Palestinese sepolto dopo 65 giorni

GERUSALEMME (Ma’an)

mammainnero

FEB. 29, 2016 10:43 A.M. (UPDATED: FEB. 29, 2016 9:26 P.M.)

L’ intelligence israeliana, 65 giorni dopo essere stato ucciso dai soldati israeliani a Gerusalemme, ha consegnato il corpo di Musab Mahmoud al-Ghazali alla sua famiglia per essere sepolto nella notte di Domenica. Al-Ghazali, 26 anni,  palestinese veniva dal quartiere di Gerusalemme Est occupata di Silwan, è stato ucciso il 26 dicembre dopo,  in base alle dichiarazioni israeliane,  che ha cercato di accoltellare un ufficiale nell’Allenby Square a Gerusalemme. Tuttavia, un testimone sul posto ha riferito  che al-Ghazali, quando è stato ucciso, non era in possesso di alcun coltello. La famiglia di Al-Ghazali ha aggiunto che al momento  il giovane soffriva di disabilità mentale, e ha negato che avrebbe effettuato un attacco. Hanno accusato le forze israeliane di averlo ucciso con “un’esecuzione a sangue freddo.”
Il corpo di al-Ghazali è stato restituito alla sua famiglia interamente coperto di ghiaccio per essere stato conservato in frigorifero durante la custodia israeliana.
Lo zio di al-Ghazali, Majd al-Ghazali, ha riferito  a Ma’an che”La famiglia si sarebbe impegnata a rispettare le condizioni,  la famiglia aveva chiesto di prendere il corpo dalla camera mortuaria 24 a 48 ore prima per permettere lo scioglimento del ghiaccio, ma Israele ha detto di no e siamo rimasti scioccati  vedendo il ghiaccio  ancora sul corpo di Musab.”
Un avvocato per i diritti dei prigionieri dell’organizzazione Addameer ha detto che solo 30 persone sono state autorizzate a partecipare al funerale di al-Ghazali, che si è svolto con la polizia israeliana e le forze militari dispiegate nella zona.
A Rawan, sorella di Al-Ghazali di 22 anni,  è stato impedito di partecipare al funerale, perché il suo nome non è stato inserito nella lista delle persone ammesse per partecipare al funerale.
“Israele sta usando il caos come una scusa  è per questo che hanno consegnato il corpo dopo la mezzanotte, con una lista di solo 30  partecipanti”, ha detto lo zio di al-Ghazali.
L’avvocato ha aggiunto  che le autorità israeliane hanno anche impedito qualsiasi registrazione video o la fotografia del corpo, sequestrando  i telefoni cellulari dei partecipanti al funerale.
Le autorità israeliane avevano annunciato che avrebbero consegnato il corpo di al-Ghazali tre settimane prima, il 6 febbraio.
La famiglia di Al-Ghazali ha dovuto rispettare condizioni rigorose per quanto riguarda il tempo e la partecipazione al funerale, oltre a pagare 20.000 shekel ( 5.150 dollari) a titolo di cauzione, prima della consegna del corpo. Condizioni simili sono state imposte alle famiglie di altri palestinesi i cui corpi sono stati trattenuti dalle autorità israeliane.
Inseguito alle agitazioni che si sono sviluppate in tutto il territorio palestinese occupato, all’inizio di ottobre, Israele ha sistematicamente trattenuto i corpi dei palestinesi, che dicono, hanno tentato di attaccare gli israeliani.
Il Ministero della Pubblica Sicurezza di Israele  a metà ottobre aveva annunciato che i corpi dei presunti aggressori palestinesi non sarebbero stati consegnati alle loro famiglie ma sarebbero stati sepolti  in “segreto”.
Un portavoce del ministero,  aveva dichiarato al momento che la decisione era stata presa al fine di arginare le proteste che solitamente accompagnano i funerali dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane.
Tuttavia, il rifiuto di Israele di consegnare i corpi  ha ulteriormente alimentato le tensioni nel territorio palestinese occupato  e le autorità israeliane hanno consegnato molti di loro alle loro famiglie, decidendo “caso per caso”.
Nel mese di gennaio, il segretario generale dell’OLP (Organizzazione per la la Liberazione della Palestina), Saeb Erekat ha invitato il  Quartetto per il Medio Oriente a fare pressioni su Israele per restituire i corpi dei presunti aggressori palestinesi tuttora detenuti dalle autorità israeliane. Dichiarando che trattenere i corpi dei palestinesi e una forma di “punizione collettiva” di Israele contro il popolo palestinese, descritta come illegale secondo il diritto internazionale.

trad. Invictapalestina

fonte: http://www.maannews.com/Content.aspx?id=770483

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