Un vero e proprio insulto accostare Navalny e Nelson Mandela: un personaggio che ostenta il volto di Hitler e il saluto romano paragonato a un leader carismatico che lottò per la giustizia sociale e i diritti umani, diventando un’ispirazione per moltissimi altri popoli oppressi nel mondo.
Lorenzo Poli – 20 gennaio 2021
Articolo modificato alle ore 00.07 di venerdì 22 gennaio2021
Immagine di copertina: La Stampa di Torino del 18 Gennaio 2021
Il mainstream è un mondo a sé stante, sempre più lontano dalla realtà, dalle dinamiche che intercorrono. Il mainstream è una bolla che vola nell’aria fin quando qualcuno non la fa scoppiare o, addirittura, scoppia da sola.
È notizia di questi giorni che lo xenofobo oppositore di Putin, magicamente, è diventato il “Nelson Mandela” russo. Non si capisce per quali meriti o per quali significanti azioni, ma l’articolo è scritto, nero su bianco, sul quotidiano La Stampa con il titolo “Navalny, il Nelson Mandela russo, scrive la storia in diretta social”
(https://www.google.com/amp/s/www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2021/01/18/news/il-nelson-mandela-russo-scrive-la-storia-in-diretta-social-1.39786119/amp/). Un delirante articolo di Anna Zafesova pubblicato lunedì 18 gennaio.
È lo stesso giornale che otto anni fa definiva Navlany come uno xenofobo. D’altronde chi se la ricorda quella notizia? Sono passati “tanti anni”…
Sta di fatto che Navalny rimane un razzista di estrema destra dichiarato, sia o non sia oppositore di Putin. Non basta essere oppositore di Putin per diventare “l’uomo giusto” o addirittura il “Nuovo Mandela”.
Si tratta di un blogger ultranazionalista di estrema destra che ha il 2% di consensi, che ha dichiarato più volte la sua volontà di “cacciare tutti gli immigrati dalla Russia”.
La sua carriera politica inizia nel 2000 quando si iscrive al partito Jabloko, d’ispirazione filo-occidentale, del quale diviene dirigente locale a Mosca. Dal 2005 riceve finanziamenti dalla NED National Endowment for Democracy, ONG con sede a Washington e finanziata dal Congresso degli Stati Uniti. I primi problemi di Navalny iniziarono nel 2006, quando il municipio di Mosca vietò la sua manifestazione nazionalista “Marcia Russa”, temendone le implicite connotazioni razziste e xenofobe. Poco dopo, Jabloko, lo espulse dal partito accusandolo per le sue posizioni estremiste. Nel 2007 fondò il movimento politico nazionalista “Popolo” e iniziò a criticare pesantemente il presidente russo Vladimir Putin.
Nel 2010 partecipò al programma Yale World Fellows, organizzato dall’Università di Yale per supportare la crescita di nuovi leader e dal 2011 iniziò a organizzare manifestazioni contro Putin.
Aleksej Navalny, ha avuto anche guai legali per appropriazione indebita, truffe e maneggio di consistenti cifre di denaro provenienti dall’estero. Una sua grande abilità di comunicatore è stata quella di far passare quei processi come una conseguenza del suo impegno politico e di far passare se stesso come un prigioniero politico.
Durante i suoi periodi di detenzione, in occidente venne dipinto come prigioniero politico, sia da Amnesty International che dalla ong Memorial di Mosca, finanziata anch’essa dalla statunitense National Endowment for Democracy.
Secondo un sondaggio dell’istituto indipendente Levada Center, organizzazione di ricerca sociologica indipendente non-governativa, nel febbraio 2017, il 53% dei russi non conosceva Navalny, il 43% lo conosceva ma aveva di lui un’opinione negativa, al 35% restava indifferente, mentre il 16% aveva di lui un’opinione positiva. Resta il fatto che Aleksej Navalny, è molto popolare nel mondo occidentale, dove anche grazie alla russofobia montante gode di una popolarità che non trova riscontri in Russia.
Che Navalny sia un razzista e suprematista lo scriveva, del resto, La Stampa in quest’articolo dal titolo abbastanza inequivocabile pubblicato nel 2012: “Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin” (https://www.lastampa.it/esteri/2012/01/02/news/il-blogger-xenofobo-br-che-unisce-la-piazza-contro-lo-zar-putin-1.36504028)
Oltre alle mistificazioni degne solo del mainstream e al paradossale paragone con Assange, che è anarchico, di sinistra ed è in carcere per la sola colpa di avere svelato crimini di guerra, nell’articolo si dichiarano le sue simpatie nazionaliste e le sue “tendenze giustizialiste” che “lui non rinnega”. Sempre nell’articolo si dava la notizia che a novembre 2006 Navalny era in prima fila alla Marcia Russa tra neonazisti e slogan anti-Caucaso. La cosiddetta marcia dei «rivoluzionari bianchi» che venne convocata fondamentalmente grazie a lui, dopo “aver stanato i dissidenti nascosti sul web trasformandoli in attivisti”, come si legge nell’articolo del 2012.
Non si capisce dunque il perché di questa svolta distorta, mistificatoria, illogica, paradossale e non aderente alla realtà che ha portato La Stampa a fare un articolo simile, arrivando a paragonare Navalny a Nelson Mandela, colui che lottò contro l’apartheid razzista nei bantustan sudafricani e che pose fine allo sfruttamento latifondista bianco.
Un vero e proprio insulto accostare Navalny e Nelson Mandela: un personaggio che ostenta il volto di Hitler e il saluto romano, paragonato a un leader carismatico che lottò per la giustizia sociale e i diritti umani, diventando un’ispirazione per moltissimi altri popoli oppressi nel mondo. È un po’ come paragonare Che Guevara ad Himmler.
A quanto pare, la narrazione tossica che Navalny sia un “paladino della democrazia”, è arrivata anche in Italia, contagiando anche parlamentari che si definiscono di centro-sinistra, come la deputata PD Lia Quartapelle, esponente della Commissione Esteri della Camera, che due giorni fa ha scritto sui Twitter: “Navalny è un prigioniero di coscienza e il regime è molto spaventato. Quello che sta accadendo è raccapricciante. #IStandWithNavalny”. D’altronde fu la parlamentare che più volte ha dichiarato che Israele è l’unica democrazia pluralistica in Medioriente, la stessa “democrazia” che ha creato muri, che si è impossessata di territori palestinesi a colpi di bombardamenti e che occupa illegalmente le terre palestinesi fregandosene delle risoluzioni ONU.
A quali limiti di “schizofrenia” deve arrivare il mainstream? A quali limiti deve arrivare l’infodemia e la disinformazione?
Invictapalestina.org
tutto giusto ,ma la foto in cui Navalny ostenta saluto romano e tatuaggi con rune e faccia di baffetto è un fake !!
basta fare un breve controllo nel web e trovate la foto originale.