Gli Emirati Arabi Uniti investono nel potenziamento dei posti di blocco israeliani

Gli investimenti degli Emirati Arabi Uniti per migliorare i posti di blocco israeliani rafforzano solo l’occupazione.

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Euro-Med Monitor – 21 ottobre 2020

Ginevra – Siamo allarmati dai piani israelo-emiratini di istituire un fondo di investimento che consentirà di “modernizzare” i checkpoint gestiti da Israele nei territori palestinesi occupati, ha detto oggi in una dichiarazione l’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor. Il governo degli Emirati Arabi Uniti dovrebbe astenersi e interrompere immediatamente qualsiasi accordo con Israele che possa contribuire o incoraggiare le violazioni dei diritti umani contro i palestinesi.

Martedì scorso, l’amministratore delegato della US International Development Finance Corporation, Adam Boehler, ha annunciato che i governi di Stati Uniti, Israele ed degli Emirati Arabi Uniti creeranno un fondo di investimento da 3 miliardi di dollari, chiamato Abraham Fund, che cercherà di promuovere gli investimenti privati ​​in Israele, Cisgiordania e altrove in Medio Oriente e Nord Africa. Le priorità principali di questo fondo sarebbero il potenziamento e l’ammodernamento dei checkpoint di sicurezza israeliani nella Cisgiordania occupata.

Euro-Med Monitor ha ammonito che il finanziamento della cosiddetta “modernizzazione” dei checkpoint israeliani in Cisgiordania contribuirebbe significativamente a nascondere il loro scopo distruttivo e gli impatti negativi sui palestinesi; per renderli una realtà permanente e per consolidare l’occupazione.

Attualmente ci sono più di 700 posti di blocco israeliani in Cisgiordania e solo nel settembre scorso Euro-Med Monitor ha documentato che Israele ha istituito ulteriori 300 posti di blocco mobili in Cisgiordania. Questi posti di blocco mantengono pesanti restrizioni ai movimenti dei palestinesi in Cisgiordania. Contrariamente alle affermazioni israeliane sulla sicurezza, questi posti di blocco sembrano esistere solo a beneficio degli insediamenti israeliani che sono essi stessi illegali secondo il diritto internazionale.

Alla fine del 2019, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo ha stimato il danno che l’occupazione israeliana ha inflitto all’economia palestinese tra il 2000 e il 2017 in circa 48 miliardi di dollari. Un rapporto UNCTAD del 2020 ha concluso che i posti di blocco israeliani da soli sono costati all’economia della Cisgiordania almeno il 6% del PIL palestinese. Il rapporto aggiungeva che posizionare un posto di blocco a un minuto di distanza da una località riduce la probabilità di essere impiegati dello 0,41%, la paga oraria del 6,3% e i giorni lavorativi del 2,6%.

Altre stime hanno evidenziato che i checkpoint israeliani e le restrizioni in Cisgiordania costano ai lavoratori palestinesi più di 60 milioni di ore di lavoro all’anno, la cui perdita stimata è di circa 270 milioni di dollari all’anno. I posti di blocco e le restrizioni aumentano il consumo di carburante palestinese di quasi 80 milioni di litri all’anno, il cui costo è stimato a 135 milioni di dollari.

“I checkpoint sono un simbolo di sottomissione e repressione palestinese. Dovrebbero essere solo smantellati, piuttosto che semplicemente migliorati. Una gabbia dorata è ancora una gabbia”, ha detto Ahmed Naouq, funzionario della campagna di Euro-Med Monitor,” Mentre gli Emirati Arabi Uniti possono giustificare la loro spesa per l’aggiornamento dei posti di blocco a vantaggio dei palestinesi e della loro economia, avrebbero dovuto investire i loro legami diplomatici  per fare pressioni su Israele e rimuovere questi posti di blocco invece che potenziarli”.

Sostenere Israele nello sviluppo del suo apparato di occupazione non porta a migliorare la vita dei palestinesi né a cambiare la politica di Israele nei territori occupati. Ad esempio, nel 2013, l’Olanda ha donato uno scanner per container ad alta tecnologia al valico di frontiera israeliano con la Striscia di Gaza, che avrebbe dovuto offrire una soluzione alle proclamate preoccupazioni di sicurezza di Israele sulle esportazioni e importazioni di Gaza. Quando l’Olanda ha chiesto a Israele di utilizzare questo scanner di sicurezza per consentire le esportazioni di Gaza in Cisgiordania, Israele ha respinto questa richiesta e ha insistito per limitare i movimenti di beni e persone da Gaza alla Cisgiordania.

Pertanto, Euro-Med Monitor invita gli Emirati Arabi Uniti ad astenersi dall’investire in meccanismi di sicurezza che contribuiscono all’oppressione dei palestinesi e perpetuano la loro sofferenza. Gli Emirati Arabi Uniti e altri paesi della comunità internazionale dovrebbero concentrare le loro energie e i loro sforzi per spingere Israele a smantellare i suoi posti di blocco nei territori occupati.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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