwait Airways non gli ha permesso di volare da New York all’India attraverso il Kuwait e lo ha pagato per volare invece con Qatar Airways.

FOTO – Un uomo palestinese con il figlio sulle spalle mentre un soldato israeliano gli punta la pistola durante una protesta contro il piano israeliano di annessione di parti della Cisgiordania occupata, nella Valle del Giordano – 24 giugno (Reuters)

Una nuova impresa

Questa grave ingiustizia ha meritato un altro minuto dei pensieri di Yassin sul “boicottaggio” di Israele – uno “stupido divieto” che è “pura politica” e che “avvantaggia solo le persone al potere, gli antiquati re antidemocratici degli arabi e i leader israeliani dell’estrema destra”.

Avanzamento rapido di un paio d’anni e la talpa è tornata con amore impenitente per alcuni di quei monarchi – vale a dire quelli negli Emirati Arabi Uniti, che ad agosto hanno raggiunto un accordo per normalizzare le relazioni con Israele.

Tanto amore che la nuova impresa di Yassin, Nas Academy – pubblicizzata come “costruzione della migliore scuola per creativi del mondo” – è sostenuta dalla New Media Academy, lanciata questa estate dallo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, primo ministro e vice presidente degli Emirati Arabi Uniti nonché governatore dell’emirato di Dubai (come la mettiamo con la democrazia?).

Da tempo normalizzatore lui stesso, Yassin è stato ora scelto per essere personalmente boicottato dal movimento BDS che in una dichiarazione ha anche messo in evidenza la sua ricerca di 80 creatori di contenuti arabi per diventare “The Next Nas Daily” – giusto quello di cui il mondo ha bisogno.

Curiosamente, Yassin a giugno stava già collaborando con la New Media Academy, cioè due mesi prima che la relazione amorosa israelo-emiratina venisse ufficializzata. Ancora più curioso, a luglio aveva pubblicato dei video che aveva girato negli Emirati Arabi Uniti, dopo che precedentemente si era lamentato di non poter viaggiare nel paese a causa del suo passaporto israeliano (guardare l’ affascinante video “THEY WON’T LET ME IN !!”).

 

Finalmente negli Emirati Arabi Uniti

 

Allora, cosa ha trovato Yassin quando è finalmente arrivato negli Emirati Arabi Uniti con la sua ragazza Alyne Tamir, una mormone ebreo-israeliana il cui allegro comportamento teatrale raggiunge proporzioni tali da procurare un aneurisma?

Bene, prima ha trovato la risposta alla sua domanda “Paese più sicuro da visitare con il Corona?!” Dopo una pausa di viaggio a causa della pandemia, Yassin è tornato nei cieli con la compagnia aerea Emirates – le cui precauzioni di sicurezza per il coronavirus sono apparentemente quasi orgasmiche – e poi nelle “stanze pulite e igienizzate” di Dubai.

 

FOTO – Il movimento BDS in #Palestine chiede di boicottare il programma “NasDaily”, presentato dal video blogger arabo-israeliano Naser Yassin, per i suoi sforzi per trascinare creatori di contenuti verso la normalizzazione e coprire i crimini israeliani.

 

Seguono filmati prevedibili di sport acquatici, sci al centro commerciale, scene nel deserto e Yassin che stringe l’asta di una gigantesca bandiera degli Emirati. Poi c’è il suo video su “How This Country is Fixing Religion!”, che tratta di come gli Emirati Arabi Uniti siano presumibilmente pionieri nel reprimere l’intolleranza religiosa: “Questo è un bellissimo sistema in cui musulmani e non musulmani possono vivere insieme in armonia”.

Non importa quanto lo stesso sistema sia impegnato nel deportare spontaneamente residenti libanesi sciiti di lunga data degli Emirati Arabi Uniti e a dividere le famiglie – o quanto sia una situazione piuttosto disarmonica quando la minima critica al governo può essere motivo di reclusione, tortura o scomparsa. Né, naturalmente, i bombardamenti, la fame e la tortura degli yemeniti costituiscono il più grande esempio di convivenza. Idem per l’abuso e lo sfruttamento della vasta forza lavoro migrante degli Emirati.

 

Una cattiva reputazione

A dire il vero, gli Emirati Arabi Uniti non sono l’unico regime autoritario ad aver catturato il cuore di Yassin. C’è anche Singapore, dove la sua copertura servile può essere messa a confronto con il conto di casi di Human Rights Watch come il seguente: “Nel maggio 2018, il governo ha accusato l’attivista Jolovan Wham di ‘scandalizzare la magistratura’ per aver pubblicato su Facebook che ‘i giudici della Malesia sono più indipendenti di quelli di Singapore per i casi con implicazioni politiche”.

Ma nel caso degli Emirati Arabi Uniti, il feticcio autoritario favorisce direttamente la normalizzazione, mentre ovviamente si traduce anche in vantaggi finanziari redditizi per Yassin.

E più quella normalizzazione può essere legata alla modernità, meglio è. In un altro video sulla missione Hope Mars degli Emirati Arabi Uniti, Yassin lamenta come gli arabi siano passati dall’invenzione dell’algebra alla scoperta di stelle e all’avvio di università mantenendo allo stesso tempo guerra, povertà e problemi.

La soluzione? Un orbiter marziano progettato nel Centro Spaziale Mohammed bin Rachid!

Nel testo di accompagnamento del video su Facebook, Yassin scrive: “Per secoli la mia razza ha avuto una cattiva reputazione. E capisco perché… Ecco perché non potrei essere più felice di condividere questo straordinario risultato [sic] con voi. Ecco perché ho costruito Nas Daily – QUESTO è ciò che desidero amplificare.”

In effetti, nulla parla di sparare alle stelle come il marchio di auto-orientalismo e autocolonizzazione di Yassin. Nel frattempo un post su Instagram di Yassin e Tamir nei tradizionali abiti degli Emirati reca la didascalia: “Ho viaggiato per il mondo esplorando le culture di altre persone. Penso che sia ora di esplorare la mia”.

Ma le buffonate riduzioniste di Yassin, il narcisismo capitalista e il lavaggio tecnologico dell’occupazione e pulizia etnica israeliana sono l’opposto di un’esplorazione culturale.

Si merita una cattiva reputazione, prima che ce ne siano altri 80 come lui.

 

Belen Fernandez è l’autrice di Exile: Rejecting America and Finding the World e The Imperial Messenger: Thomas Friedman at Work. È redattrice collaboratrice della rivista Jacobin.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

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