Non importa chi ci sia alla Casa Bianca, il loro compito è sempre lo stesso: combattere il male , ovvero tutti noi che non siamo americani
Fonte: English Version
Mohammed Hanif – 3 novembre 2020
Immagine di copertina: Campagna di Richard Nixon e Ronald Reagan per la nomination presidenziale repubblicana nel 1968. Fotografia: Dirck Halstead / Time & Life Pictures / Getty Image
I nostri amici americani sono preoccupati per il loro presidente. Ci stanno dicendo, anche durante quelli che potrebbero essere i suoi ultimi mesi in carica, che Donald Trump è malato, che è un fascista, che è una grottesca parodia di un vero presidente degli Stati Uniti.
In quanto sofferente cittadino di un mondo gestito dai presidenti degli Stati Uniti, voglio ricordare loro che Trump non è molto diverso dagli altri presidenti che io e il resto del mondo non americano abbiamo dovuto subire nell’ultimo mezzo secolo. Gli americani dicono di essere persone migliori di Trump. Per solidarietà, si potrebbe essere tentati di dire che, sì, certo, siamo persone migliori di Trump. Ma si è costretti ad aggiungere che sebbene quegli ex presidenti avessero una sintassi migliore di Trump, indossassero abiti più adatti, avessero maniere più fini, non erano orgogliosi “acchiappasogni” o astuti evasori fiscali, essere un bullo a livello mondiale ha sempre fatto parte del loro lavoro.
Gli Stati Uniti hanno sempre eletto un bullo, lo hanno nutrito e gli hanno chiesto di andare per il mondo per fare la cosa che un presidente deve fare: combattere il male che è il resto di noi. Allo stesso tempo si aspettavano che a casa il loro presidente fosse gentile, avesse pietà del loro tacchino del Ringraziamento e continuasse a parlare del sogno americano e dell’assistenza sanitaria a prezzi accessibili.
All’estero, i presidenti degli Stati Uniti hanno devastato, invaso e distrutto luoghi i cui nomi non avrebbero mai potuto pronunciare, ospitato a Camp David dittatori assassini da tutto il mondo, sostenendone altri ancora più sanguinari per sostituirli.
Trump ha semplicemente riportato a casa tutto quel bullismo
Il primo presidente degli Stati Uniti di cui ho sentito parlare da bambino è stato Nixon, che venne buttato fuori dopo il Watergate. Durante la sua presidenza assistette al massacro del popolo bengalese continuando a promettere di intervenire, ma alla fine non potè essere disturbato. Jimmy Carter sembrava un brav’uomo, forse un bullo riluttante. Durante il suo mandato si sentì parlare per la prima volta di quel maledetto termine, “diritti umani”, ma durante la sua presidenza, in Pakistan, dove vivo, un dittatore militare impiccò un primo ministro eletto, Zulfikar Ali Bhutto. In cambio, Carter offrì al generale Zia ul-Haq milioni di dollari in aiuti per conquistarlo, somma che il dittatore rifiutò, definendola noccioline – la battuta è che Carter era un coltivatore di arachidi.
Poi è arrivato quel saggio di Ronald Reagan, che iniziò a spendere soldi per realizzare le sue fantasie da cowboy in tutto il mondo. “Leader del mondo libero” si chiamava. E per rendere il mondo più libero, finanziò dittatori come Augusto Pinochet in Cile e Zia in Pakistan.
Quando Reagan iniziò a finanziare i mujaheddin in Afghanistan, avevo 11 anni; ora mio figlio si è laureato e una terza generazione di poveri ragazzi statunitensi sta ancora combattendo e negoziando nello stesso Paese. E una quarta generazione di afgani sta crescendo nei campi profughi mentre le donne si chiedono se, quando gli Stati Uniti avranno finalmente successo nei colloqui di pace, avranno ancora un Paese in cui vivere.
George Bush Sr ha illuminato lo skyline di Baghdad con i suoi fuochi d’artificio. Prese soldi da un despota per liberarne un altro e nel frattempo cercò di finanziare i ribelli iracheni prima di lasciarli alla mercé di un terzo despota, Saddam Hussein. Non amavamo forse Bill Clinton? Non era l’antitesi di Trump, soave, un ammaliatore, il tipo di persona con cui potresti bere una birra? Quando Clinton dovette affrontare l’impeachment per i suoi rapporti con Monica Lewinsky, lanciò alcuni missili Cruise sull’Afghanistan e sul Sudan come distrazione.
Gli americani devono aver amato George W. Bush perché lo hanno eletto due volte. Credeva che provocare una guerra con l’Afghanistan fosse qualcosa che un presidente degli Stati Uniti dovesse fare. Ma poi si rese conto che i suoi predecessori non avevano lasciato molto da distruggere. Alla ricerca di aree ricche di obiettivi bombardò l’Iraq, inventando un pretesto per la guerra, allestì prigioni a Guantánamo e Abu Ghraib, poi dichiarò la vittoria e tornò a casa lasciando milioni di persone a morire. Anche i presidenti degli Stati Uniti dai modi miti sono stati assassini di massa sulla scena mondiale. Perché questo è ciò che comporta il loro lavoro.
Barack Obama è stato uno dei presidenti più amati degli ultimi tempi, il tipo di uomo con cui puoi davvero immaginare di bere una birra. Ha affidato le uccisioni ad algoritmi e droni, mentre la sua politica estera ha lasciato la Libia annientata. Alla fine del suo mandato, gli Stati Uniti lanciavano l’equivalente di quasi tre bombe all’ora ogni singolo giorno. (Nel 2009, ha vinto il premio Nobel per la pace per le sue buone intenzioni.)
Gli americani sono i più grandi intrattenitori del mondo, ma sembrano annoiarsi facilmente e nella loro leggendaria innocenza vanno in giro per il mondo distruggendo luoghi per salvarli. A casa continuano a ripetersi che è ora di fare una scelta ma, in realtà, quali scelte hanno?
Trump fa sembrare gli Stati Uniti cattivi, fa sembrare gli Stati Uniti troppo bianchi, fa parlare agli Stati Uniti un cattivo inglese, fa sembrare gli Stati Uniti maleducati, avidi, sovrappeso. Ma per molti di noi nel mondo, anche se perde, non sarà un segno che gli Stati Uniti stanno per cambiare; annuncia solo un po’ di rinnovamento.
Gli Stati Uniti hanno bisogno di una mascotte snella, qualcuno che indossi abiti migliori, che non sia così apertamente razzista. I presidenti degli Stati Uniti sono come il capo che va a lavorare terrorizzando i suoi dipendenti , ma torna a casa per diffondere luce e amore. Affrontate Trump con tutti i mezzi, chiudete la porta e gettate via la chiave. Scegliete la persona che pensate salverà l’anima degli Stati Uniti, ma non mandatela nel mondo per salvarci.
• Mohammed Hanif è un romanziere con sede a Karachi, in Pakistan
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” -Invictapalestina.org