Causando sofferenza a milioni di palestinesi, gli Stati Uniti continuano a sostenere la violenza e l’aggressione fascista a cui Israele ricorre per continuare a esistere ed espandersi come uno stato ebraico sionista di apartheid in terra palestinese.
Fonte: English Version
Rima Najjar – 19 gennaio 2021
Immagine di copertina: Benjamin Netanyahu e Donald Trump si stringono la mano all’Israel Museum di Gerusalemme nel maggio 2017. (AP/Sebastian Scheiner)
Sulla scia dell’insurrezione del 6 gennaio, il presidente della Camera Nancy Pelosi vorrebbe farci credere che gli Stati Uniti e Israele hanno un nemico comune.
Pelosi ritiene che gli insurrezionalisti americani, le cui ideologie radicali sono intrise di razzismo, xenofobia e supremazia etnica, rappresentino una minaccia sia per gli Stati Uniti che per Israele, cioè, lei crede che l’antisemitismo minacci il benessere e l’integrità dello stato di apartheid sionista, proprio come la sua essenza tra le fila degli insurrezionisti minaccia la democrazia americana.
Questa è una grande bugia. Ciò che ha contribuito a creare Israele sono le motivazioni antisemite dei politici britannici. Ciò che rappresenta una minaccia per Israele è l’antisionismo, non l’antisemitismo. (Vedi: Come l’Antisemitismo Ha Contributo a Creare Israele: in un momento disperato della prima guerra mondiale, le élite britanniche si appellarono a quelle che vedevano come le forze monolitiche e onnipotenti “dell’ebraismo internazionale” per ribaltare le sorti del conflitto, promettendo loro in cambio la Palestina).
Israele combatte la sua minaccia antisionista interna, tra le altre cose, discriminando i gruppi per i diritti umani come B’Tselem quando dicono la verità sulla natura dello stato come stato di apartheid. Ad esempio, il ministro dell’istruzione israeliano ha vietato a B’Tselem di tenere lezioni nelle scuole perché la sua missione di garantire “diritti umani, democrazia, libertà e uguaglianza a tutte le persone, sia palestinesi che israeliane, che vivono tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo” è antitetica al credo sionista.
Vale la pena notare che “finora né il New York Times né il Washington Post hanno riportato il rapporto B’Tselem”.
Sia per Israele che per gli Stati Uniti, la minaccia alla sicurezza odierna è profondamente radicata nella loro storia e nel modo in cui è stata scritta. Una differenza è che l’ideologia suprematista, discriminatoria e razzista è oggi sancita dalla Legge fondamentale di Israele: Israele come Stato-Nazione del popolo ebraico (l’equivalente di una costituzione), ma fortunatamente non più nella Costituzione americana. (Sebbene la schiavitù non sia mai nominata nella Costituzione, ci sono 11 punti che alludono alla sua esistenza. Il 13° emendamento abolì la schiavitù e la servitù involontaria nel 1865; il 14° emendamento del 1868 concesse la cittadinanza a “Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, “concedendo così la cittadinanza agli ex schiavi; il 15° emendamento, ratificato nel 1870, estendeva il diritto di voto ai maschi neri, ecc.)
Per meglio comprendere le similitudini tra i due stati coloniali, leggete le seguenti parole dell’insigne Professore di Studi Afroamericani presso l’Università di Princeton Eddie S. Glaude Jr. sugli Stati Uniti, pur trasponendo riferimenti specifici (in grassetto tra parentesi):
“Ne stiamo discutendo da diversi anni. Ne siamo stati testimoni durante queste ultime elezioni [le intifada palestinesi] quando ripensiamo alla storia americana [israeliana], sappiamo quali sono state le sfide, quali erano le contraddizioni e gli inganni al tavolo su cui è stata firmata la costituzione [la legge fondamentale di Israele]. La dichiarazione di indipendenza è stata realizzata nella convinzione che i bianchi [ebrei] contano più di altri [certamente gli arabi palestinesi], questa ideologia della purezza [ebraicità] ci porta a pensare che ogni momento di crisi che ha messo in discussione i precetti fondamentali della democrazia [colonizzazione e apartheid] è stato in difesa di questa convinzione che questo paese dovrebbe rimanere una nazione bianca [ebraica].”
Sia in Israele che negli Stati Uniti, come indicano le rispettive storie, la causa implicita dell’ingiustizia è la supremazia o, in altre parole, l’odio, l’intolleranza e la prevaricazione di un gruppo di persone rispetto a un altro. (Vedi: “Sì, Siamo Razzisti. Crediamo Nel Razzismo”: Abbracciare il Razzismo, i Rabbini Alla Yeshiva Pre-Militare Lodano Hitler, Esortando a Schiavizzare Gli Arabi).
Oggi la situazione è molto peggiore in Israele che negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti continuano a mentire su Israele e allo stesso tempo sono più onesti su se stessi di quanto non siano stati per decenni. Quindi, mentre i mezzi di informazione e i politici stanno finalmente cercando di ricondurre le persone alla realtà e ai fatti, in particolare all’evidenza che la maggior parte di tutti i complotti e attacchi terroristici (57% di 893) dal 1994 al 2020 sono stati perpetrati da terroristi di destra, continuano a mentire sulla natura dell’apartheid dello Stato israeliano.
Riguardo a Israele, la grande menzogna è duplice. Una ha a che fare con la sua decantata rivendicazione di “unica democrazia del Medio Oriente”, quando in realtà è uno stato di apartheid (vedi: Questo è l’Apartheid: Il Regime Israeliano Promuove e Perpetua la Supremazia Ebraica Tra il Mar Mediterraneo e il Fiume Giordano).
La seconda grande bugia ha a che fare con quella che Tony Blinken, la scelta di Joe Biden come Segretario di Stato, chiama “la patria ebraica”, che di fatto è una negazione della secolare storia palestinese nella loro patria e un abbraccio del concetto sionista di nazionalismo ebraico. (Vedi: Palestina: Una Storia Di Quattromila Anni di Nur Masalha, in cui lo storico palestinese dimostra chiaramente che la Palestina è radicata in una inconfondibile cultura palestinese che precede di molto la narrativa dell’Antico Testamento della conquista israelita, una storia in cui ebrei, cristiani, musulmani e altri coesistevano pacificamente. Israele continua a ignorare e cancellare questa storia nell’interesse di un’invenzione moderna radicata in antichi miti).
Per una confutazione del nazionalismo ebraico, leggete: L’invenzione Del Popolo Ebraico di Shlomo Sand, che, secondo una recensione del 2009, è “una critica decisa e accurata contro questa idea [l’idea sionista del nazionalismo ebraico] che ha causato così tanto terrore nel nostro mondo oggi.”
Gli atti / discorsi razzisti di Trump sono stati denunciati: dai suoi divieti contro i musulmani al suo “c’è del buono da entrambe le parti” a Charlottesville, alle sue osservazioni oltraggiose sugli immigrati messicani o alle sue provocazioni sul “virus cinese”, al suo rifiuto di condannare la supremazia bianca e i Proud Boys (Ragazzi Orgogliosi) dicendogli “state indietro e state pronti”, ecc. ecc.
Tuttavia, ciò che continua spaventosamente ad essere definito come positivo del programma di Trump, senza dubbi o ironia, include questo: il trasferimento dell’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme occupata e annessa e la “rinnovata pace in Medio Oriente”, che non ha un riconoscimento palestinese ed è stata definita fin dall’inizio come interamente diretta “a sostenere la fiacca campagna elettorale di Trump e migliorare l’immagine malconcia di Netanyahu in Israele piuttosto che portare la pace in Medio Oriente”.
Scrivendo su Newsweek il giorno prima della partenza di Trump da Washington, Yishai Fleisher, portavoce internazionale della comunità ebraica “dell’insediamento illegale” di Hebron, elogia lo sconfitto leader repubblicano per aver combattuto “le incessanti bugie anti-israeliane dicendo invece la pura verità, e così facendo, risollevando la posizione internazionale dello stato ebraico in molte occasioni.” La manipolazione della realtà di Trump su Israele è efficace quanto la sua grande bugia sulle elezioni americane. Ma ora che è sconfitto, gli Stati Uniti combattono la supremazia in patria, ma continuano a difendere la supremazia in Israele.
A mio avviso, l’aspetto positivo dell’eredità di Trump negli Stati Uniti è il cambiamento che stiamo ora osservando nel dibattito nazionale, ovvero portare in primo piano ciò che gli analisti hanno descritto come “nascosto in bella vista”, che il suprematismo bianco è la storia e la caratteristica di questa nazione. A seguito di quel lento e doloroso cambiamento nel dibattito da quando sono iniziate le proteste di Black Lives Matter per l’omicidio di George Floyd per mano di un poliziotto bianco il 25 maggio 2020, siamo diventati tutti più attenti.
Ad esempio, ho saputo del Tulsa Race Massacre (Corsa al Massacro di Tulsa, nota anche come Tulsa Race Riot [Proteste Razziali di Tulsa]), che si è verificato nell’arco di 18 ore dal 31 maggio al 1 giugno 1921, quando una folla di suprematisti ha attaccato i residenti, le case e le attività commerciali afroamericani; Ora so che quando ci fu il referendum in Oregon nel 2002 per decidere l’abrogazione delle leggi razziste, il 30% degli elettori votò contro l’abrogazione.
La grande domanda è se, tenendo conto di tali fatti, l’amministrazione Biden possa “eludere” o rimediare alle battute d’arresto alle sue aspirazioni pluralistiche che ora sono di grande rilievo. Con milioni di persone che ancora sostengono Trump, le parole di Martin Luther King Jr., riportate di seguito, leggermente parafrasate (in origine, parlavano del Vietnam e del popolo vietnamita), suonano ancora attuali:
“Il mondo ora chiede una maturità dell’America che potremmo non essere in grado di garantire. Ci chiede di ammettere che ci siamo sbagliati fin dall’inizio nel nostro intervento in [America] Vietnam, che siamo stati dannosi per la vita [di molti popoli]. Siamo al punto in cui dobbiamo essere pronti a cambiare radicalmente il nostro attuale modo di agire”.
L’America sta parlando di ciò che rappresenta l’insurrezione del 6 gennaio: il radicamento della supremazia bianca e del razzismo nella società americana ai massimi livelli.
Non sta parlando onestamente del suo più stretto alleato, di ciò che rappresenta l’esproprio dei palestinesi da parte di Israele. I politici statunitensi, di entrambi gli schieramenti, mentono in ogni occasione. La dichiarazione del Segretario di Stato americano Pompeo secondo cui il Movimento di boicottaggio BDS è antisemita, ne è un esempio.
La rappresentante degli Stati Uniti Rashida Tlaib intervistata da Democracy Now! ha dichiarato:
“È di fondamentale importanza ammetterlo [il razzismo di Israele]. Il nostro paese continua a legittimare Israele e a legittimare Netanyahu, che continua a sputare retorica anti-araba permettendo alla violenza verso i palestinesi di continuare in un modo disumano e irrispettoso dei diritti umani internazionali”.
Causando sofferenza a milioni di palestinesi, gli Stati Uniti continuano a sostenere la violenza e l’aggressione fascista a cui Israele ricorre per continuare a esistere ed espandersi come uno stato ebraico sionista di apartheid in terra palestinese.
Rima Najjar è una palestinese la cui parte paterna della famiglia proviene dal villaggio di Lifta, spopolato con la forza, alla periferia occidentale di Gerusalemme e la cui parte materna della famiglia proviene da Ijzim, a sud di Haifa. È un’attivista, ricercatrice e professoressa in pensione di letteratura inglese, Università Al-Quds, Cisgiordania occupata.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org