È in corso uno sforzo saudita-emiratino per screditare le narrazioni palestinesi del conflitto a favore di quelle israeliane, al fine di aprire la strada alla normalizzazione, scrive Ali Adam.
Fonte: English Version
Ali Adam – 17 ottobre 2020
Immagine di copertina: I palestinesi sono abituati ai tentativi di cancellare la loro storia attuati dai funzionari israeliani [Getty]
I palestinesi stanno giardando con orrore al duo MbS-MbZ, dopo che la coppia ha freneticamente scatenato l’apparentemente non corrisposta normalizzazione arabo-israeliana, che incoraggia l’occupazione e rappresenta una catastrofe per i diritti dei palestinesi.
Di recente, funzionari sauditi ed emiratini, eminenti giornalisti e canali televisivi sono passati all’offensiva contro il popolo e i leader palestinesi e, peggio di tutto, contro la narrativa palestinese, impegnandosi a falsificare la nostra storia.
Un ottimo esempio di ciò è andato in onda la scorsa settimana sul canale di stato saudita Al-Arabiya. Il famoso principe saudita Bandar bin Sultan è apparso tre volte sullo schermo attaccando ferocemente i palestinesi e falsificando l’intera storia del conflitto israelo-palestinese in un discorso meticolosamente coreografato che può essere visto solo come un preludio alla normalizzazione dell’Arabia Saudita con Israele.
Nelle sue apparizioni, altamente pubblicizzate, Bandar bin Sultan ha parlato della storia del conflitto proponendo sfacciatamente la versione israeliana, i punti di discussione israeliani, così come le sue menzogne ; tutto ciò mirava ad addossare la colpa ai leader palestinesi invece che ai diversi governi israeliani che hanno sempre posto fine in modo coerente e calcolato a qualsiasi possibilità di pace.
Bandar bin Sultan ha parlato ampiamente della storia del conflitto proponendo sfacciatamente la versione israeliana
Il tema centrale di Bandar è imperniato sulla famigerata e palesemente inaccurata linea di propaganda israeliana secondo la quale “i palestinesi non perdono mai un’opportunità per perdere un’opportunità”.
Questa affermazione è stata smentita più volte dai palestinesi e dagli osservatori internazionali.
Bandar ha affermato ad esempio che i palestinesi rifiutarono la Clinton Parameters proposta, ovvero le linee guida per un accordo di pace permanente proposto dal presidente Bill Clinton nel dicembre 2000. Tuttavia, come è ben documentato anche da ex funzionari della Casa Bianca, i leader palestinesi, esattamente come quelli israeliani, li accettarono con alcune riserve.
Prima dell’apparizione di Bandar, le uniche persone a riproporre questa falsa affermazione sui palestinesi erano stati intransigenti funzionari israeliani e filo-israeliani.
#WATCH: Prince Bandar bin Sultan, former ambassador of Saudi Arabia to the US, calls out #Palestinian leaders for their long history of failures in exclusive @AlArabiya_Eng interview. Read more here https://t.co/Wju7WJEMoE pic.twitter.com/Ub7sVzLaDW
— Arab News (@arabnews) 11 ottobre 2020
Bandar ha anche falsamente affermato che i palestinesi rifiutarono l’iniziativa di pace di re Fahad del 1982. In realtà, Yasser Arafat accettò la proposta, mentre fu Israele a respingerla e a condannarla definendola “un piano per distruggere a tappe lo Stato ebraico “. Successivamente Israele invase il Libano per sradicarvi l’OLP.
Bandar ha raccontato molte altre bugie simili sulla storia del conflitto. Storicamente le persone che, quando si tratta di Palestina, si impegnano in una versione così manipolata della storia, sono quelle che cercano di giustificare l’occupazione e la continua oppressione dei palestinesi. Sono spesso impegnate in iniziative che sono destinate a minare ulteriormente la lotta palestinese – in questo caso la normalizzazione.
Nel tipico modo di chiunque voglia alterare la storia, Bandar ha opportunamente tralasciato interi capitoli, in particolare la storia recente, in quanto più difficile da “fabbricare”. Ad esempio, non ha menzionato l’iniziativa per la Pace Araba che i palestinesi accettarono nel 2002, mentre gli israeliani non la presero neppure in considerazione.
Bandar ha anche giustificato il suo lungo attacco contro i palestinesi e la loro storia fuorviando l’opinione pubblica saudita e sostenendo che i leader palestinesi avevano parlato male dell’Arabia Saudita. Non è mai successo. Al contrario, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha sempre ribadito in ogni riunione della leadership palestinese la sua gratitudine per il sostegno dei Paesi arabi, e in particolare ha sempre sottolineato il sostegno saudita.
Ma nello stesso modo in cui Bandar ha falsificato il passato, ha anche cercato di falsificare il presente, per suscitare nelle strade saudite sentimenti anti-palestinesi e pro-normalizzazione.
Bandar non ha nascosto il motivo dei suoi eclatanti attacchi al popolo palestinese e alla sua storia: il desiderio suo e dei suoi superiori di normalizzare i legami con Israele.
Nel perseguire questa causa, l’Arabia Saudita di MbS non ha problemi a demonizzare il popolo palestinese oppresso e a calunniare la sua giusta causa. Il giovane principe, inoltre, non si fa scrupoli nel tradire l’eredità degli ex re sauditi che hanno sempre sostenuto il popolo palestinese.
Ma la campagna saudita ed emiratina non si è limitata all’apparizione di Bandar su Al-Arabiya.
Sebbene i palestinesi facciano fatica a crederci, i canali televisivi sauditi ed emiratini hanno dedicato una parte significativa delle loro trasmissioni ad attaccare, calunniare e demonizzare i palestinesi, falsificare la loro storia e “imbiancare” Israele.
Ad esempio Jamil al-Thayabi, redattore capo di Okaz, il giornale più importante dell’Arabia Saudita, sabato è andato sul canale saudita MBC per ripetere attacchi simili, attacchi pieni di falsificazioni, tanto da sostenere persino che i palestinesi avevano respinto l’iniziativa di Pace Araba.
A volte, la loro guerra contro i palestinesi si è spostata dall’attaccare la Palestina all’annullarla del tutto. Di recente Sky News Arabia, di proprietà degli Emirati Arabi Uniti, mentre intervistava l’accademico libanese Frederic Maatouk, ha ritoccato un poster presente sullo sfondo che recitava “Visit Palestine”, con “Visit Lebanon”.
Il poster in questione è stato creato dall’artista palestinese Amer Shomali, per evidenziare la barriera di separazione illegale di Israele.
Da 72 anni ormai, il popolo palestinese è stato testimone dei tentativi di cancellare il proprio nome dalla mappa. Ma quello che un tempo era perseguito dagli israeliani di destra, ora lo è anche dai regimi arabi sleali.
I canali sauditi ed emiratini hanno anche cercato di rimuovere qualsiasi riferimento ai palestinesi e alla loro narrativa dal mondo della cultura pop.
Se questi due regimi – proprio perché arabi – sceglieranno di continuare in questa direzione, diventeranno la risorsa più preziosa dell’occupazione
La scorsa settimana l’eminente Saudi Channel MBC ha rimosso dal suo servizio di streaming online il programma Al-Taghreeba Al-Falastinya (l’esodo palestinese), acclamato dalla critica. Il programma è il dramma storico più popolare mai realizzato sulla difficile situazione palestinese.
Il programma racconta di una famiglia palestinese e della sua lotta per la sopravvivenza durante quattro decenni, a partire dalla loro vita sotto il dominio britannico in Palestina, fino alla Nakba del 1948 in cui la maggior parte dei palestinesi fu costretta a lasciare la propria terra natale, fino alla Naksa del 1967, o Guerra dei Sei Giorni, quando Israele occupò tutta la Palestina storica.
L’Arabia Saudita sembra porre le basi per seguire le orme degli Emirati Arabi Uniti. Piuttosto che limitare le relazioni con Israele a circoli diplomatici ed elitari , come fanno Egitto e Giordania, per il bene dei suoi ristretti interessi sta scegliendo di abbracciare completamente Israele e la sua falsa narrativa, a spese dei palestinesi e dei loro diritti.
L’asse MbS-MbZ cerca di bruciare la coscienza delle proprie popolazioni così come di attizzare l’odio del mondo arabo per i palestinesi e l’indifferenza verso la loro sofferenza. E se questi due regimi – proprio perché arabi – sceglieranno di continuare in questa direzione, diventeranno la risorsa più preziosa dell’occupazione.
Ali Adam è un giornalista e ricercatore il cui lavoro si concentra su questioni legate al conflitto israelo-palestinese.
Le opinioni espresse in questo articolo rimangono quelle dell’autore e non rappresentano necessariamente quelle di The New Arab, della sua redazione o del suo staff.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.com