Paura e odio a Gaza: racconti di una vita sotto assedio

Bloccati in un conflitto senza fine, i giovani autori palestinesi rispecchiano la propria vita  in alcuni dei loro  scritti più bui.

Fonte: English Version

Tareq Hajjaj  – Gaza -29 setembre 2020

Immagine di copertina: Un dipinto di un giovane artista palestinese residente a Gaza  intitolato”Depression” in arabo (Illustrazione di Bayan Abu Nahla; Photo credit: Mohammed Salem)

“Mi svegliai al suono di pesanti bombardamenti. Sentivo i miei genitori chiamare “Amal! Amal! ” Mi alzai e corsi verso di loro. Provai a tenere la mano di mia madre, ma scivolò via. […]Gridavano “Amal è morta”. Urlai a squarciagola: ‘Non sono morta! Sono qui! “Li  scossi ma nessuno sembrava accorgersi di me. Li vidi guardare il mio letto. Mi  girai e vidi il mio corpo che bruciava”.

Questo estratto dal libro d’esordio di racconti brevi della scrittrice palestinese Shurooq Doghmosh, di 21 anni , è solo un esempio di scrittura emergente dalla Striscia di Gaza che presenta in prevalenza temi di morte e oscurità.

La copertina del libro della raccolta di racconti di debutto di Shurooq Doghmosh, I Was Killed At Around This Time (Tareeq Publications)

L’estratto riportato sopra  appartiene al racconto “I Found My Corpse”, in cui l’autrice presenta una protagonista che chiama deliberatamente Amal, che significa “speranza” in arabo, perché alla fine  viene uccisa insieme a qualsiasi altra parvenza di ottimismo. La raccolta di Dogmosh, intitolata “ I Was Killed At Around This Time”, è ricca di  racconti che culminano con la morte di qualcuno.

Questo omicidio, dice Doghmosh, riflette la sua visione della vita a Gaza, che sperimenta come piena di dolore e di perdita. Lei stessa sta ancora piangendo la perdita di suo zio nella guerra israeliana del 2014 a Gaza.

‘Puoi parlarmi di un giorno, di un solo giorno, in cui ti sei svegliato a Gaza e non ti sei sentito impotente?’ – Shurooq Doghmosh, autrice palestinese

Per questi giovani scrittori di talento, cresciuti in una terra sotto assedio, può essere difficile liberarsi dalla dura realtà, che inevitabilmente penetra nella loro scrittura.

“La vita sotto assedio distrugge l’anima. A volte vedo questo libro come un modo per piangere la mia anima distrutta e derubata dall’assedio”, dice Doghmosh.

Il blocco imposto da Israele nel 2007 ha limitato la circolazione di persone e merci, causando tagli all’elettricità, insicurezza economica e alti livelli di disoccupazione.

La costante minaccia di guerra e i continui scontri  si aggiungono al clima di disordini per i quasi due milioni di persone che vivono nella Striscia.

L’impatto del crescere sentendosi così impotenti è travolgente, dice: “Puoi parlarmi di un giorno,di un solo giorno, in cui ti sei svegliato a Gaza e non ti sei sentito impotente, come se tutto intorno a te avesse il potenziale per spezzarti? ”

‘Dovrei mentire ai miei lettori?’

“Non c’è niente a Gaza se non dolore e sofferenza”, dice Doghmosh a MEE. “Sì, a volte sorridiamo e ci comportiamo come se stessimo bene, ma stiamo solo fingendo. I veri e profondi sentimenti che proviamo sono l’oscurità e la paura. Quindi come posso dare speranza alle persone attraverso la mia scrittura, quando l’ho persa io stessa?

“Dovrei mentire ai lettori? Se non mi sento felice, non posso fingere di esserlo nella mia scrittura. ”

Shurooq Doghmosh firma le copie del suo romanzo d’esordio, I Was Killed At Around This time (Facebook)

Questa perdita può avvenire in molte forme. La raccolta d’esordio della poetessa 28enne Anees Ghanima, “A Clown’s Funeral”, ha vinto il Young Writer Award della Al-Qattan Institution nel 2017. Ghanima è stata invitata alla cerimonia alla Fiera del libro palestinese, ma dopo diversi tentativi falliti di ottenere un permesso per lasciare Gaza, non è riuscita a presenziare.

 “Viviamo tutti nelle stesse condizioni … lo scrittore sa esprimerlo, altri soffrono in silenzio” – Anees Ghanima, poetessa palestinese.

“Ramallah è una città del mio paese, ma non ho potuto ottenere un permesso per celebrare questo successo, perché tra Gaza e Ramallah c’è un checkpoint israeliano il cui solo scopo  è quello di spezzare i palestinesi e privarli della speranza”, dice Ghanima.

Anche quando scrive sull’amore, le parole tornano gradualmente alla paura e alla guerra. Tanto che i giudici hanno descritto il suo libro come “una forza poetica all’interno di un testo ispirato dalla tristezza e dalla crudeltà”.

In una poesia scrive: “Appartengo a tutti quei feriti che hanno perso il cuore in guerra”.

“Siamo cresciuti in uno stato di guerra”, dice Ghanima. “Da quando siamo nati e fino ad oggi, i palestinesi stanno combattendo l’occupazione, e ora anche un assedio. Non ci riposiamo mai, e questo è l’ambiente in cui siamo cresciuti.

“Che siamo scrittori o no, viviamo tutti nelle stesse condizioni. Mentre lo scrittore è in grado di esprimere il proprio dolore, gli altri soffrono in silenzio”.

 

Anis Ghanima a un evento in onore della sua premiata raccolta di poesie (Anees Ghanima)

Tuttavia un po’ di ottimismo si fa strada nella sua scrittura, come nel poema “A Balcony That Doesn’t Overlook War”, dove Ghanima esprime i suoi sogni per la fine della guerra:

“Domani mi riposerò su un balcone

che non dà sulla guerra

Fumo la sigaretta che ho sempre sognato

e dal palmo della mia mano,

la musica dolorosa scorrerà per sempre”

Ma come la speranza, anche l’ottimismo è fugace.

“Una persona bloccata nell’oscurità non può parlare della luce”, dice. “Deve prima vedere la luce in modo da poter scrivere su di essa, ma  l’assedio blocca questa luce.”

L’arte riflette la vita

La lotta palestinese è stata espressa, per quasi un secolo, attraverso la sua letteratura, scrive il ministro della Cultura palestinese Atef Abu Saif, nella sua introduzione all’antologia di racconti “The Book of Gaza”: “È stata lo scriba fedele della sua storia, degli eventi , delle tragedie, dei dettagli della  Nakba e della  stato di rifugiati “.

Il defunto poeta palestinese Mahmoud Darwish ha trascorso la maggior parte della sua vita in esilio (AFP)

“Dalle poesie di Mahmoud Darwish, Samih al-Qasim e Muin Bseiso alle storie di Ghassan Kanafani, Emile Habibi e Samira Azzam, i palestinesi hanno anche dato un grande contributo alla letteratura araba più in generale”, scrive Abu Seif.

La scrittura palestinese si è evoluta con il conflitto, spiega. Il racconto, ad esempio, ha guadagnato popolarità dagli anni ’60 in poi, anche dopo l’occupazione israeliana di Gaza nel 1967, quando molti degli scrittori si rifugiarono fuori dalla Striscia.

 I giovani scrittori “ sono diventati più attaccati al loro mondo interiore come un modo per parlare del mondo in generale ” – Atef Abu Seif, ministro della Cultura palestinese

Gli scrittori di Gaza hanno dovuto trovare il modo per “superare le restrizioni di stampa e pubblicazione imposte dalle forze di occupazione israeliane” e la “brevità e il simbolismo” del racconto sono stati utili per questo.

Anche il contenuto dei racconti brevi usciti da Gaza è cresciuto da quello incentrato su “questioni e valori nazionali” e “incarnazioni di grandi idee” a storie che “parlano più appassionatamente dei fallimenti umani” e dei dolori e dei sogni degli scrittori. I giovani scrittori “sono diventati più attaccati ai loro mondi interiori come un modo per parlare del mondo in generale”.

Uno di questi scrittori è il 23enne Kareem Abu Al-Roos. Pubblicato nel 2018, il suo romanzo d’esordio, “A Drowning Man Doesn’t Try to Survive”, racconta la storia frustrante dell’amore perduto del suo protagonista.

Quando un giorno il 22enne Jameel incontra Linda in una galleria d’arte, si innamorano e sognano di mettere su famiglia insieme. Ma i due non hanno un lavoro, come molti giovani di Gaza, e poco a poco le sfide contro il loro idilliaco futuro immaginario aumentano.

La copertina del romanzo di Kareem Abu Al Roos,” A Drowning Man Doesn’t Try to Survive” (Khota Publications)

Alla fine Linda decide di andarsene da  Gaza per trovare migliori opportunità altrove, lasciando dietro di sé un Jameel distrutto.

Con il tasso di disoccupazione che secondo il Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS) ha raggiunto quest’anno il 46% e con circa il 70% della popolazione sotto i 30 anni, i giovani palestinesi si sentono particolarmente colpiti dall’assedio.

Il reddito medio annuo di Gaza è inferiore a 2.000 dollari, il che suggerisce che un salario medio è appena sufficiente per creare una famiglia, figuriamoci per sostenere una carriera letteraria.

“L’assedio restrittivo, che non aiuta le persone a trovare un lavoro dignitoso, significa che a Gaza artisti e scrittori non riescono a garantirsi un lavoro o un sostentamento”, dice Abdullah Tayeh dell’Unione degli Scrittori Palestinesi.

Farsi pubblicare da sé è un’impresa poiché, come sottolinea Tayeh, “gli scrittori devono pagare di tasca propria i costi di stampa “.

Attraverso la storia di Jameel, Abu al-Roos racconta i suoi sentimenti:

“Ho dimenticato tutto tranne che sono ancora un prigioniero, un prigioniero in una prigione senza tetto, che ti costringe a sentire l’oscurità e allo stesso tempo ti fa sentire  impotente”.

Eppure è nell’atto di scrivere che Abu al-Roos trova un po’ di conforto: “Ci liberiamo dall’assedio scrivendone ed esprimiamo il nostro dolore al mondo per fargli sapere com’è la nostra vita a Gaza”.

Lo scrittore palestinese Kareem Abu al-Roos (R), 23 anni, alla fiera del libro di Gaza 2018 (Facebook)

Ma questa non è una soluzione, dice Tayeh: “Anche se la situazione attuale non aiuta artisti e scrittori a trovare  motivi per essere ottimisti, gli scrittori non dovrebbero lasciare che il loro lavoro diventi deprimente e pessimista.

“Se affondano nella depressione e nel pessimismo, allora è come qualcuno che uccide se stesso e la propria causa con le proprie mani”.

Guarire attraverso la speranza

Ma non tutte le opere che escono dalla Striscia riflettono una visione macabra della vita.

Nata nel campo profughi di Yarmouk a Damasco, la scrittrice Nayrouz Qarmout è tornata a Gaza all’età di 11 anni in seguito all’accordo di pace israelo-palestinese del 1994,  e lì ha vissuto da allora.

“The Sea Cloak”Nayrouz Qarmout

Mentre è vero che i palestinesi sono cresciuti in circostanze straordinariamente debilitanti sin dalla Nakba del 1948, Qarmout, 36 anni, afferma che è possibile esprimere crudeltà e tristezza senza cadere in quei sentimenti.

“Tendo a preferire una scrittura che sia più equilibrata, che sia in grado di descrivere com’è una persona quando è triste e quando è felice”, afferma Qarmout, autrice, giornalista e attivista per i diritti delle donne.

“La vita non può essere libera dalla tristezza e questo può essere riflesso attraverso l’arte. E la vita non può essere libera dalla felicità … Come puoi sapere se sei triste se non sei mai stato felice? ”

Le 11 storie nella sua collezione di debutto, “The Sea Cloak”, attingono alle sue esperienze di crescita in un campo profughi e rivelano le lotte quotidiane dei palestinesi a Gaza. Scrive di personaggi giovani e vecchi, donne, rifugiati e orfani che affrontano le conseguenze dei bombardamenti.

Nella prima storia, “The Sea Cloak”, una giovane donna si tuffa nell’acqua vestita del suo lungo mantello nero e del suo velo, desiderando ardentemente il mare e una fuga dal “rumore del passato”:

“Affondò le dita dei piedi nella sabbia bagnata, le sue impronte leggere come una farfalla si dissolsero all’istante. Andò avanti, timorosa di ciò che stava per accadere. Il suo piede precipitò in un abisso troppo profondo per scappare. Ma lei proseguì, felice di essere caduta”.

Nel 2018 il libro, tradotto in inglese da Perween Richard, fu nominato per il First Book Award dell’Edinburgh International Book Festival.

Anche lei  dovette affrontare vari ostacoli di viaggio, inizialmente quando le sue domande di permesso furono bloccate al valico di Erez e poi quando il suo visto  venne ripetutamente rifiutato dal Ministero degli Interni del Regno Unito, e venne lanciato l’hashtag #sorrynayrouz per mettere in luce i suoi problemi.

Ma, a differenza di Ghanima, Qarmout  fu in grado di arrivare in Scozia per celebrare la sua nomination, con gli organizzatori del festival che si accordarono per ospitarla in un evento speciale poiché aveva perso quello per cui era stata programmata.

“Quando  andai nel Regno Unito vidi quanto fosse sviluppato e quanto a Gaza siamo isolati dal resto del mondo, senza alcuna capacità di sviluppo”, dice. “Immagina che nel 2020 i palestinesi di Gaza non hanno mai visto i tipi di treni che ho visto lì”.

Qarmout dice che i palestinesi hanno vissuto un assedio molto più antico di quello imposto da Israele nel 2007: “Sin dalla Nakba, abbiamo vissuto in modo normale? No. Durante l’Intifada del 2000 vivevamo sotto il coprifuoco militare e non  potevamo muoverci. È stato brutale quanto lo è l’attuale assedio. ”

Ad un certo punto la protagonista de “The Sea Cloak” si ritrova trascinata giù nell’acqua dal suo pesante mantello. Sta per annegare, prima di essere salvata da un giovane che la trascina al sicuro  a riva.

Ma per un momento, anche se il mare sta diventando una minaccia, la giovane donna mormora a sè stessa: “Voglio continuare a nuotare”, accarezzando questa sensazione di “gioia senza limiti”:

“La sinfonia del mare, familiare e divina, le accarezzava le orecchie. Il suo cuore rallentò e si protese verso la desolata distesa d’acqua. Aprì gli occhi e fu abbagliata dalle increspature dorate che si estendevano fin dove poteva vedere. Il suo corpo sprofondò nel loro caldo abbraccio.

“Non permetto all’assedio di entrare nella mia immaginazione”, dice Qarmout. “E questa è la difficile sfida che lo scrittore vive alla luce di questa vita sotto assedio che lascia il segno su tutti.

“Un artista sa che non importa quanto buia sia la strada, alla fine c’è un barlume di speranza, non importa quanto siano deprimenti le circostanze attuali.”

 

Il romanzo di Shurooq Doghmosh, I Was Killed At Around This Time è pubblicato da Tareeq Publications.

La raccolta di poesie di Anees Ghanima, A Clown’s Funeral, è pubblicata da Al Ahlia Press.

Il romanzo di Kareem Abu Al-Roos A Drowning Man Does not Try to Survive, è pubblicato da Khota Publications.

La raccolta di racconti di Nayrouz Qarmout, The Sea Cloak, è disponibile da Comma Press, tradotta da Perween Richards.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, cntro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org

 

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