Real Politik

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Isabel Esterman tiene master in giornalismo e studi asiatici presso la University di Berkeley in California.

Ho letto queste considerazioni con un pugno nello stomaco nel sentirle vicine, in un momento in cui avverto sempre più difficile esprimere a parole ciò che sento, in cui a volte non sento che restare in silenzio, le condivido ritenendole tra le più autentiche lette sulla morte di Giulio. (Rosa Schiano)

 

 

 

 

 

 

2016-02-10 12:53 by Isabel Esterman

Non conoscevo Giulio Regeni, ma avrei potuto. Il suo volto serio, affabile ritratto nelle fotografie rievoca quello di innumerevoli ricercatori ed attivisti
europei che attraversano il Cairo e vogliono incontrarsi nei piccoli bar del centro per parlare delle condizioni dei lavoratori e dell’economia. (…)

Vivere in questa città, di questi tempi, richiede la capacità di metabolizzare una continua dieta a base di veleno. Così come il sistema immunitario si abitua all’ acqua contaminata, la mente normalizza e si adatta a sempre maggiori livelli di orrore – violenza, tortura, uccisioni di massa. E’ stupefacente a cosa le persone possano abituarsi.
A volte il corpo si ribella, la testa non ce la fa. Mi è sempre piaciuto pensare a me stessa come una persona che si esprime con eloquenza, ma recentemente ho sviluppato un’abitudine – un tic – di interrompermi nel mezzo delle frasi. (…)
Tra le illusioni a me disperatamente più care vi era quella che come straniera bianca di un paese ricco, io fossi protetta dal peggio di ciò che l’Egitto può offrire. Prigione e deportazione – forse – ma non tortura e uccisione.
L’hanno picchiato, l’hanno bruciato, hanno riferito le autorità italiane. Gli hanno strappato le unghie e rotto il collo. E’ stata una morte lenta.
Mi piacerebbe molto credere che siano stati dei criminali, che l’assassinio di Giulio sia stato casuale; o che, come alcuni media locali stanno insinuando, Giulio fosse coinvolto in qualcosa di losco o di squallido ed in qualche modo si sia cercato la morte. Sarebbe un sollievo per me, un’illusione a cui potrei aggrapparmi.

Ma è difficile da credere.
Posso spiegare l’ intensità della mia reazione in migliaia di modi, ma me ne vergogno pure. Devo ammettere, se devo essere onesta, di non aver reagito così fortemente o profondamente nei casi di storie simili accadute agli egiziani. Non sono la sola. Rapporti che denunciano che centinaia di egiziani sono scomparsi, che almeno 14 detenuti sono morti in detenzione in una stessa stazione di polizia, sono a malapena nelle note a piè di pagina nella maggior parte della stampa internazionale. (…)

Giulio era straniero, ma così lo sono i migranti africani uccisi dall’esercito nel deserto, o i palestinesi uccisi al confine.
L’orribile verità è che il mondo se ne interessa perché era bianco e di un paese ricco, parte di quella classe di persone che dovrebbe essere protetta dalla brutalità che sorregge la sicurezza e la prosperità dell’occidente. Per questo siamo tutti scioccati.

Non sento altro che solidarietà per gli amici e la famiglia di Giulio. Non posso immaginare cosa stiano passando. L’idea che i miei genitori possano sopportare notizie del genere mi fa tremare le mani e sentire di vomitare.
(…)
Ma sono disgustata dalle espressioni di sgomento e indignazione dei funzionari italiani. Queste persone hanno giornali. Hanno diplomatici e funzionari dei servizi segreti in Egitto. Non sono ingenui. Comprendono la politica sporca, l’abuso, i corpi lacerati e le vite fatte a pezzi che mantengono l’Egitto “aperto agli scambi.” Loro sanno cosa sta succedendo in questo paese e fino ad ora non sembra se ne siano interessati.

Il primo ministro italiano Matteo Renzi ha accolto Al Sisi come “un grande leader” che può “salvare” l’Egitto, e si è unito al presidente italiano nell’accoglierlo a Roma.
L’Italia è uno dei più importanti partners commerciali dell’Egitto, con un commercio bilaterale annuo di circa $6 miliardi di dollari in crescita.
Tra le altre cose, tra il 2011 ed il 2013, l’Italia ha venduto all’Egitto più di mezzo miliardo di euro di pistole e proiettili.
Mentre il cadavere maltrattato di Giulio giaceva anonimamente in qualche posto della città, una delegazione commerciale capeggiata da funzionari italiani era a stretto contatto con la élite del Cairo – una visita che è terminata solo quando la notizia della morte di Giulio è diventata pubblica.

I funzionari italiani vogliono gli accordi sul gas e la coalizione anti-terrorismo ed hanno sempre saputo quale fosse il prezzo.
Si erano soltanto aspettati che qualcun altro – qualche figlio di qualcun altro – sarebbe stato a pagarlo. ”

 

 

trad. Rosa Schiano, articolo pubblicato nella sua pagina Facebook.

Fonte: http://www.madamasr.com/contributor-profile/isabel-esterman

 

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