Sebbene sia ancora presto per giudicare, sembra già che quando si tratta di politica riguardante il Medio Oriente e l’Iran, l’amministrazione Biden, proprio come l’amministrazione Trump prima, prenderà ordini dal governo israeliano.
Fonte: English Version
Miko Peled – 28 gennaio 2021
Foto di copertina: Il vicepresidente Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, non colto nella foto, rilasciano dichiarazioni congiunte nell’ufficio del primo ministro a Gerusalemme, 9 marzo 2016. Debbie Hill | Pool tramite AP
Ora che il Partito Democratico è al potere in America e controlla sia il ramo esecutivo che quello legislativo del governo, farebbe bene ad ascoltare ciò che i giovani hanno da dire sull’agenda democratica riguardo a Israele e Palestina. Durante una tavola rotonda che ho ospitato prima delle elezioni, che può essere trovata sul “Miko Peled Podcast” o su Mikopeled.com, un gruppo composto da giovani elettori americani di diversa estrazione sociale ed etnia hanno discusso di ciò che pensano della piattaforma democratica riguardo a questa questione di vitale importanza.
Le voci dei giovani
Questi giovani elettori sono pienamente consapevoli che quando entrano a far parte della forza lavoro e iniziano a pagare le tasse, quasi 4 miliardi di dollari delle loro tasse guadagnate con tanta fatica finiscono ogni anno in Israele. Questi giovani elettori hanno parlato del fatto che il Partito Democratico appoggia Israele al 110%, che i loro precedenti risalenti all’era Obama-Biden sono a dir poco preoccupanti, e che l’Amministrazione Obama-Biden ha dato a Israele il più grande pacchetto di aiuti nella storia degli aiuti esteri.
Uno dei partecipanti ha evidenziato il fatto che Kamala Harris ha dichiarato sostegno incondizionato a Israele indipendentemente dalle sue azioni, ignorando completamente le violazioni dei diritti umani di Israele. Il relatore ha aggiunto che questa è la dimostrazione che la Harris è senza spina dorsale, perché si asserve alla lobby israeliana. Un altro partecipante ha affermato che il Partito Democratico ha aiutato e favorito i crimini di guerra commessi da Israele e che la sua politica, o meglio la mancanza di un chiaro atteggiamento politico nei confronti della questione palestinese, è imperdonabile.
Più voce alle attiviste donne
Altre voci che l’amministrazione Biden potrebbe voler ascoltare sono le attiviste che lavorano e vivono in quella che viene chiamata Palestina del 1948, in altre parole, tra i palestinesi che detengono la cittadinanza israeliana. Un altro gruppo che ho ospitato, che può essere ascoltato anch’esso sul “Miko Peled Podcast” e su Mikopeled.com, era composto da attiviste palestinesi che risiedono e lavorano nella stessa Palestina. I loro commenti sul trattamento che Israele riserva ai palestinesi che detengono la cittadinanza israeliana erano i seguenti: “siamo cittadini di seconda classe per legge”. Riferendosi alla legge sullo Stato-Nazione israeliano che ha elevato lo status degli israeliani e dei loro diritti nella Palestina occupata.
“La nostra lingua è stata ridotta dall’essere da una delle lingue ufficiali di questo paese a un’altra lingua parlata”, sempre riferendosi alla legge dello Stato-Nazione che ha declassato lo status della lingua araba. Poi hanno aggiunto una dichiarazione che forse è stata la più dolorosa di tutte, che “i cittadini palestinesi sono visti e trattati come una minaccia demografica”. C’è da chiedersi , per un paese che nel ventunesimo secolo considera i propri cittadini di religione diversa e di un contesto diverso una minaccia demografica, cosa ciò significhi.
“Dobbiamo affrontare la discriminazione in tutti gli aspetti della vita”, ha detto una delle attiviste, e ha continuato, “anche riguardo i bilanci e le risorse destinate ai comuni palestinesi considerando, come se non bastasse, che all’interno di Israele i più poveri tra i più poveri sono palestinesi”. “In effetti”, ha continuato, “il 65% dei cittadini palestinesi di Israele vive al di sotto della soglia di povertà”.
Ci sono, in particolare nella regione di Naqab, città storiche che precedono la creazione dello stato di Israele e che Israele rifiuta di riconoscere. Queste città sono note come “città non riconosciute” e all’interno di queste città risiedono oltre 100.000 cittadini palestinesi di Israele. “Le città non riconosciute non hanno accesso ad acqua, elettricità, strutture scolastiche, strade o strutture mediche”.
Nella regione del Naqab Israele ha adottato politiche in base alle quali solo i coloni israeliani possono dedicarsi all’agricoltura. Infatti, Israele fornisce incentivi agli israeliani per stabilirsi nella regione e dedicarsi al lavoro agricolo. Alla comunità beduina palestinese, invece, che è tradizionalmente una comunità contadina, è vietato dedicarsi alla coltivazione della terra. Tradizionalmente questa comunità allevava bestiame e sa come utilizzare le risorse di questa regione prevalentemente desertica per coltivare i raccolti. Tuttavia, Israele le impone di rimanere nelle proprie città e sobborghi preda della povertà e non le è permesso di dedicarsi all’agricoltura, tranne come manodopera a basso costo per i coloni israeliani. Dobbiamo ricordare che anche la comunità beduina palestinese del Naqab è cittadina dello stato di Israele.
Biden lo sa?
Il problema è che le voci degli attivisti a livello popolare raramente raggiungono le sale del potere. Il Segretario di Stato Anthony Blinken saprà mai quello che dicono i palestinesi? Le persone nell’amministrazione Biden presteranno mai attenzione alle voci dei giovani americani che sono coinvolti nell’attivismo e si preoccupano delle questioni relative ai diritti umani? Cosa servirà perché le persone si rendano conto che il sostegno al sionismo è altrettanto negativo, o forse addirittura peggiore, del sostegno ai suprematisti razziali come i Proud Boys?
Il segretario di Stato Blinken afferma di credere che Gerusalemme sia la capitale di Israele e che l’ambasciata americana dovrebbe rimanere lì. Si rende conto, tuttavia, che i fanatici religiosi di destra che sono oggi in posizioni di potere e che probabilmente acquisiranno ancora più potere nelle prossime elezioni pianificano di distruggere sempre di più la storica Gerusalemme palestinese al fine di assecondare la loro ossessione per la propria mitologia?
Ci si deve chiedere cosa diranno il Segretario di Stato Blinken e il Presidente Biden quando si renderanno conto di aver permesso ai fanatici sionisti religiosi di estrema destra di distruggere la gloriosa storia araba, musulmana e cristiana di Gerusalemme? Il riconoscimento da parte di Donald Trump di Gerusalemme come capitale di Israele ha dato un enorme impulso agli elementi più radicali e violenti all’interno dello stato di Israele e la distruzione di questi due monumenti iconici fa parte dei loro piani.
Come leader della destra radicale, Naftali Bennett si avvicina sempre di più ad ambire la carica di primo ministro a Tel Aviv, i fanatici religiosi della destra radicale si avvicinano sempre di più alla distruzione della Cupola della Roccia e della moschea di Al-Aqsa, due monumenti che hanno incoronato Gerusalemme per oltre 1000 anni. C’è da chiedersi quanto tempo ci vorrà prima che un politico americano si renda conto che il sionismo è tossico e che ha avvelenato la Palestina con razzismo, violenza e odio per quasi 100 anni.
Anche se i politici americani scelgono di negare che Israele sia uno stato razzista e scelgono di respingere l’appello palestinese a imporre boicottaggi, disinvestire e imporre sanzioni allo stato di Israele, le gravissime violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani continuano. Inoltre, lo stato di Israele attua politiche anti-palestinesi sempre più violente e oppressive in tutto il paese. I gruppi estremisti sionisti terrorizzano le campagne, i militari e la polizia si impegnano nella distruzione delle case e delle comunità e nella persecuzione dei palestinesi ovunque.
Sebbene sia ancora presto per giudicare, sembra già che quando si tratta di politica riguardante il Medio Oriente e l’Iran, l’amministrazione Biden, proprio come l’amministrazione Trump prima, prenderà ordini dal governo israeliano.
Miko Peled è un autore e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme. È l’autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five”.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org